di Maurizio Porro

Con la nuova stagione ecco il cinema «de paura». In America il successo del momento è Scary movie, da noi arriva Wes Craven, il re degli horror, che ci porta la terza e ultima puntata del suo geniale serial, Scream, quello con la maschera ghignante dello spettro che sembra L'urlo di Munch. Il regista ha già molto ironizzato sul genere, su se stesso, sull'inconscio e sugli stereotipi di un cinema teenager per teenager. Qui siamo alla fine, ma il gioco continuerà a piacere al pubblico «a puntate» della tv, perché Craven gira con inconfutabile abilità emotiva. Intanto il suo maniaco e monacale serial killer di ragazzine urlanti telefona, manda fax e continua ad agire sul set del film a lui ispirato, in un continuo rimando di vero e falso, tra Hollywood e Woodsboro, luogo dei fattacci, con attori e giornalisti in varie combinazioni sentimentali al fine di confonderci definitivamente le idee con la realtà virtuale. Ma è la recherche che spaventa: la povera Campbell, già così provata, rivivrà i suoi incubi con tutti i cadaveri intorno, nel teatrino di una nevrosi giovanile su cui Craven sorride appena.

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