Porro contro Porro su "Segnali dal futuro"
A me piace perché ...
Una bella idea: nel 1959 i bambini di una scuola seppelliscono la capsula del tempo in cui immaginano il mondo di domani. 50 anni dopo ne esce una letterina piena di numeri: non è il sudoku, sono presagi delle grandi sciagure dell'umanità, compreso 1'11.9.01, complete di vittime, orario, luogo. Ma non si dice come evitarle, così il professore di astrofisica Koestler si trova a dover scansare la fine del mondo per sé e i due piccini.
Appunto, una bella idea che il film sfrutta bene fino a mezz'ora prima dalla catastrofe finale, nei modi di un apocalittico thriller che sia anche di monito per i nostri peccati e per le menti che vivono nel paranormale.
A me NON piace perché ...
Alex Proyas. cui non è bello rinfacciare sempre che ha diretto "Io, robot", ha due volti ed è sicuramente meglio lo sceneggiatore del regista. Il guaio è che, pur con un film che non annoia, cerca di dargli un senso spirituale, una redenzione. Alla fine, dopo averci dimostrato che è il Caso che comanda, incontra gli angeli, cerca spiegazioni filosofiche mentre il globo, stufo di uomini senza pollice verde, li fa bruciare (lentamente).
Certo che se al posto di Nicolas Cage (con l'occhio sempre più socchiuso), ci fosse stato un attore vero, sarebbe stato molto meglio. E non si sfugge al «presepe» della classica famiglia americana.
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