Questo bestseller distruggerà il mondo
di Lietta Tornabuoni
Musica vibrante, fragorosa, allarmante. Cupe luci cangianti sul movimento di vecchi congegni meccanici che si rivelano una macchina tipografica. La macchina va stampando la copertina di un libro. Il ritmo si accelera. Sulla copertina, tra rosse lingue di fuoco e fregi neri, sta il titolo: "Nelle fauci della pazzia". Cose fantastiche e classiche, veramente divertenti: puro cinema. E ne "Il seme della follia" dell'horror-maestro John Carpenter (47 anni, nato a Carthage, figlio d'un violinista, regista di "1997. Fuga da New York", "Christine la macchina infernale", "Essi vivono", anche sceneggiatore con lo pseudonimo Quatermass, anche autore o selezionatore di musiche), le cose fantastiche si moltiplicano.
Nel quadro appeso alla parete d'un albergo, una graziosa coppia ragazzo-ragazza dipinta in un paesaggio idillico muta spesso di posizione e atteggiamento, poi scompare del tutto dalla tela. Uno scrittore si strappa via la faccia, e di lui resta quello che è: una pagina stampata. lacerata. Viluppi di mostri viscidi premono al portone d'una chiesa sconsacrata. Un uomo in fuga al volante guida veloce, forza l'automobile: e una, due, sei, dieci volle si ritrova sempre allo stesso punto, davanti a una folla feroce di rurali armati di bastoni e forconi, torce e martelli. Una bellezza bruna vestita di bianco, editor nella casa editrice Arcane Publishing di proprietà di Charlton Heston, vacilla, si preme le tempie, grida: “Mi sto perdendo, mi sto perdendo». Bande di bellissimi bambini dalle labbra insanguinate corrono con la rapidità del vento lungo vie deserte.
Come spesso capita nei cortocircuiti degli ultimi horror, il protagonista è uno scrittore horror d'immenso successo, Sutter Cane, «il più letto del secolo»: i suoi romanzi, tutti ambientati in una cittadina immaginaria come quelli di Stephen King, tradotti in diciotto lingue, sono stati venduti in oltre un miliardo di copie (“Vende persino più di Stephen King”); la loro lettura provoca disorientamento, reazioni paranoidi, incubi, crisi, comportamenti d'atroce violenza. I fanatici aspettano impazienti il nuovo romanzo di Sutter Cane tumultuando (lasciateci sognare) davanti alle librerie ancora sfornite: ma lo scrittore è sparito col dattiloscritto. Viene incaricato di ritrovarlo l'investigatore Sam Neill, che si mette in viaggio alla ricerca, accompagnato dalla editor, con molto scetticismo: sospetta che si tratti d'una trovata pubblicitaria. In effetti è così, ma la trovata «è diventata realtà, così come è diventata realtà la trama del nuovo romanzo di Sutter Cane».
Siamo dunque di fronte a uno scrittore demiurgo, prometeico, onnipotente: purtroppo con una faccia disidratata e una pelle abbronzato-sciupata da vecchio ballerino tv. Con l'orrore della sua letteratura, lo scrittore intende, come Berlusconi, «far si che la gente perda il senso di cosa sia realtà e cosa irrealtà». Il suo semplice progetto (distruggere l'umanità salvo i bambini, e ricominciare da quelli per edificare il proprio impero) pare realizzarsi: finalmente pubblicato, il nuovo romanzo contagia chi lo legge, provoca un'epidemia di assassinii di massa, un'immensa ondata di criminalità che va conducendo la specie all'estinzione: fino alla divertente piroetta finale, al conclusivo sgambetto inferto allo spettatore.
Le metafore, i messaggi moralistici antimedia e le polemiche antintellettuali, naturalmente, non si contano: ma il fascino del film sta nella nera fantasia visiva del regista e nelle creazioni elettroniche di spavento della Industrial Light & Magic, così bene armonizzate all'oscuro senso di morte contemporanea, affamato di catastrofi, avido di fine.
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