Stephen King aizza gatti contro vampiri
di Maurizio Porro
Torna alla carica il gatto, animale sacro al genere horror. Grazie a un attacco concentrico di felini, Charles e Mary Brady, detti «sonnambuli», ma in realtà vampiri a tutti gli effetti, assetati del sangue di una verginella di una piccola città dell'Indiana, saranno sconfitti.
Belli, biondi, incestuosi, capaci di smaterializzarsi e rendersi invisibili, i due pericolosi alieni sono la nuova trovata, scritta direttamente per il cinema, di Stephen King, scrittore horror, che agli schermi ha fornito, da «Carrie» in poi, e spesso con la complicità di grandi registi come Kubrick, 25 trame spaventose (tra cui anche «L'occhio .del gatto»).
Questa dei «Sonnambuli» («The sleepwalkers») non è la migliore. Passa la prima metà inerte, poi si risveglia quando succede il finimondo grazie all'arte della seduzione del gatto, unico nemico di questa stirpe di mutanti, «diversi», condannati dagli uomini alla continua emigrazione: tanto è vero che il prologo del film di Mick Garris (autore di corretta efficacia, già sceneggiatore della «Mosca 2» e co-regista della versione tv di «Nightmare») si svolge a Bodega Bay, proprio là dove attaccavano gli «Uccelli» di Hitchcock.
Naturalmente bisogna sottostare al potere degli effetti speciali, che tramutano a vista i sovrumani madre e figlio (è lui che ha il compito di procurarsi il sangue) in disgustosi mostri simili a quelli del «Pasto nudo» di Cronenberg.
C'è qualche fascinazione d'ambiente, i gatti in attesa della guerra sono un'immagine pregna di cinema, e l’America di provincia, con i suoi sceriffi e le famigliole per bene, si offre come vittima, con un tocco di humour: nulla di più.
Attori di bell'aspetto, pronti a cambiare look grazie a un trucco quotidiano di tre ore: lui, Brian Krause, aveva già frequentato la «Laguna blu»; lei, Mädchen Amick, era la giovane cameriera di «Twin Peaks». Ma chi è bravo potrà riconoscere, nascosti nel cast, nomi gloriosi dell'horror, da John Landis a Tobe Hooper, da Clive Barker a Joe Dante, fino allo stesso Stephen King, tutti amici, amanti della paura come categoria dello spirito.
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