E Sting nei panni di Frankenstein
di Giovanna Grassi
Reinventando e reinterpretando il racconto «Frankenstein» scritto nel 1818 dalla poco più che adolescente Mary W. Shelley, il regista anglosassone Franc Roddam e lo sceneggiatore Lloyd Fonvielle ci restituiscono, sullo sfondo di scenari gotici, la favola horror dello scienziato pazzo. Intorno alla inquietante figura del barone Charles Frankenstein si intrecciano ancora una volta sullo schermo il tema della bella e della bestia, il macabro e il desiderio del "bello", la voluttà di infinito e di immortalità, il tema del tempo, la paura accompagnata a una sottile, sinistra voluttà.
The Bride (titolo originale) è stato un clamoroso insuccesso commerciale oltreoceano e i paragoni con Bride of Frankenstein, il film del 1935 diretto da James Whale con Boris Karloff e Valerie Hobson, sono stati tutti negativi per l'opera del giovane e bravo Franc Roddam di cui si ricorda, dopo un lungo tirocinio come documentarista televisivo, Quadrophenia, uno dei più eleganti e significativi racconti cinematografici rock degli ultimi anni.
Nell'insuccesso della pellicola sono stati coinvolti gli interpreti principali: Sting, un magnetico e però statico Barone, e Jennifer Beals, la testarda operaia-ballerina di Flashdance. Troppo sofisticato e sovrabbondante di riferimenti letterari e citazioni pittoriche per il gusto americano, il film di Roddam è, tuttavia, un interessante ed estetizzante lavoro in cui il gusto per il racconto gotico puro si imparenta con il tema del femminismo, dell'anticipazione scientifica, dei demiurghi maledetti e degli "apprendisti stregoni".
Gli intenti produttivi commerciali, purtroppo, non sempre si fondono con le intenzioni del regista attento ai desideri vittoriani, a un raffinato gusto letterario, alle ombre della scienza rivolta a scoprire la natura della vita.
Nella storia del romantico e surreale rifacimento cinematografico, il Barone Frankenstein, dopo aver realizzato nella torre più alta del suo castello il primo mostro, decide di tentare nuovamente, ma in modo perfetto, la riproduzione della vita e riesce a plasmare, in una notte da tregenda, una splendida partner femminile per la sua creatura.
Conquistato dalla sua Eva; scacciato l'umiliato mostro ferito nel suo orgoglio di diverso, il Barone inizia una educazione sentimentale e sociale della ragazza. Inventa per lei un aristocratico e misterioso passato, cerca di farla accettare dalla contea in cui vive.
Intanto il mostro vaga per le strade del mondo e, conservando nel cuore la scheggia dolorosa e appassionata di quell'incontro con la donna della sua vita, l’orrida creatura incontra un generoso e intelligente nano, un vagabondo artista di circo, funambolo della vita e delle più spericolate acrobazie.
Le vicende del mostro e di Eva, due destini così lontani eppure legati tra loro da una nobiltà d'animo non asservita ad alcuna compromessa regola umana, scorrono parallele per tutto il film sino al finale a sorpresa, che conclude un intreccio ricco di fantasia, di emozioni ed estremi egoismi.
Diretto con impegno da Franc Roddam, il film appare squilibrato, ma lo spettacolo non manca mai e ci sono sequenze incantate e funeree come quelle della pioggia d'oro o della sosta di Eva nella cripta in cui, lei così vitale, capisce il senso della morte che è alla base della sua illegittima esistenza e come il Golem (materia amorfa) scavalca l’equilibrio naturale.
Realizzato con ricchezza di mezzi e inventiva figurativa, il film non riesce a mescolare armoniosamente tra loro generi diversi (l'horror, il racconto in costume), ma sviluppa con molta proprietà la vicenda dell'amicizia tra emarginati puri di spirito e l'ossessione di dominio per l'anima delle sue "cavie" che è alla base della personalità di Frankenstein.
Gli attori Sting e Jennifer Beals sono decorativi quanto basta, ma la palma dell'interpretazione va al mostro Clancey Brown, al commovente nano Rinaldo, il grande David Rappaport, a Geraldine Page, alla "contessa" Veruschka, al nobile Anthony Higgins. Splendida la veste tecnica, dalla fotografia di Stephen H. Burum, maestro dell'illuminazione naturale, alle scenografie di Michael Seymour, alla musica di Maurice Jarre.
[ Indietro ]
Articoli per film Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (384 letture) |