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Il ritorno dei baby 007 spasso senza volgarità


di Tullio Kezich


La serialità non è seria? In televisione nessuno obietta quando uno spunto narrativo viene sfruttato per centinaia di puntate, ma la critica arriccia il naso quando di un film di successo arrivano i numero due, tre, e via aumentando. Eppure, tanto per fare un solo esempio, i tre episodi di Il padrino concorrono a comporre una saga che proprio nel suo insieme assume un peso e un'importanza particolari.

In questa chiave Spy Kids 2: l'isola dei sogni perduti ha irritato Robert Koehler, critico di Variety, proprio perché tallonante a breve distanza il primo film uscito lo scorso anno. Lo scriba ha inoltre lamentato che il nome del regista compare troppo nei titoli, essendo Robert Rodriguez anche produttore, sceneggiatore, operatore, scenografo, musicista, montatore e tecnico degli effetti speciali. Proponendosi, insomma, come la più completa figura autoriale del cinema di consumo.

Questo messicano, assurto a popolarità per aver diretto El Mariachi e altri film giovanilisti, ho avuto occasione di sbirciarlo qualche settimana fa mentre cenava in un ristorante romano. Al centro di un'allegra tavolata dove figuravano Antonio Banderas e Melanie Griffith (la mano nella mano, come per smentire le voci di baruffe in famiglia), Robert teneva banco sfoggiando un largo cappellone nero da far invidia a Fellini. Vedendolo da vicino mi è parso proprio il tipo che butta tutto sullo scherzo, il che forse spiega il successo del secondo Spy Kids. Una pellicola che, smentendo le previsioni negative di Variety, ha realizzato in Usa un incasso rispettabile e si prepara a rastrellare quattrini ovunque.

Intendiamoci, tutti più o meno hanno rilevato che il film precedente era più originale, con fratellino e sorellina che da buoni figli di spie diventano a loro volta dei piccoli 007. Qui l'avventura continua e ci porta in un'isola popolata di mostri, concedendo ai minori Alexa Vega e Daryl Sabara di farla da protagonisti a spese dei genitori Banderas e Carla Gugino. C'è anche un nonno sulla sedia a rotelle ovvero l'ex fatalone Ricardo Montalban (classe 1920), nato anche lui a Città del Messico. Sarebbe perfino inutile dire che Spy Kids 2 è una stupidaggine, che il soggettino non sta né in cielo né in terra e che nessuno dei partecipanti sembri impegnarsi troppo: neppure il bravo Steve Buscemi nella parte del pazzoide che rimpicciolisce gli animali allo scopo di creare un minizoo. Bisogna però riconoscere che gli sfondi tra Texas e Costa Rica sono stati utilizzati con occhio esperto, che gli effetti speciali sono ingegnosi e che il film nell'insieme può risultare spassoso. Soprattutto per i bimbi, a beneficio dei quali per una volta si è rinunciato a parolacce e volgarità.






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