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Il biondo yankee dirà sempre si


di Maurizio Porro


Che effetti speciali siano, ma almeno con un poco di ironia.

Alla ricerca del cinema perduto sulla II guerra mondiale, Verhoeven, l'olandese volato nella Hollywood degli effetti e del sesso speciali (da Terminator a Basic instinct), racconta come nel futuro saremo tutti biondi, obbedienti e patrioti. Rispedita al mittente Usa l'accusa di fantanazismo, l'autore confessa che questa società perfetta e totalitaria è stata ispirata dal fondamentalismo americano.

Ottime e abbondanti le citazioni - i modellini spaziali, la fantascienza '50, ma anche i documentari bellici di Capra - per raccontare l'attacco alla Terra di enormi, schifosi coleotteri che mettono a dura prova l'eroismo degli yankee, che partono in guerra chissà perché da Buenos Aires. Ed ecco i ragazzi yes men di fronte ai sergenti che sbraitano come in Full metal jacket: andranno a sconfiggere gli insettoni che succhiano il loro cervello come il fyle di un computer. Il ritmo subliminale dei telegiornali di propaganda, l'assenza di stimoli sessuali (si fa la doccia tutti insieme senza problemi), l'organizzazione militare con l'aquila per insaporire le citazioni della coreografa del III Reich Leni Reifenstahl, al passo dell'oca (ma Verhoeven cita per buon peso anche Noam Chomsky): in America hanno scritto che sembra Mein Kampf più Beverly Hills 9010.

Al di là delle letture ideologiche e dei rimandi ai generi più popolari dell'entertainment americano, compreso il western, Starship Troopers, fanteria dello spazio è un colorato fumetto spaziale, un divertente, sanguinolente giocattolone in cui rivive l'antica inimicizia tra fanti e avieri.

Naturalmente fantastico per i trucchi bavosi, per i panorami digitali dell'infinito e per l'orrore dell'insettone super kafkiano, il racconto sta ai minimi termini psicologici, con un romanzetto sentimentale gestito da ragazzi belli e inespressivi, Interessa a Verhoeven la paura di un futuro omologato, come in Robocop, predisposizione genetica alla dittatura.

Poiché da buon europeo cita Platone, speriamo che tutto resti nel mondo delle idee cinematografiche.






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