di Giuliano Ranieri

Metti una sera un nonno - che somiglia tanto al tenente Colombo - il quale incomincia a leggere una fiaba al nipotino costretto a letto da una infreddatura ... E si tratta anche di un racconto assai complesso, che il ragazzo, -abituato ai videogame, apprezzerà soltanto cammin facendo. Dunque, una bella principessa di nome Bottondoro, innamorata di un giovane che risulta scomparso in mare, viene rapita da un bandito, da un abile spadaccino iberico e da un misterioso gigante dall'anima candida. La principessa verrà liberata da un pirata (naturalmente altri non è che il suo innamorato) ma, subito dopo, dovrà vedersela con il truce principe Humperdinck, che le impone una scelta: sposarlo per ottenere in cambio la liberazione del romantico corsaro che l'ama cioè il bel Westley… Da qui inizia una serie di prodigi, con l’apparizione d'un vecchietto che risulterà il deus ex machina, con l'intervento dello spadaccino spagnolo e del gigante tenero ... Agguati, fatati trabocchetti, apparizioni meravigliose e, poi, il "vissero felici e contenti". Ben venga una fiaba nella nostra epoca votata ai videogames per ragazzi, con tanto di scene ad effetto (la fossa delle sabbie mobili, mostri, magìe, torture medievali) e le consuete tenere ingenuità. Il regista Rob Reiner ha ben lavorato sul libro omonimo (Sonzogno, per l’Italia) confermandosi cineasta di schietta personalità - di lui ricordiamo il bellissimo Stand By Me - e buon direttore d’attori. Che sono i convintissimi Robin Wright (Bottondoro) e Cary Elwes (Westley) con tutto il necessario alone fantastico e romantico, mentre corposi caratteristi danno vita ad Humperdinck (Chris Sarandon) al vecchio dei miracoli (Bill Chrystal) a Rugen, perfido consigliere del principe nero (Christopher Guest).

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