Tra sorrisi e terrori
di Giovanni Grazzini
Il credo del cinema fantastico impone di accettare come verosimile, dunque possibile, tutto ciò che s'infischia della ragione. Sperando di ripetere il successo della sua vecchia serie televisiva «Twilight Zone», Steven Spielberg infatti si guarda bene dall'intitolare «incredibili» (come nella versione italiana) le tre storie estrapolate dal suo nuovo programma Tv: le chiama «amazing», cioè sorprendenti e meravigliose, ma credibilissime per chi confida nelle virtù dell'immaginazione.
È per esempio assolutamente possibile, se fate il favore di rifiutare la banalità della logica, che per non rimetterei la pelle un giovane mitragliere rimasto incastrato nella torretta sotto la fusoliera consenta al proprio aereo di atterrare con due ruote di scorta materializzatesi per incanto; oppure che mentre si gira un film horror un attore vestito da mummia s'imbatta in una mummia vera, destata da un sonno millenario; o infine che due liceali, per vendicarsi del loro severissimo professore, inventino una stregoneria cimiteriale da cui escono, a dir poco, sbigottiti.
I tre episodi in cui il film si suddivide - "Missione", scritto e diretto da Spielberg, "Papà Mummia" scritto da Spielberg ma diretto dal William Dear che esordì col simpatico Timerider, "Il capo della classe", scritto da Mick Garris e diretto dal Robert Zemeckis di Ritorno al futuro - sono di tono e stile assai diversi l'uno dall'altro, perché il primo va sul patetico straziante, il secondo sul satirico, il terzo sul macabro buffonesco.
Comune a tutti è però l'estro del copione, la professionalità della messinscena, l'efficacia dei trucchi.
Se alla Tv americana la serie ha fatto cilecca, portati sul grande schermo i tre episodi dovrebbero piacere.
Quando si sciolgono nel lieto fine si tira un sospiro di sollievo, ma non sempre è così: accade che un dubbio continui ad allarmarci. Sorrisi e strizze allora si danno la mano, e i nostri ragazzi sono tutti contenti d'essere stati col fiato sospeso.
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