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Viviamo nella realtà virtuale ma il cibersesso non fa per noi


di Giovanna Grassi


Gimel Everett e Brett Leonard potrebbero essere "una coppia diabolica" visto che si occupano a tempo pieno di cibernetica, giochi elettronici, inusate dimensioni, intelligenze artificiali, mondi nuovi creati dalla computer grafica e via di questo sogno o incubo.

Sono i profeti cinematografici della "realtà virtuale", ma lei, Gimel, ha l'aria di una studentessa bionda di Berkeley e lui, Brett, capelli legati a coda di cavallo, è un robusto trentacinquenne del Mid-West. Insieme hanno scritto, diretto e prodotto "Il tagliaerbe", liberamente tratto da un racconto di "A volte ritornano" di Stephen King, già presentato al Mystfest e ora in uscita sui nostri schermi.

Come vive, dunque, una coppia felicemente sposata che durante il breakfast o svegliandosi di notte accende come primo gesto il computer e, indossato il casco-visore o infilato il guanto necessario per entrare nella realtà virtuale, accede a uno sconfinato videogame? La conversazione procede tra citazioni dotte e nelle risposte ritorna la parola, "cyborg", che significa alter ego sintetico, un robot umanoide alla "Blade Runner".

-La realtà simulata entra anche nel vostro privato più intimo?

"Non siamo fanatici della tecnologia della liberazione virtuale e all’immaginazione preferiamo ancora il senso del tatto. La relazione fisica con oggetti e creature immaginarie, il ciber-sesso, evita il confronto con il proprio corpo e con l'altro sesso e questo problema non ci coinvolge.

Forse il cibersesso diventerà per chi ha paura delle malattie una forma di autoerotismo e per la quarta e quinta età un diversivo della fantasia».

-Come e perché vi siete avvicinati con la cinepresa alla vita simulata?

"Abitiamo nella terra della "new age", in California, vicino alla Silicon Valley, fucina della produzione elettronica. La simulazione del mondo e la possibilità di creare un universo artificiale con le immagini e con il computer ci hanno conquistati.

Noi abbiamo applicato la realtà virtuale al cinema, ma ormai questo tipo di alta tecnologia viene utilizzato dalla Nasa per comandare a distanza sulle navette spaziali robot e creature che svolgono i compiti dettati da chi sta sulla terra; nel settore militare; in architettura; nella medicina e nei trapianti dove si creano pazienti replicanti su cui sperimentare."

-Pensate che la Guerra del Golfo vista in televisione sia stata un esempio angoscioso di «realtà virtuale»?

«Senza dubbio. Quella metafora della guerra riportata dalla CNN sul video come un conflitto asettico, senza devastanti spargimenti di sangue, ma con voli aerei, simulatori di volo, addestramenti dei piloti di jet fatti a tavolino con replicanti, tecnologie strategiche studiate ai computer, è stata un esempio angoscioso di realtà virtuale.

Anche nella politica e nell'informazione oggi si usa sempre di più la realtà virtuale».

-Il sogno di una creatura diversa, creata in laboratorio, da Frankenstein in poi, fa parte dell'uomo. Un fenomeno preoccupante?

«Sì. Chi crea la seconda realtà, lo pseudopresente, proiettandosi nel nuovo mondo artificiale si sente simile a Dio perché nella nuova dimensione può fare tutto e di tutto.

Bisogna essere molto cauti nell'uso di questo meccanismo di fuga dalla realtà quotidiana».

-Siete cattolici?

«Siamo panteisti e per noi la natura ha diverse forme tutte spiritualizzate e riconciliate con Dio, ossia con un'unica entità superiore, perché la Verità è una soltanto».

-Sono in aumento gli scrittori di realtà virtuale. Tra i grandi nomi degli autori di fantascienza chi preferite?

«Siamo tutti figli o nipoti di Mary Shelley e di Isaac Asimov. Ci piacciono molto William Gibson, profeta delle creature cyborg, Philip K. Dick e Clifford D. Simak. Un altro racconto che ha anticipato la realtà virtuale è "Fiori per Algernon" di Daniel Keyes».

-Prima di «Il tagliaerbe» solo «Tron» e «Brainstorm» avevano utilizzato la realtà virtuale. Prevedete un boom cinematografico in questa direzione?

«Certamente si realizzeranno molti altri film di realtà virtuale. Stiamo scrivendo "Il tagliaerbe 2", che non dirigeremo, e invece saremo i registi del nostro nuovo copione, "Gli immortali", storia di una razza che conquisterà grazie al computer il diritto all'immortalità, all'eterna giovinezza. Frankenstein moriva, i replicanti della realtà virtuale sono quasi sempre dei vincitori».






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