Ritorno a Liberia
di Franco Piccinini, "Narratori europei di science fiction" n. 38, ed. Elara, 2009, 27,00 €, 272 pagg.
Forse qualcuno ricorderà il racconto del Piccinini apparso a suo tempo nelle mitiche pagine di "Robot", la rivista di Curtoni.
Si intitolava esattamente come questo romanzo, ed apparve sul n. 27, nel ’78.
Ora l’autore ha ripreso quella storia, senza i tagli che vi aveva apportato all’epoca, e varie aggiunte per renderlo omogeneo alle altre parti (il racconto era di 13 pagine, qui risulta di 56!!) e, assieme ad un altro racconto che avrebbe dovuto essere pubblicato nella rubrica "Accademia" di "Galassia", che poi non fu pubblicato per la chiusura di quella rivista, e a molto materiale nuovo, li pubblica qui, in qualcosa che è diventato un romanzo.
Composto da quattro parti, racconti anche autonomi, ma che, letti di seguito, formano, appunto, un romanzo, come nella tradizione della Sf.
Ad accomunarli, prevalentemente, il protagonista, un ex-combattente ritiratosi a vita privata, che segue la via del buddismo per tentare di tenere sotto controllo i poteri distruttivi che sono in lui.
Si, perché egli è una sorta di cyborg, con un’infinità di protesi prevalentemente cibernetiche che gli danno, appunto, svariati "poteri".
Il tutto è in uno scenario di Space Opera, il tipico universo futuro nel quale l’Uomo si è espanso nell’Universo e ha colonizzato vari pianeti.
E le avventure che vive sono di stampo abbastanza classico, tipo il pianeta alieno che ha un suo prodotto tipico che regge tutta quanta la sua economia, e c’è chi tenta di rubarne il segreto.
Sono comunque ben congeniati, e il legame fra le parti non si limita al protagonista, ma è anche in svariati elementi nella narrazione che si ritrovano nei successivi, cosa che lo rende molto più "romanzo".
Ciò che alla fine rimane, dalla sua lettura, è, direi, il feeling di questo buddismo sincretico praticato dal protagonista, che ha, anche, sfumature cattoliche, che ha ormai rifiutato la violenza ma che, se il destino lo porta a doversene servire per difendersi, la sa ancora usare in maniera efficentissima e letale.
Una lettura, poi, decisamente divertente, e il linguaggio che vi si usa è sempre ad un buon livello di qualità, con una costruzione della frase anche piuttosto complessa.
Il volume è completato da una "Appendice-Catalogo dei pianeti" (pagg. 239-258) e una "Postfazione", dell’autore (pagg. 259-269).
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