Fermate quel bebè, somiglia troppo a King Kong
di Maurizio Porro
Randal Kleiset abbassa il suo target, gli ci sono ancora ristretti (in età) i ragazzi, cioè gli spettatori.
Aveva cominciato con i teenagers dirigendo Travolta in Grease, era passato a Laguna blu e poi, dopo aver provato a raccontare gli amori greci a tre in Summer lovers, oggi si ritrova fra mamme e bambini, il pubblico ideale per Tesoro, mi si è allargato il ragazzino, seconda puntata in stile telefilmico delle avventure di quello scienziato matto di nome Wayne che pochi anni fa aveva, con grande successo, miniaturinato i figli e gli amichetti, rendendo il giardino una giungla.
Del resto gli inventori, a cominciare da Archimede Pitagorico, sono Simpatici alla gente e Walt Disney l'ha sempre saputo, fin dagli anni ’60, quando Fred Mac Murray giocava a pallacanestro nel Professore tra le nuvole. Naturalmente ora la Buena Vista fa le cose in grande in quanto a stupori e trucchi, e in effetti il nuovo film è divertente perché stravolge e ingrandisce le cose di tutti i giorni. Innanzi tutto Adarn, un pupo di 2 anni (in realtà sono due gemellini «deb» Danhiel e Joshua Shalikar, classe '88) che diventa, per sbadataggine tecnologica del papà nei guai col lavoro, alto fino a 30 metri e quindi pericoloso per ogni ménage piccolo-borghese che rispetti porte e finestre.
Gigantesco, si avvia verso Las Vegas seminando il panico, come Godzilla e King Kong (c'è, in citazione, un elicottero che tenta di colpirlo col sonnifero), tenendo il fratello e la baby sitter nella tasca-marsupio della tuta e poi nel delicato equilibrio di un'auto, luogo comunque ideale per fare un pò di «petting». Tutto in proporzione, caramelle giganti, «pepè» di cinque metri, un vestitino di 30 e un coniglio di peluche alto come un grattacielo.
La storia del bebè frignone e ricciolino che diventa extra large e sarà salvato dal cuore di mamma, anch'esso extra large, ripete specularmente le situazioni del film precedente. con gli effetti speciali opposti, ma sempre di prima qualità. Perciò la storiella, in originale titolata Honey, I blew up the kid, funziona soprattutto nella seconda parte, quando diventa davvero fantascientifica, mentre è mieloso il primo tempo con la solita descrizione della famiglia americana middle class.
In cui il matriarcato di Marcia Strassman è giustificato da un padre particolarmente distratto come il simpatico occhialuto Rick Moranis, quasi un cartoon, ex Ghostbuster e campione del cinema neo-demenziale.
Nel cast anche un «nonno» sorridente e saggio, il vecchio padre d'arte Lloyd Bridges, che dà una mano a salvare la situazione. Nel film, altri gadget perfetti per il Carnevale: un orologio a cucù e una chitarra che sono le prime vittime dello scempio, l'automobile che va a pannelli solari, i poliziotti che vengono per un attimo rimpiccioliti a livello di formiche, la Las Vegas che paga il suo contributo di confusione al neon e il bimbo gigante che, acconciato malamente, viene fatto passare per un serbo o croato.
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