di Tullio Kezich

Padre e figlia si ritrovano dopo divergenti carriere: lui, Jon Voight, classe 1938 (Oscar per «Tornando a casa») con un curriculum d'artista; lei col nome di Angelina Jolie (classe '75, Oscar per «Ragazze interrotte») è diventata la reginetta degli effetti speciali interpretando «Lara Croft Tomb Raider». Nel film che Simon West ha tratto dall'omonimo videogame, la pimpante Jolie è una superdonna che spara con due pistole, scorrazza in moto e si scatena nel karatè.

Dopo la morte del padre archeologo, nel suo castello britannico la ragazza si allena per future imprese alla Indiana Jones e scopre un vecchio orologio, un misterioso oggetto ricavato da un frammento di meteorite al quale sta dando la caccia la setta degli Illuminati. Una lettera con versi di William Blake mette la protagonista sulle tracce del libro dove il padre ha nascosto le istruzioni per recuperare la metà del fatale triangolo che può rovesciare la legge del tempo e assicurare il dominio del mondo. In questo modo lei spera di rivedere l'amato genitore, che sarà Voight, il suo vero padre. Sul genere umano incombe la catastrofe se non si riuscirà a sventare la ricomposizione del triangolo. Non badando a spese, la produzione sposta la scena dai templi cambogiani di Angkor ai ghiacci dell'Islanda.

Inseguita dagli Illuminati, la protagonista rimbalza nel grande Nord, dove il mezzo triangolo è custodito in una caverna. Senza paura e rigorosamente senz'anima, come si conviene a un disegno realizzato al computer, Lara attraversa di corsa un film insensato. Libero chiunque di giudicarlo una rutilante stupidaggine, liberi altri di divertirsi. Le iperboliche scenografie di Kirk M. Petruccelli hanno ispirato nuovi episodi della Eidos Interactive Game Series, per cui si può dire che fra videogame e cinema quel che è dato è reso. In fin dei conti la poetica del meraviglioso vanta una tradizione che parte dall'Odissea e tramite l'Ariosto arriva a Salgari. La traduzione elettronica ne costituisce il rispecchiamento postmoderno e «Lara Croft» fa l'impossibile per tenere dietro ai suoi frenetici ritmi.

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