Lara Croft, non basta più il fracasso elettronico
di Maurizio Porro
Ognuno, per Woody Allen, ha il super io che si merita e Lara Croft, archeologa ed eroina di 23 video giochi da 30 milioni di copie, ha scelto per sé Pandora, di cui vuole recuperare il Vaso, scorrazzando per il mondo come Indiana Jones ma anche 007, anche in licenza sentimentale con un ex agente del Kazakhstan.
Inizia nel mito greco, si tuffa nel tempio sommerso nel profondo azzurro al largo di Santorini, ma è subito un macello: seguiranno inclusive tour in Asia e Africa, la zona della culla della vita, anticipando le perfide mosse del cattivo che Vuole aprire il Vaso e scatenare le peggio forze del mondo.
In Tomb Raider: la culla della vita, in sprezzo del ridicolo, Angelina Jolie dopo due sonori flop come attrice, peggiora a vista. Bisogna accontentarsi del solito fracasso international elettronico, del turismo cartolinesco e di una morale adeguata: meglio non aprire vasi, lasciamo le cose come stanno, il mondo ha un suo equilibrio.
Emozioni infantili ma pericoli per il cast molti: Lara, si sa, per 15 milioni di dollari, fa tutto da sola e a mani nude, esperta di ju-jitsu, kick-boxing, bungee jumping, un saldo di arti marziali. Col suo rimmel volitivo, supera infiniti ostacoli, fra criminali e bestie della stessa ferocia, salta col paracadute, scala i vulcani attivi, si tuffa dai grattacieli, nell'avventura talvolta ironica suo malgrado. Il resto si vorrebbe dire che è silenzio, ma è rumore.
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