Gli uccelli, la paura arriva dal cielo
di Tullio Kezich
Secondo il suo biografo autorizzato, John Russell Taylor, Alfred Hitchcock non teneva in particolare considerazione la scrittrice Daphne Du Maurier (1907-1989), benché la conoscesse da sempre come figlia del suo vecchio amico Gerald attore e impresario teatrale.
Nell'opinione di Hitch, Daphne non brillava per originalità, dietro ai suoi scritti c'era sempre qualche modello. Il che non impedì al regista di portare sullo schermo l'uno dopo l'altro due romanzi della Du Maurier, La taverna della Giamaica (1939) e Rebecca (ovvero La prima moglie, 1940), e molti anni dopo (1963) la novella Gli uccelli (dal libro del '52 Kiss Me Again, Stranger). A François Truffaut, che gli chiedeva come mai avesse scelto questo racconto, il maestro rispose ironicamente: «L'ho letto in una rivistina che si intitola "Alfred Hitchcock"».
Di Gli Uccelli (in offerta da domani con il Corriere a soli 3,50 euro) gli piacque l'idea che i pennuti improvvisamente trasformati in aggressori degli uomini non fossero dei rapaci, ma «uccelli come quelli che vediamo tutti i giorni».
In sintonia con lo sceneggiatore Evan Hunter, Alfred decise di ambientare la vicenda a Bodega Bay, immediatamente a nord di San Francisco. Per motivi imprecisati è proprio sulla tranquilla gente di questo porticciolo che si abbatte l'improvvisa furia degli abitatori del cielo. Fino al punto che la bionda Tippi Hedren, assediata dai gabbiani inferociti mentre si trova in una cabina telefonica, finisce per diventare lei l'uccello in gabbia in un paradossale gioco delle parti.
In qualità di modella, la ragazza era stata notata dai coniugi Hitchcock nello spot televisivo di una bibita analcolica.
Il regista aveva già fatto vari tentativi di trovare un'altra Grace Kelly, dopo il matrimonio della sua attrice preferita con Ranieri di Monaco, e l'elegante figura di Tippi ne faceva una candidata plausibile alla successione. Dopo tre giorni di provini, avendola fatta rivestire di tutto punto da Edith Head, Hitchcock le firmò il contratto.
L'esordiente affrontò intrepida i rischi e i fastidi di lavorare in mezzo a una torma di uccelli, meccanici e no, e sembrò funzionare; ma nel film successivo, Marnie, non sopportò più le prepotenze del regista-padrone e il loro contrasto sfociò in conflitto aperto. Esasperata, lei lo chiamò «pancione», lui non le rivolse più la parola e la escluse per sempre dalla sua cerchia.
Come scelta per Gli uccelli Hitch avrebbe voluto Audrey Hepburn e Cary Grant, ma la lunga durata di una lavorazione affidata in buona parte agli effetti speciali gestiti dall'asso del "cartoon" Ub Iwerks (su 1.400 inquadrature almeno un terzo furono «truccate»), non consentivano la spesa di due divi: dovette perciò accontentarsi di mettere accanto alla Hedren l'australiano Rod Taylor, che non risultò un campione di sottigliezza.
Per tuttala lavorazione il regista si mostrò, contrariamente alle abitudini, nervoso, depresso e incerto sulle decisioni da prendere. Tuttavia il film, il più costoso mai affrontato dall'autore di Psycho, funzionò ugualmente con il pubblico e suscitò interesse ed emozione ovunque grazie alla trovata di base e alla genialità dell'esecuzione. Sì può ben dire che dopo Gli uccelli nessuno ha più alzato gli occhi al cielo senza un minimo di inquietudine: è chiara la metafora?
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