di Leonardo Autera

Terza avventura cinematografica del popolare eroe dei "Marvel comics", solerte fotoreporter nella vita pubblica e prodigioso Uomo Ragno in incognito per meglio servire la causa della giustizia. Non c'è ragazzino lettore di fumetti che non conosca le sbalorditive facoltà di Peter Parker: quando avverte a distanza un pericolo gli occhi gli lampeggiano, veste in un baleno il suo buffo costume rosso, scala proprio come un aracnide le lisce pareti dei grattacieli e avvinchia l'avversario in una spessa tela di corda che secerne dai polsi.

In L'Uomo Ragno sfida il drago (Spider-Man the Dragon's Challenge) le sue imprese si dividono fra Nuova York e Hong Kong. Qui risiede uno sporco affarista disposto a tutto pur di ottenere dal governo cinese l'appalto per la costruzione di un'acciaieria che il ministro dell'industria vorrebbe invece cedere ai canadesi. Poiché un manipolo di killers viene sguinzagliato per eliminare sia lo scomodo ministro sia un ex marine degli USA che potrebbe scagionare l'influente personaggio da una infamante accusa che peserebbe sul suo collo, l'intervento dell'Uomo Ragno si rende indispensabile per sbaragliare a suo modo, senza spargimenti di sangue, la fitta rete del complotto.

Diretto alla maniera di un telefilm da Don McDougall che risolve sbrigativamente e senza carica emotiva i momenti di azione e che talora divaga sul folclore di Hong Kong come un dèpliant turistico, il prodotto ha l'aria di interessare moderatamente anche i patiti del pittoresco protagonista. Ancora una volta interpretato dal bambinone Nicholas Hammond, esso resta tuttavia un pallido sostitutivo dell'eroe originale disegnato sulle strisce.

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