di Lietta Tornabuoni

V per Vendetta, scritto e prodotto dai fratelli Wachowski cyberautori di "Matrix" e diretto da un loro aiuto regista, straordinario film socialavventuroso e darkpolirico, doveva uscire sei mesi fa; ma finisce con Londra che salta in aria sulla musica della "Ouverture 1812" di Ciaikowskij, e bombe vere erano esplose a Londra il 7 luglio 2005. L’ipersensibilità del nostro tempo, la paura che confonde realtà e irrealtà, ha colpito il film americano: uno degli autori del fumetto da cui la storia è tratta, Alan Moore (l'altro è David Lloyd, il fumetto è pubblicato in Italia da Rizzoli) ha preteso che il suo nome venisse cancellato dai credits; il primo protagonista scritturato, James Purefoy, s'è ritirato; polemiche accanite si sono sfrenate. "Time" ha accusato il film di aver diseducativamente portato sullo schermo un "eroe terrorista", capace di pronunciare frasi come: «La violenza è lecita per una buona causa». Se non fosse per tanto spavento, "V per Vendetta" verrebbe considerato per quel che è: un film fatto magnificamente, divertente, con un protagonista all'antica come Zorro o la Primula Rossa, ammantellato di nero, armato di spade e coltelli, con la faccia coperta da una maschera sorridente, capace di salvare e istruire l'orfana Natalie Portman. Siamo nel 2020 circa, a Londra. L'Inghilterra è diventata un Paese nazifascista oppresso da una dittatura mediatica (ma anche da omicidi di massa, lager per gay, islamici e oppositori politici, coprifuoco). Per liberare il popolo inglese, V. uccide i capi della tirannia lasciando sui cadaveri una rosa rossa. È una rarità, un protagonista terrorista e insieme eroe e assassino. La sua maschera riproduce il volto di Guy Fawkes, cattolico che nel '600 intendeva far saltare il Parlamento inglese in odio al tirannico re Giacomo I.

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