Una Grace Jones "al sangue"
di Maurizio Porro
Se andate a vedere Vamp per Grace Jones risparmiatevi la fatica, perché la star giamaicana, già pratica DI cinema per aver condiviso con Schwarzenegger le emozioni di "Conan il barbaro" e con Roger Moore quelle di "007 Bersaglio mobile", in questo film, che era stato annunciato sulle sue misure, è praticamente assente. La si vede poco, non pronuncia una battuta, fa un numero di strip che dovrebbe dare il massimo e invece dà il minimo, porta con disinvoltura un curioso bikini laminato a spirale e aguzza i canini alla prima occasione.
Perché è chiaro anche prima di entrare al cinema che la Vamp del titolo, cioè la vampira (il diminutivo, non a caso, fu subito comprato per ghettizzare le dive di una volta) è naturalmente lei. E proprio a lei, che si esibisce in un locale a luci rosse, l'After Dark, dove vengono serviti scarafaggi al posto delle mandorle salate (già questo dovrebbe mettere in dubbio), si rivolgono due studentelli che, per questioni di macabri giochi di campus universitari, devono rimediare una ragazza e portarsela via. Il più ingenuo dei due viene portato dietro le quinte e la profetessa Katrina, cioè Grace Jones, se lo draculeggia subito; l'altro, Keit, ha qualche fortuna in più, perché, aiutato da una spogliarellista non ancora adepta al culto dei vampiri (perché tutti, nel locale, hanno lunghi canini...), riesce a scampare al peggio, poi dà fuoco al night e scappa, naturalmente inseguito da un biondo torvo e perfido, tira di arco e freccia, si catacornbizza nelle fognature dove trova il deposito teschi della compagnia e dove finalmente riappare Katrina, che con la luce opportunamente si sgretola e si polverizza. E l'amico contagiato? Assicura che farà il guardiano notturno.
Accade tutto in una notte, come nel film di Landis. Giusto con un occhio a Landis, e uno a Polanski, e perciò lo sguardo rimane strabico, il neo regista e anche sceneggiatore Richard Wenk, già autore di un video clip su Dracula, ha messo insieme 90 minuti alquanto sconclusionati che non spaventano né divertono. Perché le situazioni sono risapute, i personaggi anche, manca l'emozione e il dialogo è ridotto ai minimi termini: insomma l'inverosimile resta purtroppo tale, non diventa mai demenziale e tanto meno fantastico. Resta qualche invenzione scenografica, qualche barocchismo irreale nella scelta cromatica, ma, tutto sommato, il piatto che viene servito è una scelta di assaggi se proprio non vogliamo chiamarli avanzi.
Un po' più teso nel secondo tempo, per motivi di ordinaria logica d'azione, Vamp ha un giovane protagonista simpatico, Chris Makepeace, che ha tutte le caratteristiche del bravo ragazzo americano credulone e una sorella d'arte, Dedee Pfeiffer, imparentata con Michelle, che fa qualche studiato capriccio e poi se la dà a gambe, oltre ad altre apparizioni non straordinarie. Ma la carta sprecata è proprio quella di Grace Jones, presenza perfida che quasi quasi non esiste e su cui il regista non ha studiato abbastanza: mai garanzia carismatica è stata così sprecata. Potremmo ritenerci soddisfatti soltanto se Lamberto Bava la scritturasse per "Demoni 3": il signore si che se ne intende.
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