Un licantropo nel college
di Maurizio Porro
Parente stretto di Michael Fox, che nel primo episodio della serie già dimostrava le sue sane tendenze licantrope, questo Todd (Jason Bateman, che gli da spigliatezza giovanile e nient'altro, è anch'egli un divetto telefilmico americano), che frequenta i corsi di biologia alla Hamilton University, ha un «io» particolarmente diviso tra la serietà degli studi e l'affetto di una brava ragazza in lista d'attesa per diventar moglie, e, dall'altra parte, tra la carriera sul ring e altre signorine di diverso look e più facili costumi.
Costretto a boxare dal capo, il giovanotto, uno come tanti, scopre in fretta imbarazzanti tendenze a diventare lupo mannaro: nelle occasioni più impensate, anche ballando, le unghie gli crescono, i canini si allungano e compare una folta peluria in tutto il corpo. Travolto da questa metamorfosi, il lupacchiotto Todd le ha tutte vinte ai punti della paura e della potenza animale: ma grazie alle fanciulle di cui sopra, sempre in attesa, e in virtù dei consigli della professoressa comprensiva (Kim Derby, che qualche anno fa faceva i capricci accanto al John Wayne con l'occhio bendato del "Grinta"), tornerà sulla retta via. Passa l'esame e vince anche l'incontro, ma come Todd e non come licantropo.
Non c'è bisogno di sforzare il cervello per arrivare alla morale di questa favoletta che non va oltre i 17 anni: "Voglia di vincere 2" (Teen wolf 2) ci vuole ricordare che ciascuno deve farcela, ma solo con le proprie forze e spezza una lancia in difesa del libero arbitrio. Nel solito sugo rumoroso e giovanilistico, fatto in serie, e con lo stile di un telefilm, il regista d'azione Christopher Leitch manda in porto senza emozioni questo bis che sfrutta il successo del primo, e migliore, episodio, - che ha tutti i suoi copyright nei titoli - ma senza arrivare mai a quel delicato punto di sutura che riesce a mescolare l'orrore in commedia. Ci sono tutti i luoghi comuni dei film brufoli sui teen agers, con molta musica qualunque, i balli della scuola, le ripicche, la notte passata sui libri e, in più, qualche incontro di box girato e montato senza alcuna partecipazione.
E poiché il protagonista non lo prenderemmo né come figlio né come fratello né come amico, la commediola tira fuori le unghie, si, ma è solo un effetto speciale che non ci turba più di tanto e ci fa anzi rimpiangere tutti i precedenti licantropi del cinema, che hanno incominciato a ululare fin dal 1935.
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