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di Roberto Escobar


Caduto nel nord dell'Atlantico, un enorme asteroide ha sollevato un'onda di fuoco che brucia tutta la Terra, da Ovest a Est. Il nostro mondo, quello che noi conosciamo, sta per scomparire. Non c'è alcuna via di fuga dal disastro, nemmeno scendendo per chilometri nel sottosuolo. A ognuno - verrebbe da dire, a tutti i vivi - tocca misurarsi con questa orrida certezza, e con la propria impotenza. Tra non più di dodici ore sarà la volta di Perth, città dell'Australia occidentale. In questo tempo breve si svolge "These Final Hours" (Australia, 2013, 87').

Non lascia scampo, il film scritto e diretto da Zak Hilditch. Nel suo inizio sta già, esplicita, la conclusione. In platea non c'è modo d'aspettarsi alcun lieto fine. Dunque, e per paradosso, nel racconto non c'è tensione, se non quella venata d'angoscia di una nostra attesa simpatetica della catastrofe che si abbatterà su James (Nathan Phillips), e su tutti gli uomini e le donne che ne condividono la sentenza di morte.

Che cosa potranno fare, nelle loro ultime dodici ore? Che cosa faremmo, noi, in quello stesso tempo breve? Cercheremmo di stordirci, di annientare la coscienza della fine? E la prospettiva morale, il senso della giustizia, la spinta alla solidarietà?

Che cosa sarebbe di queste umanissime, fragilissime qualità?

Dal canto suo, dopo aver fatto l'amore con Zoe (Jessica De Gouw), e per quanto lei gli abbia detto d'essere incinta, James decide di raggiungere Vicky (Kathryn Beck) in una grande casa dove' è in corso una festa degna d'esser l'ultima. Niente lo ferma, all'inizio neppure la sorte della piccola Rose (Angourie Rice), caduta nelle mani di due pedofili. Abbandonati da Dio, messi di fronte all'indifferenza del cosmo, non c'è pietà che possa commuovere, e muovere, gli esseri umani. O forse no.

Forse a James basta vedere e sentire la sofferenza di Rose, per arrivare a soffrirla quasi come se fosse la sua. Non conta che, per liberarla e per cercare di riportarla dal padre, gli tocchi dedicarle una gran parte del poco tempo che ancora gli resta.

È il tempo il cuore di "These Final Hours". Stretto fra un inizio e una conclusione che si rimandano l'una all'altro, il nostro tempo - il tempo di chi sia vivo - è breve, si tratti di dodici giorni o di un'intera esistenza. Quel che conta è non lasciare che la nostra coscienza e la nostra umanità siano travolte dal terrore della fine. Questo arriverà a scoprire James, insieme con la sua Zoe.






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