Splendido visto da qui
di Walter Fontana, "Italiana" n. 13, ed. Giunti, 2014, 14,00 €, 286 pagg.
Antiutopia dall’idea decisamente originale: un futuro nel quale sono stati creati dei Settori nei quali le persone vivono un eterno ripetersi di un decennio.
Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta, e Zero, che quando arrivano al ’69, ’79, eccetera… ricominciano daccapo.
Niente più futuro, niente più incertezza; si vive nella consapevolezza che ciò che succederà… già lo si sa.
Da una sparata del padre del protagonista ad una riunione, l’immenso successo dell’idea che, in effetti, ciò che più di ogni altra cosa le persone desiderino sia il poter vivere nell’epoca che più gli piace, senza, appunto, l’incertezza di un futuro del quale non si può saper nulla, aveva portato, verso la metà degli anni ’10, a questa drastica soluzione all’incertissima situazione italiana.
Il protagonista è uno spazzino, che vive nella zona Quartier generale, della dirigenza, e che va nelle zone per trovare incongruenze, oggetti che non dovrebbero stare in quel tempo.
E che, ad un certo punto, trova una ragazza, in un frigorifero, scappata dalla sua zona.
L’aiuterà, e sarà una storia di contrabbandi di merci proibite da zona a zona, per finire nella fuga, loro e di altri che le circostanze gli hanno avvicinato, da quella pazzia, verso il mondo vero, dove ancora il tempo scorre normale.
Le persone che vivono nelle zone lo fanno volentieri, non ci sono rivolte di sorta, e nessuno pensa neppure più a poter scappare; la propaganda, l’instupidimento che viene elargito e tale e tanto che, appunto, l’unica trasgressione è il contrabbando di merci proibite.
Abbastanza divertente, risulta però un po’ troppo ripetitivo, nel dire proprio di questa ripetitività del tempo come consolatoria, concetto che si capisce subito, e al quale poi non si aggiunge altro, ribadendolo solamente.
Certo poi la tipica ribellione al Sistema delle antiutopie scopre altri particolari interessanti, come quello che uno dei motivi per il quale quel sistema era stato creato era la possibilità di rimettere in commercio merci ormai totalmente fuori mercato, ora invece producibili in grandi quantità.
O che, quel modello, non era solamente italico, come si poteva pensare, ma che si era ormai esteso al mondo intero, o quantomeno in gran parte di esso.
Il tono col quale si racconta tutto ciò è divertito, di un umorismo latente in ogni riga, ma sempre col retrogusto amaro dell’ingiustizia profonda insita in quella società, e non poteva che essere così, dallo sceneggiatore della Gialappa’s band, Zelig e Aldo Giovanni e Giacomo!!.
Altri contributi critici: "Vivere in un passato su misura per cancellare l'incertezza del futuro", di Severino Colombo, "Corriere della sera", 15/7/2014
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