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Oscure regioni/1


di Luigi Musolino, "Memorie dal futuro" n. 4, ed. Wildboar, 2014, 10,00 €, 158 pagg.


Ed ecco già il quarto volume di questa collana che pubblica volumi di racconti di un singolo autore fra quelli che hanno partecipato, magari vincendoli, ad una o più edizioni del Premio RiLL.

Musolino ne ha vinte due, di edizioni, quelle del 2010, con un racconto presente anche qui, e quella del 2012, con "Il carnevale dell’uomo cervo", che abbiamo commentato parlando dell’antologia omonima, ed giunto 4° a quella del 2013.

I racconti di questa antologia, che è la prima delle due previste, hanno tutti un denominatore comune: trattano tutti, o quasi, come vedremo, di miti del folclore popolare, di quei mostri di cui si racconta attorno al focolare per spaventare i bambini e farli comportare bene.

"Malanina che, probabilmente, in quella comunità è diventata uno spauracchio per bambini, come il Babau o l’Uomo Nero…. Mamma dice che se faccio la cattiva Melanina si trasforma in biscia ed entra di notte nella mia camera per rubarmi gli occhi!" ("Il libro di Malanina", pag. 20).

"… una sorta di Babau al femminile inventato chissà quando dalle madri siciliane per tenere lontani i figli da quelle trappole di lamiera…" ("La signora delle cisterne", pag. 31)

"… il "piccolo Re" delle campagne, era una creatura della tradizione popolare…" ("Il piccolo re", pag. 39)

"Uno spauracchio frutto della fantasia popolare che, a detta delle vecchie comari, si nutriva di carne umana. Prediligendo i bambini. I bambini cattivi." ("Nanni orcu", pag. 58)

"Mia madre mi diceva sempre di star lontano dai pozzi, sennò Mama ’e funtana sarebbe uscita per acchiapparmi." ("Sa Reina", pag. 115)

Ed ognuno racconta di uno di questi di una differente regione del nostro paese.


-"Il libro di Malanina" (originariamente in "Mistero", a cura di Nicola Roserba, ed. Il mondo digitale, 2010; pagg. 9-25)-un amico di un antropologo viene svegliato di notte dalla moglie di lui; dice di andare subito, che Pietro…

Al Pronto soccorso sarà morto, caduto da troppo in alto.

Dopo essersi un po’ ripresi dalla perdita, i due, l’amico e la moglie, tentano di capire cosa possa aver portato Pietro al suicidio, che altro non poteva essere stato.

Leggendo la ricerca sulle masche, le streghe del Piemonte, a cui l’amico stava lavorando, il protagonista/narratore capirà fin troppo bene; ne aveva trovata una ben vera, e le aveva sottratto Il libro del comando, il libro di incantesimi che ogni strega ha.

Per poi sprofondare progressivamente in un orrore dal quale non era più riuscito ad uscire.

Ma poi anche quella moglie ed il protagonista faranno una brutta fine, perseguitati da quella megera che, per il Mondo, dovrebbe essere morta e sepolta da anni, ma che invece…


-"La signora delle cisterne" (pagg. 26-34)-un poliziotto infiltrato in una cosca per capire chi ne sia il capo, viene finalmente portato alla cerimonia di iniziazione.

Che però non è minimamente come se l’era immaginata; in una caverna con degli affreschi di figure femminili solamente intraviste, ma capite orribili in una qualche inquietante maniera, col taglio ad una mano a fare andare il suo sangue… dove?

Quando poi dovrà dimostrare di essersi guadagnato la fiducia che gli era stata accordata, però, scoprirà, al contempo, chi era quel misterioso capo di quella cosca, e di essere ormai spacciato.

Non un boss, non nessuna persona normale, ma niente di meno che la Marrabbecca, quella che lui pensava essere solamente "… un mito popolare; una creature che infestava le cisterne…" (pag. 31), e che invece si ritrova davanti, con le sue "… zampe aracnoidi e pelose…", i suoi "... denti gialli e acuminati" e "… una lingua nera e biforcuta…" (pag. 33).

La vecchia di Drepanon, l’antico nome di Trapani.


-"Il piccolo re" (pagg. 35-42)-un ragazzo omosessuale si decide a fare outing, e a dirlo ai suoi genitori.

I quali, però, non reagiscono per nulla bene. Allora lui scappa di casa, e va a trovare un suo amico.

Solamente che, durante il tragitto, investe… qualcosa.

Al principio gli sembra che sia un tronco, ma poi sente un terribile tanfo, e capisce che è… lu regulu, "… il "piccolo Re" delle campagne, era una creatura della tradizione popolare (dell’Abruzzo); nato da un uovo covato da rospo, mangiatore di bambini, persecutore di greggi e nemico degli uomini sin dalla notte dei tempi…" (pag. 39).

Il quale non solamente si ricompone dall’essere stato tranciato in due dalla sua macchina, ma lo insegue, fino ad arrivare prima di lui alla casa dei suoi dove era precipitosamente tornato, e divorarli.

Il finale lascia il dubbio se tutto ciò che si era fino ad allora raccontato non fosse che un’allucinazione, coi corpi di quei genitori non mangiati, ma crivellati dai colpi di fucile coi quali il protagonista pensava di aver ucciso il mostro.


-"'O mammone" (pagg. 43-52)-di cui abbiamo parlato trattando di "Riflessi di mondi incantati"


-"Nanni orcu" (pagg. 53-64)-un uomo e sua moglie sono in viaggio verso la Puglia, per il funerale di una vecchia zia.

Zia che l’aveva cresciuto dopo la morte dei genitori; e terrorizzato coi racconti di Nanni orcu, una creatura mostruosa che abitava in una grotta e che sarebbe andato da lui se avesse fatto il cattivo.

Sul pullman con quale percorrono l’ultimo tratto, sogna (??) di vedervela, quella vecchia zia, che molti dicevano essere una masciara, una strega, con la testa che le ruota completamente a fissarlo.

E poi ricorda l’incubo (??) avuto da bambino, quando, avendone combinata una più grossa del solito, la zia gli aveva detto che gli avrebbe mandato Nanni orcu.

Ma sarà la notte che dovrà passare nella sua casa con la sua salma ad essere definitivamente… incubica.


-"Sibillini occhi d'avorio" (pagg. 65-87)-una bambina scompare nei pressi di una grotta. Per ricomparire tre anni dopo, l’11 settembre 2001, per predire, con un disegno, il disastro delle torri gemelli di qualche ora.

Il suo lieve autismo si era intensificato, e… aveva le iridi bianche.

La madre ed il medico del paese, il narratore, che aveva preso il posto del marito suicidatosi, la accudiscono, ma senza avere, da lei, altra risposta se non i suoi disegni, sempre premonitori di un qualche disastro, grande o piccolo.

Il medico farà delle indagini, e scoprirà che, quella grotta, era nota nei secoli, per ospitare una sibilla, che dava, appunto, responsi sibillini sul futuro.

La madre morirà in un incidente, ed il medico/narratore anch’egli, come era stato predetto in uno dei disegni della novella sibilla, che avrà predetto addirittura la fine del mondo.

Un appunto che mi pare di poter fare, a questo racconto, è la poca… sibillinità, delle premonizioni della bambina, con tanto di data nero su bianco.


-"Cani d'acqua" (originariamente in "Canti d’abisso", a cura di Alessandro Morbidelli, ed. Origami, 2014; pagg. 88-100)-un bambino, in Calabria, segue di nascosto il padre che esce in mare a cercare suo fratello, in una giornata di mare burrascosissimo, a dir poco, di cui aveva sentito parlare i suoi in questi termini: "Quando mare e cielo si confondono, Lei esce dalla tana e l’Altro si prepara" (pag. 89).

Si addormenterà, e, quando si sveglierà, vedrà uno spettacolo orrendo: la barca di suo fratello frantumata, il corpo di un suo amico esanime, il tutto come se fossero stati… morsi.

Ma non sarà per nulla la cosa più terribile che vedrà; infatti, ben presto una creatura orrenda comincerà a seguirli, quella Lei che era stata scritta col sangue da quell’amico prima di morire: "Completamente calva, un viso angelico, le labbra voluttuose; ma poco sotto l’ombelico la pelle olivastra si trasformava in un’epidermide sottile e membranosa, come quella dei calamari, e da lì dipartivano i tentacoli che fungevano da collo per i mastini sbavanti, furiosi.". (pag. 98).

Cani d’acqua, appunto, che da principio era sembrati creature singole: "… i musi ringhianti, il pelo azzurro incrostato di formazioni saline e alghe, e zanne giallastre che si aprivano e chiudevano con schiocchi metallici, come tagliole. Occhi neri simili a quelli delle murene, freddi, bulbi oculari con l’unica funzione d’individuare la preda e farla a pezzi…. Tentacoli giganteschi che terminavano in musi di cane." (idem).

Il padre si sacrificherà per dargli una possibilità di salvarsi, ma quell’avventura se la ricorderà per il resto della sua vita.


-"I nastri di Larrie" (pagg. 101-111)-un uomo che ha appena perso la moglie, acquista una villa sul lago di Como, che era tanto piaciuta a lei.

E, là, trova una montagna di videocassette; una per giorno, dal 29 giugno ’86 all’11 febbraio 2012, che mostrano, tutte, la stessa scena.

Il precedente proprietario, la sera, sulla riva del lago, ad aspettare qualcosa, qualcuno, e poi, dalle acque, un essere che "… sfidava qualsiasi legge anatomica e fisica conosciuta. Poliedri cangianti, simili a cristalli, eppure viventi, che s’intersecavano e incastonavano a formare una sagoma vagamente rettiloide, ma allo stesso tempo umana, antica, animale." (pag. 107).

E se le guarda tutte, ubriacandosi e piangendo per la sua perdita.

Ma, ad un certo punto, nelle cassette accade qualcosa; Larrie, così chiamava quella creatura quell’uomo, non compare più.

Per infinite altre cassette vedrà solamente quell’uomo e il suo dolore, il dolore per la perdita dell’unica cosa buona della sua vita.

Ovvio che non potrà che capire molto bene, quel dolore, così simile al suo: "La vita era un continuo perdere pezzi. Una veloce discesa lungo uno scivolo punteggiato di rasoi e sporgenze che tagliavano e squarciavano e portavano via amori. Affetti, emozioni. Uno scivolo affacciato sull’Abisso." (pag. 109).

Anomalo rispetto ai precedenti, quindi, e finora il migliore.


-"Sa Reina" (precedentemente in "365 storie cattive", a cura di Paolo Franchini, A.I.S.EA Onlus, 2010; pagg. 112-122)-il parroco di un paesino della Sardegna viene svegliato in piena notte; è accaduto ancora!!

Si ricorda di quanto gli avevano raccontato quando era arrivato, di una creatura che viveva nel sottosuolo, e che, a volte, veniva su per prendersi dei bambini, e… mangiarseli. Di cui poi aveva visto coi suoi occhi le prove.

Questa volta una bambina era riuscita a fuggire, ma, come la leggenda diceva, era diventata una sorta di larva priva di coscienza.

E, quando un pastore starà per ucciderla, perché avrebbe portato la malasorte, e il parroco tentava di impedirlo, ecco che Sa Reina arriva a riprendersela: "… una grassa larva del formaggio, solo che doveva pesare almeno quanto una vacca. Un corpo da bruco, punteggiato di peduncoli ungulati che affondavano e scavavano nella terra. Anelli di carne pulsante. La testa un uovo di dimensioni spropositate, senza occhi o tratti somatici, da cui dipartivano due corna ritorte e bitorzolute, simili a quelle di un muflone." (pag. 121).


-"Crustumium, la profondata" (pagg. 123-147)-un uomo e sua moglie sono in volo per una vacanza, ma l’aereo ha un incidente.

Ci saranno solamente due superstiti, uno l’uomo.

Che, prima di risvegliarsi in un ospedale di Cattolica, Emilia-Romagna, ha visto (sognato, allucinato?) sua moglie, il volto distrutto a metà, che lo chiamava, e altre forme in veloce movimento.

Ma quando si sarà abbastanza ripreso, scoprirà che, quello che gli era capitato, non era nulla, a confronto a quanto stava succedendo; il mondo intero è nel caos più totale, disastri naturali, impazzimenti di massa, distruzione ovunque.

E nei sogni (??) vedrà ancora sua moglie, e le altre vittime del disastro, che gli diranno che il dono dei loro corpi stà facendo risorgere Crustumium, una città lovecraftiana, antichissima e condensato di malvagità.

Cosa che, alla fine, accadrà veramente, in una fine del mondo davvero catartica e decisamente molto originale.


Abbiamo dunque visto che, oltre ai racconti sui vari Babau che abbiamo detto, l’antologia ne comprende anche alcuni che trattano si di leggende del folclore popolare, ma non di quel genere.

"Sibillini occhi d'avorio", con la sibilla antichissima che rapisce umani per renderli come lei, "Cani d'acqua", con quella terrificante creatura di distruzione che può facilmente essere la trasfigurazione della potenza distruttrice della natura quando è infuriata, e, soprattutto, "I nastri di Larrie", che racconta non di un mostro, ma di questa creatura dall’alienità totale, ma esteticamente splendida, e amichevole, che sarà praticamente l’unica ragione di vita per un uomo.

I racconti sono scritti in una buona prosa nella quale qua e là spuntano delle battute di un bell’umorismo che stemperano l’inquietudine forte, intensa, pervadenteli tutti.

In ognuno il terrorizzante viene spinto all’estremo limite, oltre il quale ci sarebbe il ridicolo, la stonatura, ma senza mai superarlo. Che è la cosa più difficile, per chi scrive horror.

A volte quasi si vorrebbe che quanto si stà leggendo finisse il prima possibile, da quanto orrore trasuda. E per quanto irrazionale ciò sia.

Tranne, ovviamente, che in "I nastri di Larrie", che non è un horror, per quanto il protagonista viva un intenso dolore interiore.

Ma un ottimo racconto fantastico, come ho detto a mio parere sicuramente il migliore della raccolta.

Attendiamo quindi ansiosamente la seconda parte, che l’autore nell’intervista a fine volume dice di stare ancora scrivendo.

Il volume è appunto completato da "Non è il paese del sole e del mare" (pagg. 7-8) e "Il mio nome è Luigi Musolino e queste sono le mie storie" (pagg. 148-151), entrambi di Alberto Panicucci.






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