Cate Balanchett ruba la scena a Cenerentola
di Paolo Mereghetti
Stampata nella memoria collettiva secondo il canone imposto nel 1950 da Walt Disney, capace di «cancellare» anche le sue tre versioni letterarie (Basile, Perrault, fratelli Grimm), Cenerentola torna adesso sempre prodotta dalla Disney ma nella versione in carne e ossa. Chiamato a dirigerla, Kenneth Branagh non ha inseguito la strada dell'infedeltà e della revisione ideologica per concentrarsi sull'interpretazione, che ha in Cate Blanchett nel ruolo della matrigna la sua punta di diamante.
«L'idea - ha spiegato il regista - era quella di evitare il facile cinismo, ma anche le scivolate. nel sentimentalismo. Volevo rendere moderni i personaggi, a cominciare dalla gelosia che si impossessa della matrigna, le cui esplosioni d'invidia per la bellezza e la bontà che dimostra Cenerentola e che le sue due figlie non hanno, mi sono sembrate sentimenti molto umani».
La sceneggiatura di Chris Weitz segue piuttosto fedelmente la versione Disney del 1950, con qualche significativa aggiunta. Come il primo incontro tra Cenerentola e il principe, che non si fa riconoscere e avviene casualmente durante una cavalcata nel bosco, offrendo al sovrano la prova che l'amore, già sbocciato al primo sguardo, sia totalmente disinteressato.
L'altra invenzione riguarda la scarpetta di vetro, dotata di un vertiginoso tacco 12: una resta sulle scalinate del palazzo come da tradizione, l'altra viene trovata dalla matrigna che la rompe e ne usa il tacco per una trattativa con l'infido ciambellano di corte (Stellan Skarsgård) che dovrebbe salvare le ragioni di Stato, imponendo al principe un matrimonio combinato, e assicurare una ricca rendita a lei e alle figlie.
Ma si sa che le fiabe non possono esimersi dal finire nel migliore dei modi possibili...
Funzionali a offrire qualche piccola sorpresa a un pubblico che si presume conosca benissimo la versione a cartoni, queste «novità» (a cui si aggiunge un capo delle guardie di colore, in nome del pluralismo etnico) passano comunque in secondo piano di fronte alla ricchezza delle scenografie (di Dante Ferretti) dei costumi (di Sandy Powell) in un film che punta soprattutto sull'interpretazione.
Se Lily James è una Cenerentola come ce la si aspetta, bionda, gentile e fin troppo remissiva, e Richard Madden un principe azzurro che sa indossare elegantemente i costumi regali, Cate Blanchett sfoggia tutta la sua bravura nel tratteggiare una matrigna gelosa e invadente, divertente proprio perché senza mai un'ombra di pentimento e decisamente autoironica. Le tiene testa Helena Bonham Carter, Fata Smemorina simpatica e pasticciona, di cui si rimpiange solo la troppo breve apparizione sullo schermo (per la tradizionale trasformazione della zucca in carrozza e di Cenerentola in principessa smagliante).
Certo, il film a cartoni resta un capolavoro insuperato, ma questa versione Branagh, con il suo messaggio di ottimismo, è perfetta per una generazione che crede ancora nei sogni ma li vuole belli e «reali» come gli attori che li interpretano.
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