Blue siren
di Danilo Arona, in "Bad visions", "Urania epix" n. 11, ed. Mondadori, 2010, 4,90 €, 384 (170) pagg.
Ottimo horror di uno dei nostri migliori autori, in questo volume con un altro, altrettanto buono, "La stazione del dio del suono".
Una sorta di rivisitazione di "Il giro di vite" di Henry James, ma molto, molto più horror.
Vi si immagina, infatti, che le morti di una donna con sua figlia, annegate, assassinate, le faccia diventare spettri.
E che, questi, dalla dimensione astrale, arrivino fino ai giorni nostri, per vendicarsi.
Ma la trama è infinitamente più complicata di così.
La donna è la governante di due bambini in una grande casa, che giocava giochi pericolosi (sado/maso) col giardiniere.
Ed è stata uccisa, forse con l’aiuto dei bambini stessi (8 e 10 anni), che avevano assistito, a quei giochi, perché aveva in grembo una loro figlia.
E la figlia è annegata nel nascere.
Così come il bambino è morto di crepacuore per aver visto il fantasma del giardiniere, morto anch’egli, probabilmente per mano dei bambini stessi.
E il figlio della famiglia che andò ad abitare in quella casa, per aver visto il fantasma di una donna grondante acqua, con un feto che le usciva dalla vagina.
Ai giorni nostri, c’è una droga, che viene dal Perù, che fa vedere, se si va molto veloci in auto, un a donna nuda con un feto… idem.
E delle ragazze che giocano con una tavoletta Ouija vengono sventrate da… un feto inferocito.
Quei fantasmi, giunti ai giorni nostri.
C’è anche una lunga serie di capitoli che dicono di quella droga, nella foresta amazzonica.
Insomma, tutto molto complicato, ma man mano che si procede nella lettura, diventa sempre più chiaro, ciò di cui si sta leggendo, ed appassionante.
Davvero molto ben scritto, è, appunto, anche molto ben congeniato; non per nulla l’Arona è, principalmente, un esperto di cinema fantastico.
Cosa che si riflette nella sua scrittura appunto costruita con delle cadenze cinematografiche, e con delle citazioni, anche letterarie, che fanno il piacere dell’appassionato.
Se non l’(li) avete letto/i, vale senz’altro la pena procurarsene una copia.
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