New voices: George R.R. Martin
di Silvio Sosio
Nel settembre del 1983, avendo trovato su "Locus" l’indirizzo di George R.R. Martin, decisi di provare a scrivergli. Martin era e rimane uno dei miei autori preferiti, per cui fu per me molto molto emozionante quando, quattro o cinque mesi dopo, ricevetti la risposta. Una vera lettera con tanto di autografo al fondo, che iniziava con 'Dear Silvio'… grandioso!
Il bello poi era che Martin, che è un autore abbastanza giovane, si mostrava molto disponibile, simpatico. Io da buon fanzinaro incallito avevo inserito nella lettera qualche domanda, a mò di intervista, non troppe ovviamente, ma essenziali. Il Martin rispondeva gentilmente a tutte, e così mi trovavo in mano - che colpaccio! - quest'intervistina per LSS.
Per problemi di programmazione il pezzo è dovuto restare finora ora nei 'prossimamente', ed è quindi con un sospiro di soddisfazione che finalmente ve lo passo.
DOMANDA – Sebbene le sue opere edite in Italia non offrano forse uno spaccato esauriente della sua produzione, mi sembra che soprattutto nelle sue prime opere si notino influenze della beat generations, e certamente degli ideali del '68. Quali sono le sue opinioni sull'una e sugli altri?
RISPOSTA - La 'beat generation' è stata un po’ prima dei miei tempi (io sono nato nel 1948 e i 'beat' erano degli anni 50, quand'ero ancora molto giovane), ma io sono, in senso ben determinato, un prodotto dei tardi '60, della controcultura e del movimento pacifista. I miei sentimenti in merito sono complessi; per i dettagli, posso soltanto indirizzarti al mio ultimo romanzo, The Armageddon Rag (appena uscito presso la Poseidon negli Stati Uniti, ma non ancora venduto in Italia, ahimé), una storia d'orrore e mistero sulla musica rock e sugli anni '60, che dice realmente tutto quello che ho da dire sull'argomento.
D. Cosa è cambiato, oltre all'affinarsi dello stile e della tecnica narrativa, fra le sue prime opere, fino al bellissimo e profondo romanzo Dying of the Light (La luce morente), e i racconti e romanzi più recenti?
R. Naturalmente qualcosa nel mio lavoro è cambiato, dall'inizio della mia carriera, e non semplicemente in termini di tecnica.
Uno spostamento piuttosto ovvio avvenne quando mi interessai del campo horror e cominciai a produrre degli ibridi di science fiction e horror come Sandkings (Re della sabbia) e Nightflyer e, contemporaneamente, storie di orrore soprannaturale come Remembering Melody. La mia ultima antologia, Songs the dead Man Sing, mette insieme, in un solo mucchio, la maggior parte dei miei' racconti di orrore e "dark sf". In seguito sono diventato ancor più sperimentalista, specialmente nei miei romanzi. Fevre Dream è un romanzo d'orrore storico, e Armgeddon Rage è virtualmente impossibile da classificare. Spero di continuare a crescere e a cambiare come scrittore per sorprendere i miei lettori con ogni libro; per me è il sintomo di una carriera sana.
D. Come vede il futuro della sf, anche in relazione ai grandi successi della fantascienza cinematografica?
R. Le storie per grandi film di successo degli ultimi anni possono aver allargato in qualche modo il pubblico della sf ma, sfortunatamente, hanno anche creato una pressione verso sf letteraria ad adeguarsi alla formula di questi film, che è, come minimo comun denominatore, l'avventura da semplici e immediate emozioni. (1)
Guerre Stellari è piaciuto a me come a chiunque altro, ma il genere ha le potenzialità per andare ben oltre, e spero che queste potenzialità non vadano perdute.
D. Una curiosità che mi rode: per cosa stanno?
R. Raymond Richard.
D. Cosa trae dal suo lavoro di editor, in particolare come curatore della serie New Voices?
R. New Voices, ora ribattezzato I Premi John W. Campbell, con il quinto volume uscito regolarmente, e con grande ritardo, presso la Bluejay Books, è un lavoro fatto per diletto.
Non vi circola molto denaro, ma aiuta i nuovi autori validi a imporsi all'attenzione, e i nuovi scrittori sono la linfa vitale della sf.
D. In Italia ha avuto molto successo Windhaven, il romanzo da lei scritto con Lisa Tuttle. Cosa vuol dirci su esso?
R. Il pianeta dei venti è stata senz'altro la mia collaborazione di maggior successo, e sono contento che in Italia venga apprezzata. Effettivamente Lisa Tuttle e io abbiamo intenzione di scrivere altri romanzi su Windhaven, prima o poi, ma momentaneamente siamo entrambi occupati in progetti individuali.
D. Pensa di fare una capatina in Italia nel futuro prossimo?
R. Mi piacerebbe venire in Italia, un giorno, ma non prevedo che nel prossimo futuro mi sarà possibile. Perché voi, gente, non organizzate una convention mondiale? Una cosa del genere mi porterebbe da voi abbastanza presto.
Continuate a leggere, io continuerò a scrivere.
Intervista di Silvio Sosio, traduzione dall’americano di Dario Sciunnach.
Pensando di far cosa gradita, pubblichiamo qui sotto l'indirizzo di George R.R. Martin:
GEORGE R.R MARTIN
102 San Salvador
Santa Fe, N.M. 87501
(1) L'intraducibile forma usata da Martin, "Gosh-Wow Adventure", significherebbe letteralmente: "avventura da 'perbacco e 'oh" (N.d.T.)
George R.R. Martin è nato a Bayonne, New Jersey, il 20 settembre 1948. Ha esercitato varie professioni, tra cui giornalista sportivo, public relations man, commentatore politico, per approdare alla fantascienza nel 1971. Nel 1973 perdette il suo primo premio Hugo, conoscendo però Gale Burnick, che sposerà nel 1975. Nel 1974 pubblica quel bellissimo romanzo breve che è A song for Lya (Canzone per Lya) che è una delle migliori opere della sf sulle telepatia, e che gli vale l'anno dopo il suo primo Premio Hugo. Nel 1977 esce il primo volume di New Voices, una antologia dedicata all'ultima leva della sf americana. Sempre nel 1977 appare il primo romanzo, Dying of the light (La luce morente), finalista all'Hugo.
Martin torna all'Hugo trionfalmente, nel 1980, vincendo nelle due categorie racconto e racconto breve con Sandkings (Re della sabbia) The way of Cross and Dragon (La via della croce e del drago). In Italia Martin è stato in pratica scoperto da Vittorio Curtoni, che lo portò su "Robot" già nel 1977, per pubblicare in seguito una antologia personale (Canzoni d'ombre e di stelle, "Robot" 34) e il primo romanzo, La luce, morente. Recentemente l'Editrice Nord ha pubblicato il romanzo che Martin ha scritto insieme a Lisa Tuttle, Windhaven (Il pianeta dei venti), che ha riscosso grande successo.
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