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La terra ferita: J.G. Ballard


di Brian W. Aldiss


La terra ferita


Terminal Beach è una raccolta di gran lunga migliore di quanto sarebbe lecito aspettarsi in questo mondo sciagurato. Non solo i racconti hanno una loro validità individuale, ma rivelano in Ballard un'evoluzione che i suoi primi scritti non lasciavano presagire.

II primo romanzo (inglese) di Ballard, Four Dimensional Nightmare, tradiva in lui la limitatezza dell'argomento. C'erano fin troppe storie sul tempo ed in particolare sul tempo che si ferma. In questo nuovo volume, lui rimane limitato per quanto riguarda il tema, ma tale limite si traduce in una concentrazione più intensa, e così il tema può riversarsi in tutta la sua pienezza. Questo è infatti il tema: che i limiti, sia volontari che imposti, favoriscono in compenso il puntarsi dell'attenzione su situazioni e stati d’animo cui solitamente l'uomo 'normale', posseduto dal mondo, non fa caso.

Tutt'altro che incidentalmente, come fece una volta notare H.L. Gold, la stessa cosa si può notare nella posizione stessa di Ballard in seno alla fantascienza. Rifiutandosi di andare scorrazzando per tutto l'universo, ha fornito ai suoi lettori molte più stranezze di qualsiasi mostro proveniente dalla lontana Andromeda.

Alcuni dei migliori racconti di Terminal Beach sono al limite – come vorrebbe essere per tutta la buona Sf - tra la fantascienza e qualcosa d'altro.

The Drownd Giant, per esempio, è in apparenza un diretto resoconto dello smembramento di un corpo gigantesco, seppur umano, ritrovato su una spiaggia non specificata. Il modo di raccontare riporta alla mente opere come "La metamorfosi" o "La talpa gigante" di Franz Kafka. Comincia con questa frase, "La mattina dopo il temporale, il corpo di un gigante annegato fu spinto sulla spiaggia a otto chilometri dalla città, in direzione nord-ovest." (1). La cosa importante che sottolinea il narratore è ricordare dove sia apparso il gigante, non il fatto che si tratta di un gigante; stupirsene sarebbe scorretto, e nel descrivere lo smembramento del gigantesco corpo, Ballard ci libera del desiderio di sapere da dove provenga. Si concentra sulle cose importanti e, così facendo, fa sembrare meschini e volgari i fini perseguiti da gran parte della fantascienza. Messo in mano a cinquanta atri scrittori di Sf, questo racconto si sarebbe concluso con la venuta di altri giganti da Akkapulko XIV per liberare il loro compagno, e con l'inevitabile scontro armato. Evitando il sensazionalismo, Ballard ci fa capire quanto la Sf sia vittima di sensazionalismo.


L’intelligenza unificatrice


Ballard sostituisce il sensazionalismo con l'intelligenza. I critici non hanno sottolineato mai a sufficienza l'intelligenza di questo autore, una intelligenza unificatrice che è la sua caratteristica principale. Il fandom sembra aver deciso che lui è il profeta dello sconforto, e lasciamo perdere. Nelle fanzine Ballard viene raramente messo in discussione (quanto a questo non lo è nessuno, tranne Heinlein), ma le citazioni occasionali tendono ad essere dispregiative. Così un redattore di "Vector" definisce Ballard un 'malinconico Johnnie'. Un esempio dell'ingegno di Ballard è il modo caustico con cui viene descritta la pedanteria di Pelham in "The Reptile Enclosure" (Chiacchierando sulla spiaggia con la moglie, Pelham osserva, "È incredibile di quanta popolarità godano i bagni di sole", e non può fare a meno di aggiungere, "In Australia, prima della Seconda Guerra Mondiale, era diventato un problema sociale di prima grandezza"). La situazione in "Billenium", dove sette persone entrano una dopo l'altra in una piccola stanza, trattata con particolare attenzione al lato comico, mentre l'ironia è sempre presente, nelle opere di Ballard, spesso dando l'impressione di rivoltarsi contro l'autore stesso, escluse le rare occasioni in cui viene detronizzata dal melodramma. Treck l2, un racconto giovanile, mescola abilmente melodramma e ironia, raccontando la storia di un uomo che annega al suono amplificato di un suo stesso bacio adultero. Question of Re-Entry, che tratta di un tenente alla ricerca di un astronauta scomparso in Amazzonia, ha anch'esso una connotazione umoristica, pur se si tratta di un umorismo amaro. Ma l’intelligenza di Ballard consiste soprattutto nel suo repertorio di immagini che, analogamente a quello dei parti metafisici come Carew o Donne, può sorprendere e piacere per la sua capacità di affiancare idee altrimenti distinte. In The drought tale repertorio di immagini è, forse a ragione, più secco e stringato, più sul tipo della seguente affermazione, fatta da Ransom a Catherine, "Ho sempre pensato che tutta la vita fosse una specie di zona disastrata".

L’accostamento di tali immagini abbonda in The Terminal Beach. Eccone un esempio, tratto dal racconto che da il titolo all'antologia:

"Gli esperimenti atomici avevano fuso la sabbia a strati, e questi strati pseudo-geologici condensavano brevi ere, durante microsecondi, di tempo termonucleari" Il paradosso è strettamente legato a questo tipo di spirito, ed infatti la citazione prosegue, "L'isola era un tipico esempio del contrario di quanto afferma la massima dei geologi per lui la chiave del passato si trova nel presente. Qui la chiave del presente si trovava nel futuro. L'isola era un fossile dell'avvenire, i suoi bunker e le sue casematte erano la dimostrazione del principio che il reperto fossile della vita era una corazza e un esoscheletro.

La precisa visione di Traven, esemplificata nel brano citato, è affinata dalle premonizioni della morte. Lui si trova metaforicamente nella stessa posizione di Knight, in un romanzo giovanile di Thomas Hardy, "Un paio di occhi azzurri". Knight si aggrappa disperatamente alla parete di un'alta scogliera: come Traven, è la personificazione dell'isolamento, e il discorso dell'autore è valido per tutto il genere umano. A pochi centimetri dagli occhi di Knight c'è un fossile sepolto nella scogliera, che lo fissa senza occhi. "Era l'unica cosa a portata della sua vista che fosse mai stata viva e che avesse posseduto un corpo da salvare; come lui stesso… Nella sua morte doveva essere insieme alle cose piccole… Il tempo si richiuse come un ventaglio davanti a lui. Lui si vide ad un’estremità degli anni, faccia, a faccia con l'inizio e con tutti i secoli intermedi contemporaneamente". Qui, le intenzioni di Hardy (ma spesso anche altrove) sono quelle di raggiungere lo stesso tipo di brivido che persegue Ballard. In verità, un’eco dell'episodio del fossile di Hardy si può ritrovare in un racconto dello stesso Ballard, Deep End (contenuto in The Terminal Beach), dove il pesce solitario scoperto da Holliday nella piscina viene inteso come simbolo di vita; in The Drought questo è forse il simbolo predominante. Non ho intenzione di fare troppi paralleli fra Ballard e Hardy - paralleli che non ritengo esistano - ma vi sono delle volte in cui Ballard, servendosi dei simboli per dare l'idea del massiccio trascorrere del tempo con una prosa in qualche modo ingombrante, ricorda molto da vicino il grande romanziere vittoriano.

"Piuttosto, la presenza enigmatica della città, con le sue gallerie in rovina e i suoi cortili interni incrostati di muschio e di cardi giganti, sembrava un immenso manufatto, opera dell'uomo, che si contrapponeva al naturalismo surreale del delta. Tuttavia, come il delta, anche la città si muoveva a ritroso nel tempo: la traccia barocca delle divinità serpentine lungo i fregi si dissolveva per essere sostituita dai viticci intrecciati della vegetazione, le forme pseudo-organiche fatte dall'uomo ad immagine della natura ritornavano lentamente all'origine." (da The Delta at Sunset)

Anche in questa citazione si vede in opera quel tipo di intelligenza di cui parlavo prima - un'intelligenza unificatrice che a me sembra pienamente riuscita. A volte si scopre che lo scrittore scherza con se stesso. Per esempio in The Terminal Beach, una giovane aviatrice arriva sulla spiaggia bombardata. Traven la vede e "mentre si voltava, Traven si alzò di scatto a sedere, riconoscendo in lei la bambina della fotografia, appesa con uno spillo alla parete del bunker". Che svolta nella trama, che potrebbe essere, che grossa trovata, con tutto il respiro del romanzo tradizionale! Ma Ballard prosegue, imperterrito, "Poi si ricordò che la rivista non doveva risalire a più di quattro o cinque anni prima".

L’intelligenza unificatrice cerca sempre di armonizzare gli opposti e le incongruità. In The Subliminal Man (apparso su New Worlds e non ancora raccolto in antologia), segni subliminali dell'odioso gigante vengono eretti per tutta la città, e per "un richiamo al meschino snobismo, le sezioni più basse erano state incastrate in pannelli in falso Tudor", un tipico umorismo amaro di Ballard. In The Drought Catherine se ne va a spasso con i suoi leoni bianchi, contrasto di debolezza e di forza. La signora Quilter viene sepolta nel sedile posteriore di una limousine. Sono esempi tipici del metodo del 'collage', l’arguzia di un catalogatore scontento delle categorie altrui, e rappresentano uno sforzo notevole di trattare la disorganizzazione dei nostri tempi, nonché il più notevole contributo di Ballard alla fantascienza.


La detronizzazione dell’Eroe

L'umorismo, invece, non è il forte di Ballard.

Il più serio colpo d’ala, nel suo migliore romanzo, The Drowned World, è lo scellerato Strangman il quale, con i suoi alligatori, la sua "bella faccia saturnina", il suo "abito bianco increspato, la cui superficie simile a seta rifletteva il metallo dorato del suo trono rinascimentale con lo schienale alto" e il suo paggio, "un enorme negro con la schiena curva, che indossava un paio di calzoni corti di cotone verde… una gigantesca e grottesca parodia di un essere umano", ci ricorda irresistibilmente uno dei cattivi della Sf anteguerra, Captain Justice, apparso su "Modern Boy". Costui, con il suo "sigaro in bocca, il berretto spavaldamente di sbieco a ricoprire un occhio", viene caratterizzato con la stessa sottigliezza di Strangman. Si ride soprattutto del primo, credo, perché non è l'autore a riderne; in verità, Strangman è dipinto come una specie di personaggio apocalittico, con una grande rilevanza nella trama, ma si piega sotto il peso delle intenzioni dell'autore, e viene dimentica subito dopo la sua apparizione; lasciando Kerans al suo rapporto di amore-odio con il mondo sommerso e logorante che lo circonda.

Si ride, come dicevo, eppure sarebbe un errore sottovalutare Ballard, e può anche darsi che, a livello più profondo, Strangman sia stato concepito come parodia. Vi sono segni frequenti nell'opera di Ballard. dai quali si capisce che lui sta parodiando, o prendendo in giro, o quanto meno ricordando tutte le brutte cose di ciò che ha scelto di scrivere (spesso è difficile fare altrimenti, per lo scrittore intelligente di Sf); abbiamo già visto un esempio del genere, laddove Traven crede di riconoscere la ragazza aviatrice.

L'atteggiamento di Ballard è tale da farci venire in mente spesso la Sf proprio attraverso ciò che lui ostentatamente non fa. A Ballard piace considerarsi un po’ un proscritto, nella fratellanza della Sf. Evita gran parte degli autori, è dell'opinione - distinguendosi così dalle affermazioni adulatorie di molti altri - che H.G. Wells ha avuto una influenza disastrosa sullo sviluppo successivo della fantascienza, e sembra ritenere William Burroughs il più grande scrittore di Sf, e naturalmente è l'apostolo dello 'Spazio Interno'.

Offrendo i più degni contributi alla serie di Editoriali degli Ospiti di New Worlds, Ballard ha detto di essere convinto che la fantascienza dovesse rigettare, idee come il volo interstellare; gli alieni, ed altre convenzioni del genere, rivolgendosi più verso le scienze biologiche che quelle fisiche, fin troppo sfruttate. "L'unico vero pianeta alieno è la Terra". Non solo deve cambiare l’argomento, ma-anche lo stile: Ballard dice che "La Sf deve rinunciare alle sue attuali forme narrative ed alle sue trame. Gran parte di queste sono fin troppo esplicite per poter esprimere la sia pur minima interazione tra i personaggi e tra i temi... Io credo che la fatica più dura non sarà quella dello scrittore o dell'editore, ma quella dei lettori. Tocca a loro accettare uno stile narrativo più obliquo, dei temi più attenuati, simboli e vocabolari privati".

Si tratta di una reazione consapevole contro la Sf conservatrice. E Ballard, diversamente da molti altri profeti, non manca di mettere in pratica ciò che predica. I suoi personaggi centrali, sensibili, peccatori, sconfitti, feriti, amareggiati, sono lontanissimi dagli eroi spavaldi di Heinlein, dai salvatori di Asimov, dai demoni spinti dall'ira di Bester, o dai bisbetici cospiratori di Wright, così come da tutti quei ragazzi coraggiosi, con disintegratori, mantelli e. stivaloni che ci hanno accompagnato dai tempi di Verne. A coloro che agiscono, Ballard oppone coloro che non agiscono. È contro gli eroi galattici come Bill, l'eroe Galattico.

Nei suoi primi racconti, i suoi personaggi, oltre a non agire, non si muovono nemmeno. I personaggi centrali lottano assai poco contro i loro mondi; troppo poco, e così noi proviamo un leggero senso di stasi, una mancanza di 'climax' in racconti come Prima Belladonna, Waiting Grounds, Sound Sweep, Zone of Terror e Build-Up. Ma a questo stadio Ballard non aveva ancora trovato il suo tono, e scriveva racconti come Mobile, Escapement, e Now: Zero, tutti troppo deboli e derivati per trovare equivalenti nella sua opera successiva.

(Incidentalmente, tutti i racconti qui citati, escluso Escapement, si possono ritrovare in uno o l'altro dei due primi volumi pubblicati di Ballard, The Voices of Time e Billenium, entrambi editi coraggiosamente dalla Berkley di New York nello stesso anno, 1962).

Eppure, nonostante abbia cominciato con racconti magistrali come Manhole 69 e Track 12, questi personaggi che non corrono, continuano ad apparire nei suoi racconti più recenti. Ma proprio qui, credo, viene fuori la valorizzazione di Ballard. La non-azione fu all'inizio uno svantaggio perché Ballard doveva ancora forgiare "lo stile narrativo obliquo, i temi attenuati ed i simboli privati" di cui aveva bisogno. Nella raccolta intitolata The Terminal Beach ci presenta una serie di storie in cui la non-azione del personaggio centrale è essenziale alla struttura; è diventata la struttura: I suoi personaggi, come quelli dei fumetti di Jules Feiffer, stanno immobili e si lasciano vivere.

A parte una certa quantità di movimento attraverso una foresta in The Illuminated Man, in questa dozzina di storie non c'è quasi azione. Si può sentire muovere un dito.


Caratteristica mancanza di speranza

Questo è l'effetto di cui Ballard ha bisogno. Ha scartato i vecchi tipi di narrativa fantascientifica ed ha trovato spazio per le sfumature e per l’'inner space'. Anche le sue ambientazioni si sono spostate dalle città e dai sobborghi nei luoghi deserti, come se ciò fornisse a Ballard più spazio per le sue manovre. Non solo lo stile è più obliquo che in precedenza, ma anche le azioni vengono osservate da un’angolazione più obliqua. E l'esame non riguarda tanto il fallimento quanto le glorie private spesso rinchiuse in un fallimento. Si tratta di un progresso maggiore, nel quale racconti come The Subliminal Man - dove Franklin, il personaggio principale, è diviso fra azione e non azione - segnano forse una fase di transizione. James B. in The Illuminated Man, Pelham in The Reptile Enclosure, Charles Gifford in The Delta at Sunset; Traven nel racconto che da il titolo alla raccolta, Holliday in Deep End, Maitland in The Gioconda of the Twilight non possono essere considerati tutti dei falliti, da un punto di vista concreto; ma lo scrittore ci convince che in loro c'è ben altro interesse che per cose mondane; rifiutati dal mondo (o rifiutato il mondo), essi sono liberi di scoprire e soffrire in modi inconsueti.

Molti scrittori sono riusciti a liberarsi da quel tipo di imposizioni che Ballard ha rifiutato; ma Ballard è probabilmente l'unico ad averlo fatto in Sf, (almeno senza ricadere nell'informe volubilità che caratterizza l'opera di Cordwainer Smith). Perciò è interessante vedere che cosa fa il mondo della Sf, degli scritti di Ballard. Coloro che ci si aspettava avrebbero applaudito l'hanno fatto; Damon Knight in America, Michael Moorcock in Gran Bretagna, John Baxter in Australia. Kingsley Amis ha dedicata un lungo e lusinghiero studio a The Drowned World sull'Observer. Le reazioni degli appassionati sono state naturalmente varie; molti di essi non capiscono e non vogliono capire. Ma Peter White, un giovane che promette assai bene come critico, ha pubblicato su Vector un'interessante analisi di Terminal Beach. Ma anche appassionati e direttori vanno perdonati; almeno essi leggono e tollerano Ballard, e forniscono un mercato alle sue opere; come The Wind from Nowhere, scritto solo per far denaro. Come lo stesso Ballard ha detto, "Come la maggior parte dei media, la Sf ha bisogno di un pubblico fedele e giudizioso". Dobbiamo rallegrarci tutti che questo pubblico sia stato almeno fedele.

Moorcock ha affermato in una fanzine, Les Springe, che William Borroughs è l’unico scrittore di fantascienza (con l'eccezione di Ballard) degno di essere letto. Se Burroughs sia o no uno scrittore di fantascienza è questione tutta da discutere. Forse sembra importante in un mondo disorganizzato perché il suo tema è proprio la disorganizzazione. Le tecniche di Ballard sono molto più conservatrici di quelle di Borroughs. In verità, solo in un piccolo angolo conservatore della letteratura, qual'è la fantascienza, lo si poteva mai sospettare di essere rivoluzionario. Lui fa affidamento, come tutti noialtri, sull'effetto logico di una progressione cumulativa di dettagli, in modo che i suoi racconti raggiungano il punto culminante partendo dalle qualità intrinseche all'inizio della vicenda; e si sforza di "scrivere bene" come, diciamo Sir Arthur Quiller-Couch avrebbe inteso l'espressione. Ballard gode nel decorare le sue frasi con aggettivi e parole rare, finché, come le trasformazioni in The Illuminated Man, non pendono in "blocchi di canditi opalescenti, i cui innumerevoli riflessi brillavano come gigantesche chimere rispecchiandosi nelle pareti di cristallo intagliato". Io non sono sicuro che Sir Arthur, nei suoi umori più platonici, avrebbe approvate tutto ciò.

Può essere stato queste processo di decorazione che ha portato Amis a parlare delle capacità di Ballard di "riportare alla mente Conrad". Più profondamente, Amis nota che, in The Drowned World, "l'azione principale si svolge nelle pieghe più profonde della mente; e il merito principale è lo straordinario potere immaginativo mediante il quale qualsiasi cosa risieda in tali pieghe viene esternata in forma concreta". Gli uomini d'azione di Conrad non sono quelli di Ballard; lui traffica con gli uomini sedentari ed incapsulati della nostra era proto-spaziale. Sembra scorgere in noi una malattia che corrisponde a qualcosa che c’è in natura. La natura, nell'opera di Ballard, produce alcuni notevoli orrori (orrori che scrittori di Sf di vecchio stampo come Williamson o Wyndham sarebbero stati lieti di escogitare per amore di una impetuosa avventura attraverso l'America e l'Inghilterra in rovina), ma il punto cruciale che Ballard sembra voler sottolineare è che l'uomo, essendo malato, concorre a creare questi orrori, ed in tal modo non risente pienamente dei loro effetti. Ransome in The Drought, come il lungo elenco di personaggi centrali sofferenti che lo precedono, non penserebbe mai di lamentarsi della decadenza di tutte le speranze terrene, soprattutto perché (diagnosi derivata dai prototipi dei primi racconti) non ne ha mai avute. Analogamente Kerans, in The Drowned World, non viene toccato dal caos che lo circonda, anche quando assume le forme più orribili: "Si ricordò di nuovo un sinistro cimitero sul quale si erano mossi, con le sue tombe fiorentine crepate e spaccate, i cadaveri che galleggiavano avvolti nei loro sudari mezzi aperti, tetra rappresentazione del Giorno del Giudizio". Il tono sembra di torvo umorismo; Kerans non rivela traccia alcuna di sconforto.

Nello stesso modo James B. desidera ritornare alle paludi della Florida, in The Illuminated Man. Qui forse l'identificazione dell'eroe con l'autore è più marcata, perché James B. è tratteggiato in modo da avvertire fin troppo chiaramente come condanna il piacere che Ballard trae evidentemente dai suoi effetti prismatici.

Quest'identificazione diretta si rivela in una frase come "Per qualche ragione mi sentii improvvisamente meno propenso a trovare una cosidetta spiegazione scientifica per lo strano fenomeno cui avevamo assistito". Il che ci conduce ad un altro punto che deve essere preso in considerazione esaminando l'opera di Ballard in rapporto alla fantascienza in generale: la sua ostilità nei confronti della scienza e della tecnologia, connessa con la sua indifferenza nel fornirci delle spiegazioni scientifiche. Nel suo disprezzo per una "cosidetta spiegazione scientifica", spesso lui rifiuta anche di darne una logica. Questo si rivela più chiaramente, come è logico, negli scritti più vicini alla Sf tradizionale, in particolare The Wind from Nowhere; un titolo infausto, dal momento che il vento proviene realmente dal nulla e sembra dirigersi verso il nulla, e muore così come è nato senza che sia fornito alcun motivo.


Distruggere le stazioni spaziali

È a questo punto che Ballard ricorda maggiormente Ray Bradbury, di cui è un ammiratore, benché l'ambiguità dei suoi sentimenti anche verso la scienza facciano di lui lo scrittore più interessante.

Il suo rifugio dalla vita in un'era scientifica è il rifugio di Bradbury, la ricerca di un mondo infantile di sentimenti senza pensiero.

I bambini mancano nelle storie di Ballard, a volte con qualche protesto (due dei personaggi principali di The Terminal Beach hanno perso mogli e figli in incidenti stradali), ma molti personaggi hanno la convinzione infantile che sfideranno il pericolo per ritornare al tempo/luogo che avvertono con maggiore intensità. (La loro arditezza viene generalmente ricompensata, dal momento che pochi di loro giungono a provare dolore, anche quando si trovano a vivere delle circostanze più sgradevoli). Kerans ne è un notevole esempio, e Ransome, che una pallida copia di Kerans, cosi come The Drought è una pallida copia di The Drowned World. Kerans perde la sua identità; nelle ultime righe del romanzo viene ridotto all'anonimato di un'secondo Adamo'; Ransome si limita a perdere la sua ombra. Maitland, in The Gioconda of the Twilight Noon, si strappa gli occhi per poter avere la visione di un bambino.

Forse è questa la ragione per cui Ballard, come Bradbury, è diventato una figura così controversa. Sia che questo rifuggire dalle figure a tutto tondo tipiche della Sf sia un'arte intellettuale o istintiva (e si deve presumere dalla sua potenza che in Ballard sia valida la seconda ipotesi, confortata da una capacità decorativa tutta intellettuale), non va giù volentieri al lettore abituale, il quale vuole delle figure massicce e vigorose nelle quali identificarsi.

Le mutevoli ambiguità di Vermilion Sands e tutti gli altri panorami cosparsi di dune sono troppo imbarazzanti per lui.

Ballard è uno scrittore sensibile, ed a volte è difficile non sentire che le sue storie sono scritte in uno spirito perverso. Questo è naturalmente un modo per sopravvive alle critiche degli ignoranti. Dopo la prima ondata di critiche inopportune, le storie di Ballard sembrarono contenere ancor più relitti di veicoli spaziali nascosti nella sabbia, e orbitanti sopra le nostre teste, congegni inceppati, alberghi e motel affondati nell’acqua o nella polvere, rampe di lancio e piattaforme arrugginite. In alcuni dei racconti di The Terminal Beach pare quasi di sentirlo dire "Questa è per Arthur Clarke!".

Uno dei momenti più notevoli di questo naufragio meccanico si ritrova verso la fine di The Drought, dove Ballard si rivela come il luddista letterario per eccellenza. Descrive un piccolo padiglione, "con le sue cornici di vetro e metallo che brillavano alla luce del sole. Era stato costruito utilizzando pezzi assortiti di cromo e di metallo smaltato – griglie di radiatori di automobili, riflettori di stufe elettriche, involucri di radio e così via - riunite insieme con notevole ingenuità".

È di nuovo un collage, ed un altro esempio del processo unificatore al lavoro. È in parte il modo di Ballard di sottolineare l'inutilità dei congegni originali: malgrado essi siano stati usati in modo diverso da quello originariamente previsto, essi adesso formano qualcosa di più degno, su una sana scala di valori, "un gioiello di Faberge". Analogamente, è questo che Ballard ha fatto dei valori materialistici della Sf media. Scopre che la maggior parete delle trappole consuete sono indegne. Il suo editoriale sullo "Inner Space" sottolineava con impazienza "gli stretti limiti narrativi imposti dal sottofondo di razzi e viaggi tra i pianeti", e lui si è abituato a considerare i viaggi spaziali come roba vecchia.

Personalmente non sono d'accordo con molta parte di ciò, e non riesco a capire in che modo il suo continuo distruggere la biosfera debba essere considerato qualcosa di più nuovo del viaggio spaziale; e non credo nemmeno che simboli come i razzi e i robot, che sono stati creati come tali attraverso decenni e decenni di taciti accordi, debbano essere gettati via così alla leggera. Ma c'è da compiacersi che Ballard abbia un punto di vista; è l'unico modo per creare un'opera originale; il fallimento degli altri scrittori di cui si parla in questo articolo risiede proprio lì (2). Essi copiano, mentre Ballard crea. È un peccato, perciò, che in The Drought lui dia l'impressione di copiare momentaneamente se stesso. Forse può darsi che ci sia una falla nella sua tesi dello spazio interno. Se, come ho suggerito, il suo manifesto è stato concepito per giustificare la sua opera (e tutti abbiamo bisogno di giustificazioni), potrebbe succedere che in momenti di minore pressione creativa lui vi ricorra consapevolmente; in tali occasioni, è più probabile che si riveli la falla. I personaggi di Ballard sono costretti ad abitare lo spazio interno proprio perché non riescono a comunicare; a volte anche a livello elementare. Parecchi dei suoi protagonisti potrebbero essere salvati, o potrebbero salvarsi, semplicemente parlando. Ne è un esempio Maitland in The Gioconda of the Twilight Noon. Non riusciamo a vedere alcun motivo per cui lui non debba parlare al dottore della sua cecità. È la convenzione che lo fa tacere, o le convenzioni di un racconto di Ballard? La stessa domanda si potrebbe rivolgere a proposito di Gifford, in The Delta at Sunset; l'ultima volta che lo incontriamo lui si rifiuta di rispondere a sua moglie, che è il suo unico contatto con la realtà.


Il mondo fuori posto

Questa dislocazione con il mondo esterno continua anche quando il mondo esterno è a sua volta dislocato, e raggiunge il massimo distacco in alcuni passaggi di The Drought.

Ransom si reca non senza qualche problema a Mount Royal, per trovare Catherine Austen, la quale lavora in uno zoo. Dapprima lei lo prende per il veterinario, poi dice, "Felice di vederla, dottore. È venuto per aiutarmi?" "In un certo senso", risponde Ransom, e la risposta sembra soddisfarla; lei gli dice come si prenderà cura degli animali, "E poi?" chiede lui. "Che cosa sta cercando di dire, dottore?" è la risposta della ragazza. Dopo un altro po' di conversazione sconnessa lei gli chiede, "perché non si unisce a me, dottore? Insegneremo ai leoni a cacciare in branchi". Ransome replica prendendo la borsa ed allontanandosi. La tendenza odierna è per le conversazioni oblique ed ambigue; Pinter ha molti imitatori, ed un paio di essi potrebbero essere più interessanti, in Sf, degli imitatori di Hemingway. Ballard è affascinato dalla futilità quanto Pinter o N.F. Simpson; ma questo esempio di dialogo, tipico anche di molti altri, lo rivela incapace di giungere ad un punto fermo, forse perché è costretto a destreggiarsi fra differenti convenzioni; la situazione in superficie è troppo simile ad una scena di The Day of the Triffids, come il buon vecchio Bill che guida nella città distrutta per fare qualche spesa, per consentirci di accettare di buon grado qualcosa come l'ambiguità metafisica. Ballard è un uomo sorprendente; può darsi che questa sia una nuova direzione – ce n'è bisogno! - verso la quale è l'unico a muoversi, e che The Drought rappresenti una fase di transizione.

Lui probabilmente considera tutta la letteratura come una fase di transizione, se possiamo parafrasare una delle sue affermazioni. Una direzione nella quale si è mosso è quella dei panorami naturali, che sono venuti sostituendo quelli creati dall'uomo. Si è lasciato indietro le città opprimenti di Billenium, Chronopolis, The Sublimal Man (che contiene i più straordinari congegni condannati ad una rapida obsolescenza che siano mai stati immaginati) e di una dozzina di altre storie.

Ci si può rincrescere di ciò. A volte, la subtopia sembrava quasi una invenzione privata di Ballard. Con la sua inclinazione ai collages, Ballard dovrebbe utilizzare un periodo libero per montare un romanzo sulla metropoli servendosi delle sezioni staccate dei suoi racconti sulle città. Potrebbe venirne fuori il suo romanzo più straordinario.

Dovunque sia diretto, Ballard è ancora attento a mantenere i suoi libri all'interno di una struttura fantascientifica, anche quando ciò sembri appena necessario. La spiegazione della siccità in The Drought, che appare nel capitolo 6, è una spiegazione tradizionale, offerta in modo tradizionale, isolata in modo che un lettore poco interessato possa saltarla, un rimescolio di frasi abituali tipo "tentativi su scala mondiale di seminare le nuvole", "acqua da tutti gli oceani del mondo", "una pellicola mono-molecolare sottile ma elastica da un complesso di polimeri impregnati a catena lunga". Chiunque abbia scritto un romanzo catastrofico si è servito di questo linguaggio giornalistico comprensibile ed inoffensivo. Ballard lo fa con l'efficienza di tutti gli altri - anzi, meglio di qualcun'altro, perché la frase che segue, dopo quella dei polimorfi a catena lunga, parla di "vaste quantità di rifiuti industriali scaricati nei bacini oceanici", che in tal modo, ammiccando al senso di colpa (sprechi e inquinamento della biosfera), distoglie la nostra attenzione da eventuali dubbi riguardo alla scienza.

Malgrado il suo impegno a mantenersi all'interno di una struttura fantascientifica, Ballard se ne disinteressa spesso per quanto riguarda i fatti. O forse è più esatto dire che lui è piuttosto disdegnoso con il suo materiale, così come lo è con i suoi lettori. All'inizio di The Drowned World, l'identità della città sommersa viene lasciata nel vago: "Era stata una volta Berlino, Parigi o Londra? si domandò Kerans". Ballard sembra voler inserire i suoi stessi pensieri nella testa di Kerans quando dice, poche pagine dopo, "nonostante la potente magia dei mondi della laguna e delle città sommerse, lui non aveva mai provato alcun interesse nei loro contenuti, né si era mai preoccupato di identificare in quale città si era fermato!". Ma c'è da credere che qualcuno lo sapesse, magari l'ufficiale di rotta.

In seguito si scopre che la città è Londra, e Leicester Square viene liberata dall'acqua. Ecco le questioni idrodinamiche nude e crude trattate in modo disdegnoso. È difficile capire come uno sbarramento di navi potesse tener fuori l’acqua, anche quando ci viene detto che la laguna era stata chiusa da "funghi che crescevano nel fango umido, sigillando dall'esterno l'intera massa".

Queste trascuratezze non sono troppo preoccupanti in se stesse; ciò che preoccupa un po' di più è la tendenza di Ballard all'inconsistenza. Mi riesce facile dimenticarmene quando, per tornare all’'esempio succitato, come risultato del prosciugamento di Leicester Square ci vengono offerte squisite novità come i pipistrelli che "schizzavano da un cornicione gocciolante all'altro", e la zattera che "atterrava sul marciapiede, si spingeva nuovamente al largo, e andava ad arenarsi su un'isola spartitraffico". È così che mi piace la mia fantascienza, con il mondo capovolto, e qualcosa di improbabile ad ogni pagina, che segue alla premessa originale.

Jim Ballard, nelle conversazioni private, si diverte a dare l'impressione che la fantascienza abbia poco da offrirgli, e che si tratti di una forma di truffa, di "esperienza illecita". Io gli ho ribattuto che, al contrario, si tratta spesso di un ricordo di un'esperienza psichica. Lo stesso modo di scrivere di Ballard sembra confermare questa affermazione; anche se Ballard non lo ammetterà mai. Diversamente dagli altri scrittori di cui si parla in quest’articolo, lui usa la sua con un fine onesto, ma è difficile trovare un altro campo letterario che si adatti alle sue capacità di evocare paesaggi così vividi ed alieni, e di descrivere stati mentali strani e sconnessi.

I suoi mondi arguti e nervosi, cosparsi di nervi contorti e di stazioni spaziali distrutte, contengono in sé la convinzione che alla fine gli guadagneranno il favore popolare. Per i suoi personaggi il colpo peggiore è sempre passato; essi sono al di là della loro nemesi, e di conseguenza sono liberi.

Si può solo sperare che anche per Ballard la peggiore incomprensione sia ormai passata, in modo che lui sia libero di creare in una atmosfera più intelligente. Malgrado alcuni difetti, le sue storie rappresentano una delle poche forze stimolanti della fantascienza contemporanea.


"The Wounded Land: J. G. Ballard" da "The Twenty First Years" by Goddard e Pringle – tradizione di Maurizio Nati, ripreso per gentile concessione dell’autore


(l)- la traduzione, come tutte quelle che seguono, è tratta da "Il gigante annegato (Urania 764)

(2)- questo articolo è tratto da uno molto più lungo che riguarda tre scrittori inglesi (N.d.a.)






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