Mitologie del futuro prossimo: un racconto di Ballard
di Mirko Tavosanis
Il primo aggettivo per descrivere questo racconto è "denso". Solido, compatto, ma mai oleoso. Caleidoscopico, soffocato dalla giungla, si può considerare un concentrato dei temi ballardiani, una lettura quasi obbligata. A seconda di come lo si legga, la trama perde ogni significato oppure diventa protagonista; lo stesso può dirsi dell’ambiente.
Nel cielo della Florida le immense torri di lancio abbandonate svettano contro il cielo. Il programma spaziale è finito. La foresta ricopre il Kennedy Space Center e sui bordi delle piscine vegetano infinite paia di occhiali da sole. Serbatoi di idrogeno liquido ammiccano, sono gli occhi delle piante.
In cerca della moglie morta scende dal Canada Shepard. Affronta il suo alter ego Martinsen, creatore di uccelli e di trappole. Nel mondo imperversa il "mal di spazio", che ha rapito Eleine verso i monumenti Apollo sulla Luna.
Il Sole acceca, si riverbera sulla lucida superficie dei finestroni. È un Sole che, similmente a quello di "The Drowned World", fa regredire l'uomo ad uno stadio atavico, quasi amniotico, di felicità prenatale. Libera i soggetti dalla dimensione temporale, li inguaina in cotte risplendenti di diverse cronologie, come in "Crystal world". Il disco di luce sospeso nei cieli delle Terra spezza ogni catena, e sarà proprio contro questo bersaglio che voleranno, su un minuscolo areo, i due ex-astronauti di "Notizie dal sole" (1), persi nell'ultima estatica "fuga temporale".
Aerei, aquiloni, uccelli, libertà. Ballard li usa a profusione (2), iniziando "Mitologie…" proprio con la rappresentazione di un Cessna arenato sul bordo dell’Oceano. Anche il più modesto dei passeri diventa un uccello del paradiso.
Un'ossessione simile a quella per la fotografia, scienza e arte, regolata da aperture, otturatori, geometrie e superfici femminili.
La ripresa della scena della doccia di "Psyco" sia in "Mitologie ..." che in "Solarium" (3); la macchina perimetrica che ispeziona uomini e valli. Il "pentax zoom" di "The Death Module".
Luci di piccoli corpi celesti artificiali, come ricorda "Un’Ambigua utopia" (4). Una luminosità catartica e fine a se stessa, che svincola dai legami della quarta dimensione.
NOTE
1. "News from the Sun", 1982, in Urania 976, 1984
2. Si veda il racconto iniziale di "Disaster area"
3. "Motel Architecture", 1978, in Urania 976, 1984
4. "Nei labirinti della Fantascienza", 1979, Ed. Feltrinelli
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