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Ballard: "Noi, mostri dalla vita normale"


di Alessio Altichieri


James Graham Ballard è un uomo inquietante. Sta nascosto in un'anonima casetta fuori Londra, a Shepperton, nel normale disordine d'una media abitazione inglese, e dalla sua tana spara romanzi che sono bombe: "Terrorismo letterario", ammette.

Ballard è scrittore di molti libri, almeno due dozzine, tradotti in una ventina di lingue: ha conosciuto più volte un successo strepitoso, con L'impero del sole, portato al cinema da Steven Spielberg, e poi con Crash, da cui David Cronenberg ha tratto il film che, premiato a Cannes nel 1996, è stato lo scandalo della stagione.

Ma lo scrittore non ha cambiato vita, perché i soldi, "uno o due milioni di sterline", non contano. Vita appartata, casa vecchia. Nell'ingresso, non c'è neppure un attaccapanni: "Bravo, butti lì l'impermeabile", dice. E indica una sedia.

Il suo studio è ancora composto da un divano sgangherato, una modesta libreria, un tavolinetto di legno grezzo, come vide chi l'intervistò dieci anni fa. Solo un oggetto, la copia di un quadro di Paul Delvaux perduto nel bombardamento di Londra del '40, rivela che nel Ballard - Jekyll s'annida un Ballard - Hyde: il quadro surrealista, ove tre donne vigilano immote su una quarta donna che giace a gambe aperte in un giardino di sogno, si chiama "The Violation". Può voler dire stupro o, a scelta, trasgressione: proprio come i libri di Ballard. Nella stanza accanto, tra foto dello scrittore con alcune conoscenze (amici pochi, ma frequentazioni con Francis Bacon o Lucien Freud, pittori), c'è un altro Delvaux, "The Mirror", dove una donna vestita si specchia e si vede spogliata: dentro, dice, siamo nudi. Ballard è scrittore inquietante perché racconta ciò che siamo, ma non sappiamo. O meglio, ciò di cui Ballard dice che soffriamo: dentro di noi c'è un morbo che ci rode come un tarlo, la malattia psicopatica. L'ultimo suo libro, per cui dà quest'intervista, è Cocaine Nights, tradotto in italiano da Baldini & Castoldi (317 pagine, 30.000 lire), storia di una comunità d'inglesi in pensione sulla Costa del Sol, Spagna, che vengono risvegliati dal torpore della senilità precoce - serate perse "davanti alla televisione via satellite" - da un criminale che li riporta alla vita vera: il delitto come antidoto alla noia. Tesi, certo, estrema. Ma che dire allora di Crash, dove l'erotismo era coniugato alla morte raccapricciante, con l'orgasmo che si sprigiona tra lamiere accartocciate, schianti, sventramenti? Eros e Thanatos nell'epoca delle autostrade, orgia tecnologica.

Spiega Ballard: "Io non sono uno psicanalista, ma solo un romanziere. Però vedo un fenomeno in atto da anni, che ora diventa più veloce: la normalizzazione delle psicopatie. Ormai s'accumulano gli esempi di comportamenti estremi. Prendiamo il sesso, o la violenza. Oggi per esempio è accettato il sado - masochismo, che ai tempi dei padri era bandito. Solo la pedofilia resta ancora al di là della frontiera dello scandalo. E la violenza: oggi tutta l'industria dell'intrattenimento è imbevuta d'estrema violenza. Ormai è parte della nostra cultura. Perché? La nostra vita è sempre più borghese, più ortodossa. Andiamo tutti negli stessi supermercati, prendiamo gli stessi aerei, viviamo vite convenzionali. E quindi siamo affamati di pericolose fantasie, di cui la psicopatia è la più eccitante. Ne siamo affascinati, come fosse una pseudo - religione".

James G. Ballard ha un motivo, certo, per rivelarci la nostra faccia nascosta. Traumi che ha provato lui stesso: nato a Shangai sessantasei anni fa, ha vissuto l'infanzia nella società coloniale cinese, dove anche i servi parlavano inglese, indifferente alla miseria che circondava le case degli stranieri.

Aveva sei anni quando i giapponesi invasero la Cina, ne aveva undici quando, al bombardamento di Pearl Harbor, fu rinchiuso in un campo d'internamento, tra orrori, fame e morte. È la tragedia raccontata nell'Impero del sole, che gli ha dato successo e fama, ma evidentemente resta una ferita non cicatrizzata.

E poi ci sarebbe da chiedere, se non l'impedisse il pudore, il trauma della perdita prematura della moglie, con i tre figli da crescere in questa casetta di Shepperton, nell'anonimo grigiore della periferia inglese. Chiunque sarebbe rimasto un normale dottor Jekyll, ma Ballard è diventato, a nostro consumo, mister Hyde.

Perché? "Perché un trauma fu l'arrivo in Inghilterra, la patria che non avevo mai visto. Fui urtato dal clima della vita inglese, dall'insularità. M'impressionava quarant'anni fa, ma m'impressiona ancora oggi. Siamo completamente chiusi al mondo, come lo struzzo che infila la testa nella sabbia. Credevamo d'avere vinto la guerra, senza capire che fu l'America a vincere. E oggi ancora c'è chi crede che l'Europa sia l'impero del male, come i conservatori che, per l'ostilità verso gli stranieri, hanno perso le elezioni. Sono folli, se non capiscono che la moneta unica si farà.

"Siamo un piccolo Paese, ridicolo. Prenda Crash: ha avuto successo in Italia ed è stato perfettamente capito in Francia, ma in Inghilterra non è stato ancora distribuito, per paura. Ecco la ragione del mio terrorismo letterario: voglio provocare, traumatizzare, tirare un petardo in una sala da te". Così Ballard svela l'"apocalisse interna" che ci mina. In Highrise narrò dell'incubo collettivo che s'impadronisce d'un enorme complesso residenziale.

Tecnologicamente avanzatissimo, elegante, asettico, il condominio cova odii e violenze che alla fine ne fanno un concentrato di terrore. Come non evocare il surreale Buñuel, o l'Orwell della "Fattoria degli animali"? Dice Ballard: "Si, la mia è narrativa anti - utopica, come il 1984 di Orwell, o Brave New World di Huxley. Sono scrittore di fantasia, non realista".

Meglio, uno scrittore della realtà sconvolta dall'irrazionale, come Kafka, Edgar Allan Poe, Jean Genet: "Ecco perché amo i surrealisti: Delvaux, il genio Magritte, Max Ernst, e poi Dalì e De Chirico. M'ispirano perché mostrano la realtà nascosta nella vita d'ogni giorno. Io sono uno scrittore visivo, ma in senso pittorico, non cinematografico".

Davvero? In fondo Crash è diventato film, e quale film. "Ma no: intanto è freddo, non violento, senza sesso esplicito. E poi il libro, come anche il film, è di denuncia". Denuncia della mania patologica che s'è impadronita di Hollywood: "Ma lei ha visto film come "Casino'" di Scorsese, con De Niro e Sharon Stone, o "Blue Velvet", con la Rossellini ch'era una psicopatica perversa, o quelli di Tarantino, "Reservoir Dogs" e "Pulp Fiction", di violenza pura, gratuita, auto - compiacente? Non vede che la psicopatia è perfettamente ricreata, tagliata su misura per gli spettatori? Non capisce che i registi di Hollywood sono gli Armani della violenza perfetta? E sa perché lo fanno? Perché le folle corrono al cinema, sicure di trovare qualcosa che hanno già nel cuore.

Siamo affamati di devianze psicopatologiche, come dimostrano coloro che su Internet cercano soddisfazione alle loro pericolose fantasie. E Hollywood ci sfama, dando rispettabilità ai nostri appetiti deviati. In fondo, ci nutre e ci assolve".

Ballard - Hyde ha finito. Si aggiusta i capelli grigi, sorride, e torna Ballard - Jekyll. Conclusa l'intervista, il romanziere dello scandalo rientra nei panni del mansueto, anonimo abitante di Shepperton. L'impermeabile è lì sulla sedia, che aspetta.

E la donna di Delvaux, nuda sul prato, attende ancora la trasgressione. O lo stupro.






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