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Ballard: i disastri ci faranno cambiare idea


di Alessio Altichieri


Quasi quarant'anni fa, quando nessuno parlava di effetto serra e scioglimento dei ghiacci, un giovanotto inglese nato a Shanghai, catturato e imprigionato dai giapponesi, poi arrivato in patria dopo la guerra per studiare a Oxford, immaginò una Londra sommersa dal mare e la raccontò in un romanzo, The drowned world» (Il mondo sommerso). Il protagonista, Kerans, era il simbolo d’ua società che si cullava incosciente in piaceri trapassati: stava nell'attico dell'hotel Ritz, uno dei pochi palazzi che emergevano dal mare, si cambiava ogni sera per cena, sorbiva brandy invecchiato, e scrutava una misteriosa ragazza, Beatrice, che viveva dall'altra parte della laguna. Sotto di loro, nelle acque ribollenti per il sole perenne, prendevano vita nuove, gigantesche forme animali: l'estenuata decadenza (umana) del Ritz contrastava con la biologia primordiale (della natura) sottomarina.

Preveggenza? «No, non immaginavo l'effetto serra, ma ero colpito dal comportamento degli europei: in Cina le alluvioni dello Yangtse facevano ogni anno migliaia di morti, nei Caraibi gli uragani spazzavano le popolazioni, e in Europa la gente si godeva una vita piacevole benché la guerra fosse finita da poco. Ho pensato: che succede se anche l'Europa è colpita da un clima violento come in Cina, in India, in Africa? Così scrissi quel libro», dice James Graham Ballard, lo scrittore inglese che, a 70 anni, vede i suoi romanzi degli anni '60, allora definiti di fantascienza, riscoperti oggi come profetici: «Pensavo che la gente, se sottoposta a violenti cambiamenti di clima, avrebbe patito severi disturbi psicologici".

Lei sa scavare nel futuro, che cosa ci aspetta?

«La gente parla molto del clima, del Sahara che può valicare il Mediterraneo ed entrare in Italia e in Spagna o degli effetti devastanti sull'agricoltura. Ma a me interessa di più il mutamento psicologico. Mi chiedo: gli europei credono di mantenere il loro stile di vita borghese costruendo un muro più alto in fondo al giardino o ammucchiando sacchetti di sabbia, come Kerans sopravviveva al Ritz? È un'illusione, la natura è troppo forte: le alluvioni che vediamo negli Stati Uniti già cominciano a colpire l'Europa. E se i ghiacci si scioglieranno, le città costiere saranno allagate. Londra diventerà come Venezia».

Acqua alta in Piccadilly…

«E la psicologia cambierà, la gente sarà intimorita, chiederà aiuto, vorrà vigilantes e guardiani. La psicologia della paura prenderà il sopravvento, ci sarà la caccia al capro espiatorio, si perderà il senso della comunità, perché molti resteranno senza casa e senza lavoro e diverranno vagabondi. Una situazione da Medioevo. La società è più fragile di quanto pensiamo. Ricorda la tempesta del 1987, in Inghilterra, che sradicò piante e scoperchiò case? La gente poi s'è ripresa. Ma se si ripetesse ogni anno, ogni inverno, magari ogni mese. Non crede che le persone cambierebbero, comincerebbero ad avere paura?»

In quel suo romanzo, «Il mondo sommerso», la colpa dell'apocalisse erano le tempeste solari. Ma oggi è l'uomo che riscalda l'atmosfera. Chi è più cattivo, la natura o l'uomo?

«In romanzi successivi davo la colpa della siccità all'uomo: l'inquinamento degli oceani, causato dalle compagnie petrolifere, impediva l'evaporazione dell'acqua e il mondo era inaridito. Chi è più cattivo? La natura è terribilmente potente, un uragano caraibico è come cento bombe all'idrogeno. Ma l'umanità è troppo egoista: all'Aja discutono come ridurre l'effetto serra, ma credo che non ci sia speranza.

Nessuno rinuncia alla sua auto, non gli americani, non gli italiani o inglesi. Pessimista? No, solo realista».

Bene, il nostro futuro è Atlantide: un mito del passato o una minaccia del futuro?

«Direi un mito del futuro. Moti miti antichi contengono profonde verità sull'esistenza umana. Ciò che è successo in passato quasi certamente accadrà anche in futuro. E credo che tra 50 anni il mondo sarà molto più incostante, il clima sarà più capriccioso, gli spostamenti delle popolazioni saranno più mutevoli. Così, la stabilità borghese dell'Europa occidentale potrebbe finire: io non ci sarò più, ma la prospettiva è spaventosa».

Come mai, dopo storie apocalittiche, ha scritto romanzi su comunità chiuse in prigioni dorate, in apparenza felici ma minate dall'interno, come l'ultimo «Super-Cannes» appena uscito" in Italia? Che cosa dobbiamo aspettarci dal profeta Ballard?

«Sono prigioni dove i ricchi si rinchiudono, ossessionati dalla sicurezza: è pericoloso. Io lo vedo perché cerco di guardare agli elementi di cambio in ogni società. Non so se altri lo fanno. Ma pensi agli inglesi, così compiaciuti di sé: stanno su un'isola, tagliati fuori dal resto del mondo, impacchettati nel passato, con la regina e le loro tradizioni. Li guardo e penso a uno che sta in un palazzo in riva al mare, bello, ma costruito sulla sabbia. È un ritratto dell'Europa? Non so: io faccio lo scrittore, il mio compito è guardare l’acqua che viene su, e ci sommerge».






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