di Giuseppe Lippi

Non sono andato in vacanza, quest'estate. È un po’ di anni che non ci vado. Non è questione di scelte alternative o di cronica mancanza di fondi, no davvero, né l'una cosa né l'altra; è proprio che le vacanze non riesco a programmarle, e quando l'estate è finita mi ritrovo a pensare: dove potrei andare, quest'anno?

Ma che conta dove si va e se si va? L'importante è che, in ogni momento che si vive, il landscape psichico sia quello a noi più congeniale: io ho trovato grande soddisfazione nei panorami (tutti interiori, per l'appunto) offerti da James Graham Ballard in una bellissima antologia che ho avuto la fortuna di tradurre, Myths of the Near Future. Ne riparleremo con più calma quando uscirà su "Urania" fra qualche tempo col titolo Mitologie del futuro prossimo, ma mi sia concesso fin d'ora anticipare che non solo Ballard vi risplende al massimo della forma, ma che ci offre alcuni dei più incantevoli e agghiaccianti e intimi paesaggi «disastrati» del nostro io profondo, quell'immensa terra incognita che abbiamo appena cominciato ad esplorare. Dunque, grandi letture in arrivo.

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