E l'Eden si trasformò in un incubo
di Renato Barilli
In circa trent'anni l'inglese James Graham Ballard, oggi settantenne, ci ha dato una serie di romanzi dalla fortuna via via crescente, pronti anche a balzar fuori dalla carta stampata per trionfare sullo schermo (L'impero del sole, Crash), tanto da invitarci a confezionare, nel suo caso, un'etichetta inedita. Gli sta stretta infatti quella della fantascienza, forse bisogna creare per lui un neologismo e parlare di «fanta-modernato».
Al centro di tutto, egli ci propone in genere qualche nucleo abitativo costruito secondo le più scrupolose prescrizioni della modernità. Così era per il villaggio di bungalow in cui si muoveva una diabolica squadra di minorenni (Un gioco da bambini); o per il grattacielo i cui molti piani entravano in una casa e distruttiva guerra reciproca (Il condominio). Così è, ancor più, per il villaggio residenziale «da sogno» che porta il nome perfettamente illustrativo di Eden-Olympia e sorge nei pressi di Cannes. Tutto, in quella parata di case e uffici, raggiunge la perfezione, vi si cela una fauna «super» di grandi manager, di persone salutate dal successo. Squadre di custodi e di vigilantes tutelano tanta preziosa privacy.
Eppure, nei romanzi di Ballard, questi meccanismi ben lubrificati a un tratto si inceppano.
Qui è addirittura un illustre medico, assunto con fior di contratto per vegliare sui ricchi abitatori di Eden-Olympia, l'inglese David Greenwood, a manifestare a un tratto i segni di una follia omicida, che si risolve nell'uccisione di alcuni di quegli ospiti di tutto riguardo, prima che egli stesso. si dia la morte.
Ma certo il «sistema» si affretta a cancellare quel rumore dissonante prodottosi al suo interno, e forse non è detto che la versione ufficiale sia la giusta. Il dottor Greenwood è stato preso da un inspiegabile raptus o invece è stato designato come capro espiatorio? Questo è il dubbio che si pone un suo connazionale, Paul Sinclair, la voce narrante, giunto Eden-Olympia per vie apparentemente casuali.
Dalla sua posizione a tutta prima defilata, Paul si trova passo passo trasportato nel ruolo di inquirente numero uno, quasi di difensore civico. E scopre così che, proprio per contrappeso a tanta apparente salute e felicità, un subdolo psichiatra-custode degli equilibri dei Vip, tale Wilder Penrose, ha prescritto a ciascuno di loro di darsi ad attività variamente delittuose; e dunque l'Eden cela le mosse segrete di un Inferno dei sensi.
Riuscirà il nostro detective a far luce e giustizia, resterà impigliato nella rete? Al lettore scoprire l'esito finale, cui forse si giunge con minore lucidità e forza di quanto avvenisse in altri precedenti meccanismi concepiti da Ballard.
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