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Agiografia di una monaca aliena


di Eleonora Carinci


Quando mi è stato chiesto di proporre una lettura di un racconto di fantascienza femminista, pur sentendomi attratta da questo mondo per me nuovo, ho pensato che l'unico racconto di fantascienza di cui mi fossi occupata era la vita della Vergine Marta nei testi del XVI secolo. Leggendo Souls (Anime) mi sono resa conto che la storia di Maria diventerebbe ai miei occhi più accettabile se letta in chiave fantascientifica! Joanna Russ infatti trasforma in fantascienza una storia perfettamente plausibile nel Medioevo, se raccontata da un punto di vista diverso: Souls potrebbe essere la storia di una monaca colta dell'XI secolo, simile a quella di sante e mistiche raccontate nelle cronache dell'epoca. Sulla base di tali riflessioni propongo una lettura di Souls che mette in evidenza sia i riferimenti storici che le istanze femministe presenti nel testo.

Souls esce per la prima volta nel 1982 in Magazine of Fantasy and Science Fiction, e l'anno successivo vince l'Hugo Award, un prestigioso premio per la letteratura di fantascienza, nella categoria "Novella". Nel 1984 Russ lo ripubblica in Extra(Ordinary) People, una raccolta di cinque racconti in una cornice: un istitutore del futuro (probabilmente un computer o un robot) fa lezione di storia a uno scolaro. I racconti sono in ordine cronologico e Souls è il primo (1).

La storia della badessa Radegunde e di quello che avvenne quando i Vichinghi arrivano nel suo villaggio, narrata in Souls, si svolge in una località tedesca imprecisata, all'epoca delle conquiste dei Vichinghi (IX-XI secolo), quando questi, risalendo i fiumi con le loro navi, saccheggiano villaggi e monasteri del Nord Europa. La storia è raccontata in prima persona da Radulf the Happy, che all'età di sette anni è testimone oculare dei fatti poiché passa più tempo nel monastero insieme a Radegunde che con il padre e la matrigna, ed è diventato il pupillo della badessa. Questa lo chiama "News Boy" poiché è solito riportarle quanto accade al di fuori delle mura del monastero e non a caso sarà lui a raccontare la storia della badessa e a conservarne la memoria.

Quando i Vichinghi arrivano nel villaggio, la badessa Radegunde, donna colta in grado di parlare numerose lingue, amata e rispettata da tutti e comunemente ritenuta una santa (2), va a negoziare con loro per risolvere la questione in modo pacifico. Permette loro di entrare nel monastero e di portare via i suoi tesori, purché non spargano sangue e non facciano del male a nessuno. Questi però non rispettano i patti, fanno una strage e Sister Sibhid, una suora del convento, viene stuprata e impazzisce. I Vichinghi decidono di portare la badessa con loro per venderla come schiava a Costantinopoli, ma poco prima della partenza, Radegunde rivela se stessa, liberandosi della maschera di badessa, e annuncia che il suo popolo verrà a prenderla. Diventa quindi evidente per il lettore che quella strana donna proveniva in realtà da un altro mondo. La partenza di Radegunde insieme agli alieni appare però inspiegabile agli uomini e alle donne del tempo: la spiegazione più convincente per loro è che la badessa sia stata assunta in cielo e che gli alieni siano anime sante mandate da Dio. Il racconto è costituito fondamentalmente dal dialogo tra la badessa e il capo dei Vichinghi, Thorvald Einarsson. Il tema principale, caro a Russ, è l'incontro e lo scambio con l'altro, in particolare attraverso la rappresentazione dei giochi di potere tra i sessi. Sebbene la comunicazione risulti alla fine quasi impossibile, alla fine del racconto nessuno dei personaggi sarà come era prima, o come appariva.

Un aspetto che rende Souls particolarmente interessante è l'ambientazione medievale e la progressiva trasformazione del racconto da storico/goticheggiante a più facilmente identificabile come fantascienza.

La fantascienza, come sostiene la stessa Russ, si basa su fatti scientificamente plausibili (Russ 1975, p. 4). In Souls l'autrice usa soprattutto la storia come scienza di riferimento: la vicenda si svolge sulla Terra, in un periodo storico preciso. I riferimenti ai Vichinghi e ai loro usi sono attendibili, e l'autrice accenna alle loro saghe e ai loro miti con cognizione di causa. Il racconto è calato in un mondo in cui le credenze religiose sono parte integrante della vita quotidiana di ognuno. A parte Radegunde, che ha in sé tratti difficilmente riscontrabili nelle donne dell'epoca, i personaggi appartengono tutti al loro tempo. La stessa Radegunde tuttavia può essere assimilata alle donne colte che avevano scelto la vita monacale per sottrarsi al matrimonio, a quelle donne che anche in passato avevano tentato di ribellarsi, seppur nei limiti di un mondo che non dava loro lo spazio necessario.

All'inizio del racconto Radulf descrive le doti della badessa e racconta la sua storia (così come gli era stata raccontata) con tono agiografico, esprimendo la venerazione che da bambino aveva per la monaca, diventata per lui più di una madre. Quando viene sorpresa all'età di due anni a leggere e comprendere un prezioso manoscritto miniato della biblioteca del monastero, Radegunde è immediatamente riconosciuta come persona dalle doti eccezionali. È quindi mandata a studiare in Francia e a Roma dove ha l'opportunità di leggere gli autori latini cristiani e pagani, aspetto che viene menzionato in varie occasioni e in particolare nel passo in cui Radegunde parla a Thorfinn, il Vichingo che ha stuprato una delle monache, e cita alcuni versi di autori classici. Radegunde cerca di convincere Thorfinn che la violenza non è necessaria: se aspettasse un po’ di tempo, probabilmente troverebbe nel villaggio (e perfino nel monastero) donne consenzienti e ben disposte nei suoi confronti. Il Vichingo, però, continua a sostenere che preferisce fare a modo suo. Radegunde a quel punto afferma di conoscere "quel modo" poiché "non tutto il latino appartiene ai padri della Chiesa" (Russ 1989, p. 35): la lettura di testi che precedono di molto la nascita di Cristo le ha infatti permesso una conoscenza del mondo che va ben oltre le mura del monastero. Recita quindi alcuni versi, che decisamente non rispecchiano le letture comunemente ritenute adatte a una monaca (Russ 1989, pp. 35-36). Il primo passo è tratto da Copa, ("L'ostessa"), un poemetto contenuto nell'Appendix Virgiliana, in cui la padrona di un'osteria danza per attirare i clienti. Il passo citato descrive la sensualità della donna che balla. La seconda citazione è una traduzione dell'ode di Saffo detta "della gelosia", in cui la poetessa esprime le emozioni e le sensazioni fisiche suscitate in lei dalla vista di un uomo accanto alla fanciulla amata e dalla vicinanza di lei. La traduzione è piuttosto libera poiché inizia con un "I love you" estraneo al testo originale (3).

Russ fa recitare a Radegunde versi appartenenti alla tradizione classica e ne sceglie alcuni in cui viene rappresentato il linguaggio del corpo e in cui le donne manifestano i propri desideri. La citazione di testi classici, evidentemente non scelti a caso, non vuole essere uno sfoggio di erudizione, ma serve a ribadire le basi "scientifiche" del racconto, così come le teorie scientifiche spesso descritte nei libri di fantascienza.

Dal punto di vista della verosimiglianza storica non sappiamo se quei testi fossero effettivamente conservati nelle biblioteche dei monasteri medievali, anche se non è possibile dimostrare il contrario. C’è da aggiungere che Saffo scriveva in greco, e il recupero e lo studio della lingua e dei testi greci si verifica molto più avanti. È comunque plausibile che all'interno dei monasteri circolassero anche testi profani e che qualche monaca colta e curiosa vi avrebbe potuto accedere.

Radulf menziona il fatto che Radegunde si sia recata anche a Poitiers, "Where Saint Radegunde founded an abbey" ("Dove Santa Radegonda fondò un'abbazia", Russ 1989, p. 5). Il nome che Russ dà alla sua protagonista non è quindi casuale: Santa Radegonda, vissuta nel VI secolo, era la moglie del re di Francia Clotario I. Educata alle lettere e sposata contro la sua volontà, dopo aver sopportato la violenza e i tradimenti del marito, si ritirò nel monastero dove già si trovava la madre di lui, la regina Clotilde, e si rifiutò sempre di tornare dal re, nonostante le pressioni (4). Era una donna che aveva rifiutato una vita soggetta alle angherie maschili, che aveva studiato e che era stata beatificata. La badessa Radegunde di Souls ha molte di queste caratteristiche elevate all'ennesima potenza, odore di santità compreso, sebbene diventi sempre più palese, man mano che si procede nella lettura, che Radegunde è qualcos'altro.

Russ accenna anche al fatto che a quell'epoca il mondo si stava trasformando dal punto di vista linguistico: in seguito alla caduta dell'Impero Romano e al progressivo sviluppo dei volgari nazionali, il latino non era più comprensibile a tutti e non poteva più essere utilizzato come lingua per comunicare. In Germania già dal VIII secolo il latino era ormai una lingua straniera e chi lo conosceva doveva averlo studiato (Curtius 1995, p. 41). In più passi, infatti, Radulf accenna alla sua incapacità di comprendere il latino. Radegunde assume la funzione di mediatrice tra i Vichinghi e gli abitanti del villaggio poiché è in grado di parlare la loro lingua e nel momento della trattativa si perita di far tradurre in tedesco i termini dell'accordo, affinché gli abitanti del villaggio rifugiatisi nel monastero non oppongano resistenza quando i Vichinghi entreranno all'interno delle mura.

L'autrice inoltre gioca con la lingua. Quando riporta le parole di Radegunde, le mette in bocca tratti di antico inglese, assenti invece nelle parole di Radulf, probabilmente per dare al testo una patina solenne e antica. Questi tratti scompaiono a mano a mano che Radegunde cede il posto all'aliena.

Souls, tuttavia, non è e non vuole essere un romanzo storico: è un racconto di fantascienza femminista che tiene conto di parametri storici. Russ con la sua ironia e la sua abilità nel giocare con i personaggi, rappresenta Radegunde come una donna che sa e vede tutto, ma di fatto non può fare nulla per modificare le cose, se non ricorrendo a poteri telepatici di origine extraterrestre. Alla fine Radegunde si vendicherà di Thorvald facendogli dono del suo sguardo sul mondo. Questa sarà la peggiore delle vendette dal momento che, come lei, sarà destinato a rimanere inascoltato.

Sul piano della tradizione della letteratura di fantascienza, mi pare che Souls sia in parte debitore a quel filone che Russ identifica come basato sulla battaglia dei sessi (Russ 1980) (6). Il tema ricorrente di questa tipologia di racconti è l'invasione di un mondo di donne da parte di un gruppo di uomini, con il successivo fallimento della ginocrazia. I rapporti di potere presenti nei plot analizzati da Russ sono incentrati sull'idea della dipendenza sessuale della donna dall'uomo e sul postulato che le donne non possono fare a meno degli uomini. Russ tuttavia – e lei non ci si potrebbe aspettare altro - in Souls riprende questo tema in chiave femminista capovolgendo e ridicolizzando i topoi tradizionali.

La scelta di una comunità religiosa femminile medievale fa pensare alla ricerca di un mondo del passato, governato da donne ed esistito sulla Terra, piuttosto che a un mondo futuribile o parallelo, come accade in moltissimi romanzi e racconti di questo genere. Di amazzoni e mondi governati da donne gli scrittori e le scrittrici di fantascienza hanno parlato abbondantemente, ma la scelta di un monastero medievale è decisamente originale.

Se il monastero rappresenta una sorta di ginocrazia, i Vichinghi sono immediatamente riconoscibili come rappresentanti di un mondo maschile, patriarcale e fallico, quasi privo di madre, come farà notare Radegunde al leader vichingo:

You Norse have too much of the father in your country and not enough mother, with all your honouring of your women; that is why you die so well and kill other folk so well - and live so very very badly ... You are brave men; I don't deny it. But I know your sagas and they are all about fighting and dying and afterwards not Heavenly happiness but the end of the world: everything, even the gods, eaten by Fenris-wolf and the Midgard snake! (Russ 1989, p. 50-51) (7)

I Vichinghi vengono identificati come uomini senza donne e in particolare senza madre e senza divinità femminili a cui rivolgersi, come invece accadeva nei miti celtici irlandesi e anche nel Cristianesimo popolare, in cui tutti si rivolgevano alla Vergine Maria. Fino alla fine i Vichinghi sono interessati unicamente ai beni materiali.

Radegunde offre loro i suoi tesori - oggetti preziosi, conoscenze mediche e soprattutto la sapienza e la conoscenza di Dio - ma i criteri di valutazione dei Vichinghi sono diversi dai suoi. Questi infatti cercano la ricchezza materiale e rifiutano la saggezza offerta loro. L'unico desiderio che sono in grado di provare è quello del possesso e del potere.

Riguardo ai racconti sulle battaglie dei sessi, Russ parla di una ricorrente "quasi-religious conversion of the women" (Russ 1980, p. 43) (8). Infatti quando gli uomini che invadono le comunità femminili esibiscono i loro genitali, alla fine riescono a vincere e a far cadere la ginocrazia, poiché i loro organi sessuali diventano per le donne oggetto di venerazione. A quanto pare, le donne rappresentate in questi testi non aspettano altro che essere violentate e riportate sulla "retta via". Russ in Souls sembra giocare con questo aspetto, capovolgendolo.

Quando Radegunde va a trattare con i Vichinghi, Thorvald le fa notare che i suoi uomini sono stati senza donne per molto tempo, alludendo ai loro "bisogni" sessuali, e lei, dopo averli guardati con aria stupita e perplessa, domanda candidamente: "Perché? Hanno perso l'uso delle mani?". Radegunde non si fa problemi a sdrammatizzare e a ridicolizzare il simbolo del potere maschile.

La sua battuta suscita ilarità e i Vichinghi accettano comunque le condizioni di Radegunde - prendere i tesori senza toccare le persone. Quando però entrano nel monastero, non rispettando i patti, fanno una strage e Thorfinn stupra Sister Sibhid, che resta traumatizzata e impazzisce. Per consolarla Radegunde le racconta un episodio della sua giovinezza vissuto durante un soggiorno di studio a Roma. La badessa, pur avendo letto le storie d'amore raccontate in molti testi profani, aveva preso coscienza del suo desiderio sessuale per un uomo quando si era imbattuta in una statua di Apollo nudo. La statua era diventata per lei un'ossessione, al punto da farle desiderare di essere violentata pur di realizzare il suo desiderio senza rompere i voti. Racconta a Sibhid di essere poi stata veramente aggredita da un uomo e di aver rischiato di subire violenza, sottolineando come la cosa non aveva nulla a che vedere con le sue fantasie.

Quando Thorvald, che ha assistito al racconto, le chiede la storia sia vera, Radegunde risponde che la statua e i desideri erano veri, ma il resto lo ha inventato per rassicurare Sibhid. Ha cercato di dimostrarle che non era l’unica al mondo ad aver provato una simile esperienza e, anche se cancellarla non sarebbe stato possibile, avrebbe potuto almeno continuare a vivere. Non era un voto che era stato offeso, ma lei in quanto donna. Risponde a Thorvald:

I desired my statue to the point of such foolishness that I determined to find a real, human lover, but when I raised my eyes from my fancies to the real, human men of Rome and unstopped my ears to listen to their talk, I realized that the thing was completely and eternally impossible. [ ... ] Men are not such bad folk when one stops expecting them to be gods, but they are not for me. (Russ 1989, p.57). (9)

Per Radegunde quindi l'uomo è desiderabile soltanto sotto forma di statua. Non appena infatti si guarda intorno per realizzare i suoi desideri con uomini in carne e ossa , si rende conto che la cosa non fa per lei, poiché le loro parole non sono all'altezza delle sue aspettative. La "quasi-religious conversion" non si verifica: Sibhid non prova piacere, anzi impazzisce; Radegunde, pur ammettendo il suo desiderio per il corpo maschile, lo rifiuta nel momento in cui si rende conto di quello a cui andrebbe incontro, Preferisce una scelta radicale alla perdita della sua libertà.

Un atteggiamento di questo tipo non è affatto anacronistico, dal momento che qualcosa di analogo è riscontrabile anche in testi scritti da donne nel XV e XVI secolo, che scelgono una vita monastica o quasi-monastica pur di non dover vivere sottomesse al giogo del matrimonio.

Non è pertanto escluso che idee simili fossero diffuse anche tra donne vissute nei secoli precedenti. Inoltre la storia e la letteratura sono piene di donne che realizzavano propri desideri sessuali pur avendo preso i voti.

Verso la fine del racconto, Thorvald riconosce la potenza di quella strana donna, che spesso apostrofa come strega poiché riesce a leggere i suoi pensieri, tuttavia non sopporta le sue parole a tratti profetiche, e sente il bisogno di manifestare il proprio potere su di lei. Ovviamente l'unico potere che conosce è quello dell'atto sessuale e tenta di esercitarlo sulla badessa. Radegunde però lo fa desistere: Thorvald con il suo gesto non potrebbe esercitare alcun potere su di lei, né le potrebbe impedire di continuare a parlare. Non sembra temerlo, e lo invita a fare in fretta perché è stanca e vuole riposare. Gli fa però notare che potrebbe essere sua madre e che farebbe meglio a lasciarla dormire. A quelle parole il Vichingo si allontana stizzito. La scena è decisamente poco verosimile, ma sta probabilmente a indicare una "anti-quasi-religious conversion" della donna: l'esibizione dei genitali non produce alcun effetto.

Il tentativo di conversione avviene semmai in senso opposto: è Radegunde che cerca di convertire i Vichinghi. Questo risulta ancora più evidente quando la badessa cerca di cambiare Thorfinn, il Vichingo per antonomasia che conosce solamente il linguaggio della violenza - probabilmente a causa dell'infanzia difficile che Radegunde ha letto in lui la prima volta che lo ha visto - e con cui il dialogo sembra totalmente impossibile. Nonostante questi sembri compiaciuto dello stupro di Sibhid (10), Radegunde lo guarisce miracolosamente da una ferita mortale ed egli, impressionato, vuole convertirsi al Cristianesimo. Radegunde però non accetta di battezzarlo a meno che non diventi un uomo diverso e adotti Sibhid come sorella. Per lei il concetto di conversione più che religioso è umano . La "quasi-religious conversion" delle donne di fronte ai genitali maschili, si trasforma qui nel tentativo di una conversione laica che elimini l'idolatria e l'uso improprio dei genitali maschili. Radegunde vorrebbe che gli uomini diventassero uomini diversi e tenta di convincerli con le parole. Il suo tentativo fallirà. Pur vincendo la battaglia non sarà in grado di salvare il mondo (Russ 1989, p. 34) (11).

Nel corso del racconto la personalità di Radegunde appare sempre più distante da quella descritta all'inizio. Radulf, che ha per lei una sorta di venerazione, ne registra i cambiamenti e fa fatica a riconoscerli e ad accettarli, sebbene da un certo punto in poi non possa fare a meno di indicarla come una straniera. I cambiamenti di Radegunde costituiscono il graduale svelamento di una maschera che culminerà nel monologo dell'ultima notte, in cui la persona che porta il nome di Radegunde si libera definitivamente della badessa.

Radegunde è apparentemente un'anziana donna dai capelli grigi, affetta dai reumatismi (ha in realtà quarant'anni, ma all'epoca una donna di quarant'anni era considerata anziana), tutta sorrisi e gentilezze, mai arrabbiata, amante della pace e profondamente religiosa. Radulf nel descriverla coglie alcune stranezze, ma le attribuisce alla sua santità. La sua religiosità è decisamente sui generis: il crocifisso è solo un pezzo di metallo, le monache non sono affatto spose di Cristo – sarebbe troppo difficile per delle giovani donne ammettere di essere sposate con un'idea e non cadere in tentazione - tuttavia solo alla fine mette in dubbio l'esistenza di Dio, fino ad allora mai negata, se pur fortemente laicizzata. Radegunde è immediatamente riconoscibile come donna unica ed eccezionale. La comunità femminile di cui fa parte è rappresentata soltanto da Sister Sibhid e Sister Hedwic. La prima cerca di proteggere un crocifisso prezioso dai Vichinghi, accusandoli di violare il corpo di Cristo, senza rendersi conto che così facendo provoca di fatto la violazione di se stessa. L'altra è una presenza di sottofondo che, quando parla, parla a sproposito. Radegunde è sola e alla fine non resiste più.

In quella che avrebbe dovuto essere la notte precedente alla partenza dei Vichinghi, Radulf assiste a un monologo in cui la badessa rinuncia definitivamente al ruolo della buona Radegunde. La donna appare terribilmente stanca di essere sola a lottare per cambiare il mondo, sacrificando se stessa per gli altri, mentendo a tutti e parlando davvero solo a se stessa poiché nessuno è in grado di capire le sue parole. Consapevole di sapere tutto, ma di non poter esprimere fino in fondo le sue idee perché l'umanità non è pronta ad accettarle, Radegunde è stanca di un mondo in cui gli unici metri di giudizio sono gli interventi divini o demoniaci. Le sue azioni, che gli altri interpretano come santità, bontà e pietà, non sono altro che l'effetto di inerzia e rassegnazione: è facile essere buoni e ragionevoli quando nulla sembra avere più importanza. Nella veste di Radegunde non può fare più nulla e così si congeda da Radulf, l'unico in cui riponga qualche speranza e per il quale provi dell'affetto.

Quando alla vigilia della partenza insieme ai Vichinghi, colei che è stata Radegunde - ormai incapace di sopravvivere sulla Terra sotto spoglie diverse da quelle della badessa. - apprende che il suo desiderio di tornare dal suo popolo alieno sta per essere esaudito, tenta invano di convincere Thorvald a rimandare il viaggio e, alla fine, lo costringe con la forza della sua mente ad agire contro la sua volontà impedendogli di partire.

Nei suoi ultimi giorni sulla Terra, Radegunde sembra assente e Radulf la descrive come una persona che abbia appena avuto una visione. Tutti credono che sia impazzita. Prima di partire, tuttavia, lascia dei "doni": Thorfinn inciampa e si rompe l’osso del collo; Sibhid guarisce dalla pazzia; Radulf riceve come risarcimento per la perdita di un affetto pari a quello di una figura materna che non vuole essere dimenticata un perpetuo senso di felicità: verrà chiamato da tutti Radulf the Happy e scriverà la storia di Radegunde; infine, per vendicarsi, Radegunde regala a Thorvald i suoi occhi, affinché impari a vedere il mondo e a "leggere" le persone come faceva lei, trasformandolo da Vichingo bellicoso in portatore di pace.

La partenza misteriosa della badessa susciterà varie reazioni. Alcuni crederanno che sia stata assunta in cielo, altri che fosse un demone. Radulf rimane nel dubbio e si pone delle domande. In quanto uomo del suo tempo non è in grado di interpretare come tale un passaggio alieno. Alla fine della sua narrazione, infatti, Radulf riconsidera e reinterpreta alcuni aspetti della personalità della badessa inducendo il lettore a ripercorrere il racconto alla ricerca di indizi "alieni" probabilmente già individuati durante la lettura, ma non completamente a fuoco.

La storia di Radegunde è quindi anche una sorta di "fantascientificazione" della santità. Tutte le azioni "aliene" di Radegunde vengono osservate e interpretate da occhi avvezzi a miracoli e visioni come atti divini o diabolici, sebbene per un lettore moderno siano chiari segni di "alienità". Russ sembra interrogarsi su come sarebbe stato letto un passaggio alieno nel Medioevo e riesce benissimo nell'impresa.

Souls diventa un racconto di fantascienza solo gradualmente. Se il lettore non sapesse che prima o poi accadrà qualcosa di "fantascientifico" - e lo sa perché conosce l'autrice, perché il libro fa parte di una collana di fantascienza, perché lo legge nel risvolto di copertina – di primo acchito non si renderebbe conto del genere letterario di ciò che sta leggendo. Quella di Radegunde è sicuramente una figura anomala, Sa più di quanto dica, è capace di leggere nell'anima delle persone e questo è evidente sin dall'inizio della storia, ma il fatto che venga da un altro mondo diventa palese solo nelle ultime pagine del racconto. Il narratore lo fa capire a chi legge attraverso la descrizione di quello che vede, ma non è in grado di interpretare, cosa che invece il lettore può fare. Il fascino di Souls sta proprio nel fatto che l'autrice interpreta in chiave fantascientifica una storia che in apparenza non è molto diversa da un'agiografia o una cronaca medievale. Russ gioca con il presupposto che lo sguardo di un uomo del Medioevo non era grado di interpretare come tale un passaggio alieno.

Radulf ha dei dubbi, ma non riesce a dare una risposta.

Non crede che Radegunde sia un angelo, ma è anche certo che non è un demone. Si limita a descrivere coloro che vengono a prendere Radegunde:

An odd thing was that as I came closer I could see they were not standing on the ground, as in the way of nature, but higher up, inside the shining, and that their white robes were nothing at all like ours, for they clung to the body so that one might see the people's legs all the way up to the piace where the legs joined, even the women's. (Russ 1989, p.76) (12)

Poi aggiunge che c'è dell'altro, ma lo dirà dopo qualche pagina, alla fine del racconto. Quest'ultima informazione, qualora ci fossero ancora dei dubbi, è la prova definitiva che si tratta di alieni, poiché le figure gradualmente descritte rispecchiano perfettamente quelle dell'''alieno tipo". Alla fine del libro Radulf osserva:

And then there is a thing I held back in my telling, a small thing and it will make you laugh and perhaps means nothing one way or the other but it is this: Are the saints bald?

These folk in white had young faces but they were like eggs; there was not a stitch of hair on their donies! Well, God may shave His saints if He pleases. I suppose (Russ 1989, p. 82) (13).

Lo sguardo a tratti ingenuo di Radulf e i suoi commenti sono senz'altro i luoghi in cui l'autrice sdrammatizza con l'ironia. Tuttavia, tra le righe, emergono urgenze politiche che mettono in luce questioni fondamentali del femminismo dell'autrice: Russ prende una posizione decisamente radicale.

Quelle del monologo di Radegunde sembrano le parole di una schizofrenica in cui una personalità vince sull'altra, ma sono soprattutto l'espressione della ribellione di una donna a un ruolo attribuitole da altri e ai compromessi con cui le donne di tutti i tempi, più o meno consciamente, hanno fatto i conti. Radegunde rappresenta la potenza/potenzialità del femminile, ma nello stesso tempo, con un pessimismo di fondo, l'impossibilità del suo attuarsi. Russ mette in scena attraverso la figura di Radegunde, i dilemmi di molte donne del passato, ma anche di oggi: come stare al mondo? Sarà mai possibile un dialogo con il mondo maschile? È possibile cambiare il mondo senza distruggerlo? Russ risponde in termini radicali: solo manifestando in pieno la propria alienità rispetto a un mondo che non è in grado di riconoscere l'altro sarà possibile, forse, modificare qualcosa. Il compromesso non è sufficiente. Souls è stato scritto nel 1982, quanto sono cambiate le cose da allora?

Souls, come tutti gli scritti di Russ unisce quindi la plausibilità scientifica, la sperimentazione, l'ironia e le istanze politiche. Non è forse uno dei testi più famosi dell'autrice, ma è senza dubbio molto interessante e godibile.


Bibliografia

Curtius, Ernst Robert (1995) Letteratura Europea e Medio Evo latino, Firenze: La Nuova Italia.

Russ, Joanna (1982) "Souls", Magazine of Fantasy and Science Fiction 62, 1; ristampato in: Extra(Ordinary) People, New York: St Martin Press, 1984 (riedito in Gran Bretagna nella collana science fiction di The Women's Press nel 1985); ripubblicato insieme a Houston Houston, Do you read? di James Tiptree jr nel 1989 in una collana di testi vincitori dell'Hugo Award The Tor double Novels, New York: Tom Doherty Associated Book; trad. it. Editrice Nord, Milano 1984.

Russ, Joanna (1995) "Toward an Aesthetic of Science Fiction'' (1975); "Amor vincit foeminam: The Battle of the Sexes in Science Fiction" (1980), in To Write Like a Woman. Essays in Feminism and Science Fiction, Bloomington and Indianapolis: Indiana University Press.


(l)- Souls viene ripubblicato insieme a Houston, Houston, Do you read? di James Tiptree Jr nel 1989 in una collana di testi vincitori dell'Hugo Award: The Tor double Novels. Citerò da questa edizione.

(2)- "She was kind to everyone. She knew all the languages, not only ours, but the Irish too and the tongues folks speak to the north and south, and Latin and Greek also, and all the other languages in the world, both to read and write. She knew how to cure sickness, both the old women's way with herbs and leeches and out of books also. And never was there a more pious woman!"; "Era gentile con tutti. Conosceva tutte le lingue, non solo la nostra, ma anche l'irlandese e gli idiomi parlati dai popoli del nord e del sud, il latino e il greco e tutte le lingue del mondo, sia scritte che parlate. Sapeva curare le malattie, sia con gli antichi rimedi delle donne quali erbe e sanguisughe, sia con le cure tratte dai libri. Non era mai esistita una donna più devota" (Russ 1989, pp. 6-7, tutte le traduzioni sono mie).

(3)- Non so se Russ abbia tradotto i testi o si sia avvalsa di traduzioni. Si potrebbe supporre che l'autrice si riferisca Carme 51 di Catullo che è una traduzione in latino del testo di Saffo, ma è molto più plausibile che Russ voglia citare Saffo.

(4)-L'abbazia a cui fa riferimento è il monastero di S. Maria a Poitiers (detto poi di S. Croce). Vedi: http://www.santiebeati.it/dettaglio/90194.

(5)- Usa forme di inglese arcaico quali: thy (your), thou (you) wert (were) ecc.

(6)-In questo saggio, Russ prende in esame una serie di racconti scritti solo da autori dal 1923 al 1975.

(7)-"Voi Vichinghi prendete troppo dal padre e troppo poco dalla madre, visto quanto onorate le vostre donne ... e questo è il motivo per cui morite e uccidete così bene - e vivete davvero tanto male. Siete uomini coraggiosi, non lo nego, ma conosco le vostre saghe, e parlano tutte di guerra e morte, e l'esito finale non è la felicità celeste ma la fine del mondo: tutto, anche gli dei, vengono divorati dal lupo Fenrir o dal serpente Midgard!"

(8)-"Conversione quasi-religiosa delle donne"

(9)-"Desideravo la mia statua in modo talmente folle che mi ero messa in testa di trovare un amante in carne e ossa, ma quando ho spostato lo sguardo dalle mie fantasie agli uomini reali di Roma e ho teso le orecchie per ascoltare i loro discorsi, mi sono resa conto che la cosa sarebbe stata completamente ed eternamente impossibile [ ... ]. Gli uomini non sono cattive persone se si smette di immaginarli come divinità, ma non fanno per me".

(10)-" ... you ... old witch, But I beat you ... in the end". "Did you my dear?" said the Abbess. "How?" "Treasure", he said "for my kinfolk. And I lived as a man at last. Fought … and had a woman ... the one here with the big breasts, Sibhid ... whether she liked it or not. That was good".; "tu ... vecchia strega. Ma ti ho battuto ... alla fine". "Ah sì mio caro?" disse la badessa. "Come?" "Tesoro" disse lui "per i miei. E alla fine ho vissuto da uomo. Ho combattuto e ho posseduto una donna ... quella lì con il seno grosso, Sibhid ... che le piacesse o meno. È stato bello".) Russ 1989, p. 34.

(11)-Nella cornice di Extra(Ordinary) people, alla fine di Souls lo scolaro chiede al maestro se siano stati degli alieni dai poteri telepatici a salvare il mondo. Il maestro risponde che gli alieni erano andati via nel XII secolo senza riuscire nell'impresa.

(12)"Una cosa strana fu che quando mi avvicinai, vidi che i loro piedi non toccavano terra, secondo le leggi naturali, ma erano più in alto, nella luce, e che le loro vesti bianche non avevano nulla a che vedere con le nostre, poiché aderivano al corpo in modo tale che si potevano vedere le gambe delle persone fino al punto in cui queste si univano, anche quelle delle donne".

(13). "E poi c'è una cosa che ho omesso nel mio racconto, un piccolo particolare che vi farà ridere, e forse non vuoi dire nulla, in un modo o nell'altro, si tratta di questo: i santi sono calvi? Queste persone vestite di bianco avevano i visi giovani, ma erano come uova: non c'era un solo capello sulle loro teste! Bene, suppongo che Dio possa rasare i suoi Santi, a suo piacimento".






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