Cervelli acquistansi
di Flavio Ranisi
Con L'uomo che cadde sulla Terra Walter Tevis ci presenta un'invasione diversa della maggior parte delle altre raccontate in sf; e diversa per una serie di motivi.
Perché lo strumento dell'invasione è il potere economico; perché se riuscisse sarebbe un'invasione segreta; perché a tentarla è un individuo solo, ma con una profonda conoscenza della nostra struttura sociale.
La struttura del romanzo si articola su due piani narrativi ben distinti: il primo riguarda l'analisi psicologica di Newton, l'invasore che tenta di portare a termine, in una solitudine angosciosa e sconvolgente, un progetto che rappresenta per lui e per la sua razza l'ultima speranza di sopravvivenza.
Il secondo piano narrativo è la stessa idea sociologica che sta alla base, appunto del romanzo e cioè che l'uomo (significativo ci sembra anche il titolo: l'uomo che cadde sulla Terra) può essere facilmente soggiogato non da armi strapotenti, da flotte di astronavi, insomma non da un nemico postogli fisicamente di fronte – e quindi affrontabile - ma da qualcosa di molto più semplice e reale, da qualcosa che si verifica giornalmente in tutto il mondo: il rapporto schiavistico che il potere economico subdolamente gli impone.
Questo tipo di dominio è reale e soprattutto è già in atto: l'invasione è già avvenuta e noi non ce ne siamo accorti. È un’invasione che si avvale di tutti i mezzi e che si alimenta continuamente di se stessa: agisce, nella realtà, come nel romanzo agisce Newton, che con il nostro danaro compra i migliori cervelli di cui la Terra dispone, e così facendo è in grado di accumulare un potere ancora maggiore attraverso un sempre rinnovato ciclo di produzione/creazione di bisogni/vendite.
Newton, alla fine, verrà fermato, manipolato e infine (in nome della scienza) casualmente accecato. Allora, la Terra è salva? Già, ma chi fermerà i nostri invasori?
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