Recensione di Fabio Nardini a "Solo il mimo canta al limitare del bosco"
Nel mondo di Bentley, Mary Lou e Spofforth (la New York del 2467) l'umanità vegeta in condizione di completa alienazione: i rapporti interpersonali sono ridotti al minimo (è proibito convivere o anche solo parlare per più di qualche minuto, il rapporto sessuale è ridotto al "sesso in fretta" ecc.); ogni curiosità è spenta dal rigido insegnamento praticato fin dai primi anni di vita ("non chiedere: rilassati"), le droghe mantengono l’individuo in una costante situazione di benessere artificiale. In quest'America spopolata e in piena decadenza dove gli uomini sono ridotti a fragili manichini incapaci di compiere attività creativa (in evidente contrasto con i robot "più ché umani" che svolgono le vere funzioni direttive),un uomo ha casualmente imparato a leggere, attività che da secoli nessuno pratica più: questa capacità e l'incontro con una strana donna che ha rifiutato l'abituale modo di vivere lo condurranno a riscoprire quei valori ai quali l’umanità sembrava aver voltato per sempre le spalle. Ma in realtà queste brevi note possono tutt'al più informare il lettore circa lo sfondo su cui si svolge la storia narrata da Tevis che in sostanza altro non è che la storia di un risveglio, di una graduale presa di coscienza della realtà, dapprima individuale (Mary Lou, Bentley) e, nelle ultime pagine, collettiva (L'intera umanità privata delle droghe).
Quello che c'è di più odioso in questa società futura (ed è contro ciò che si appunta la polemica dell'autore) è che l’individuo è spinto a rifugiarsi in se stesso, a tagliare qualsiasi legame tra sé e il mondo esterno.
"È terribile! Ho pensato. Tutte quelle menzogne! Mi dava una nausea fisica rivedere tutto me stesso davanti alla televisione, vedermi a scuola mentre i robot insegnanti e dicevano che lo sviluppo interiore era lo scopo della vita, che il "sesso in fretta è meglio", che l'unica realtà era la mia coscienza e poteva venir modificata chimicamente. Quello che avevo voluto, anche allora, era essere amato. E amare. E non mi avevano neppure insegnato quelle parole." (pag. 199).
Il che corrisponde poi a un modo estremamente diffuso di vivere, non solo nel mondo fittizio tratteggiato da Tevis, ma qui, ora, al punto che sarebbe legittimo chiedersi quanto siano lontano dalla realtà le folle trasognate che popolano le pagine di questo romanzo.
In questa prospettiva la riscoperta della lettura, lungi dall'esaurirsi in una ricerca esclusivamente libresca, è unicamente la prima di una serie di esperienze (L' amore per Mary Lou, l’amicizia ecc.) che contribuiscono in egual misura a mettere il protagonista in relazione con gli "altri", cioè a fargli superare lo stato di isolamento nel quale egli precedentemente si trovava.
"E quel film? Ho detto - Quello con L'automobile. - C'era soltanto un uomo - ha detto Bob - un uomo con la camicia sportiva celeste e i calzoni di poliestere grigio. Aveva i finestrini chiusi, lo stereo acceso, l'aria condizionata in funzione e i comandi attivati (…) la sua faccia… oh, la sua faccia! Era vacua come la luna.~ (pag. 140). È difficile trovare un'immagine che più di questa sintetizzi il ripiegamento dell'uomo in un bozzolo artificiale, totalmente separato dall'esterno. Il guidatore dalla faccia "vacua come la Luna" che corre sull'autostrada deserta è l'estrema degradazione del mito individualista americano e insieme una sarcastica rappresentazione della nostra civiltà, vista nella sua luce peggiore. E dopo le macchine "La televisione, le droghe": il processo di estraneazione non è che all'inizio. Accanto a questo "nucleo" ideologico che imposta e sorregge il romanzo c'è poi l'abilità narrativa di Tevis, la sua capacità di delineare personaggi credibili e dolorosamente umani (basti pensare alla figura di Spofforth, il robot negro e al suo disperato desiderio di morte), una prosa semplice e lirica insieme, adattissima a descrivere l'odissea interiore del protagonista.
Due parole sull'autore: Walter Tevis, americano, ha esordito nel lontano 1957 e da allora non ha scritto che due romanzi e pochi racconti. L'altro romanzo, oltre al presente, è il famoso "L'uomo che cadde sulla Terra" che tutti ricorderanno se non altro nella versione cinematografica di Nicolas Roeg, interprete David Bowie.
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