Nel 1977 e 1978 Jobn Varley fu candidato per quattro Hugo e due Nebula, più di ogni altro scrittore, il suo primo romanzo "LINEA CALDA OPHICUS" (Sonzogno) si pose al terzo posto nella Locus Poll nel 1978. Varley è stato considerato da molti come il più innovativo scrittore si Sf dai tempi dell’Età d’oro di Astounding e certamente la più grande scoperta degli anni 70. TITAN è il suo secondo romanzo.

TITAN è il nome dato ad una torre vuota dalle dimensioni di una piccola luna, trovata dalla prima spedizione su Saturno. L'oggetto viene ritenuto artificiale dalla spedizione, un fatto che sembra avvalorato quello che sembra essere un sistema di attracco si guasta e la loro astronave si schianta sulla superficie. Tutto l'equipaggio viene messo fuori combattimento dall'impatto, e quando il capitano della spedizione, Cirocco Jones, si sveglia, si ritrova all’interno della costruzione separato dal suo equipaggio e senza cibo, o indumenti, ma oppresso da “ricordi” che lo turbano, Il resto della storia tratta dei suoi tentativi di trovare il resto dell’equipaggio e di scoprire che essere o che cosa si trova dietro quello che egli crede essere il loro rapimento. Ed ora quelle che sono le mie reazioni a TITAN. Per primo lo sfondo è sensazionale, e come al solito in Varley interminabilmente inventivo; la caratterizzazione è ben realizzata. Il problema principale con TITAN sembra riguardare una carenza di intensità. Questa mancanza interviene su due livelli; uno strutturale e l’altro tematico. Strutturalmente il problema è che la trama risulta troppo esile per la lunghezza e per la complessità del libro. Come risultato la storia è sommersa dall’abbondanza di dettagli secondari. Leggendolo, ho ricevuto la sensazione che l’autore tiri la corda e illumini la scena di tanto in tanto. Sembra quasi come se Varley fosse interessato, o preoccupato per lo scenario che per la storia. Troppo spesso questa lacuna nella messa a fuoco strutturale rendeva confuso l'andamento, nel senso che le parole erano sulla carta ma non trasmettevano mai un’immagine alla mia mente di ciò che stava accadendo e di ciò che i personaggi stavano vedendo. Insomma, la tenuità della trama e la corrispondente mancanza di intensità lavorava a detrimento dello slancio della trama stessa. Tematicamente il problema è un po’ più sottile, Nel passato la narrativa di Varley si era occupata per la maggior parte, della ricerca dell'identità, sia a livello personale che sociale. Con TITAN la ricerca sociale per l'identità è assente, o tuttalpiù enormemente attenuata. Il fatto che veniva portata avanti una ricerca di questa natura costituiva uno dei punti di forza dell’opera di Varley. Il fatto che in TITAN non troviamo mai un chiaro cenno della ricerca sociale nega a questo romanzo la causa di molta dell’intensità che percorre una gran quantità dei suoi primi lavori. TITAN costituisce un lavoro medio di Varley. Per molti sarebbe il lavoro di tutta una vita.

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