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Recensione di Mirko Tavosanis a "Demon"


È quasi diventato un luogo comune il rimarcare la ripetitività della fantascienza statunitense, la mancanza - a parte gli autori "cyberpunk", sui quali ci sarebbe però molto da dire - di firme che presentino qualcosa di realmente alternativo al ripescaggio attualizzato di vecchie idee e vecchi stereotipi. Certo, quello che viene tradotto non è da considerare rappresentativo al 100%, specialmente nel campo della narrativa breve… basti vedere il lavoro che Danilo Santoni sta compiendo sulle pagine di "Intercom", o soprattutto quello, peraltro irregolare, di "Nova sf*"… ma l'impressione generale resta in linea di massima valida. Non resta allora che cercare, se non proprio opere rivoluzionarie ed impegnate, perlomeno libri capaci di assicurare un minimo di coinvolgimento intelligente - il che sarebbe già abbastanza.

"Demon" di John Varley rientra secondo me in questa categoria. Presentato a giugno nel 1990 su due numeri consecutivi di "Urania", il libro risulta alla fine una lettura se non altro piacevole… l'umorismo dell'autore si estrinseca in una serie di trovate spesso geniali, consentite dall'eccezionalità dell'ambiente creato. Com'è noto "Demon" costituisce infatti solo la terza ed ultima parte della maggior creazione letteraria di Varley, quella che vede come protagonisti la comandante Cirocco Jones e Gea, un gigantesco organismo vivente alieno in orbita attorno a Saturno, al cui interno si trova una specie di habitat planetario di enormi dimensioni: un paradiso per un autore che già nelle sue opere precedenti aveva mostrato una forte inclinazione verso le bizzarrie meccaniche e biologiche. Prolifera quindi una fauna a metà tra l'organico e l'inorganico, che annovera fra le proprie prosapie - molte delle quali create su espresso modello cinematografico - centauri, vermi alla "Dune", dirigibili lunghi un chilometro e passa, fantasmi della sabbia, Fabbri Ferrai, angeli e rettili necrofili, senza contare poi un King Kong ed una Marylin Monroe (entrambi alti dodici metri), qualcosa insomma di simile all'estrosità barocca tipica della cultura fantascientifica e fantastica (ma non solo) francese, da Moebius agli Henneberg, da Druillet all'epigono Brussolo, ma con inoltre una preoccupazione per la verosimiglianza che rende il tutto ancora più potente. Ecco ad esempio, in breve, come Varley costruisce un essere vivente che serve utilmente da missile antiaereo: "Erano creature organiche modellate attorno ad uno scheletro di combustibile solido, e provviste di un cervello sovrapposto a un nucleo d'esplosivo. Vedevano nella banda dell'infrarosso, e amavano gli oggetti luminosi proprio come le falene sono attratte dal calore della fiamma" (vol. l, p. l48). E così via.

Terzo capitolo della serie, si è detto. Il lettore conoscerà probabilmente (anche se la cosa non è indispensabile per la comprensione) i due capitoli precedenti, "Titano", apparso in un'edizione tagliatissima sul n. 839 di "Urania" (l'edizione integra si trova invece solo sui "Classici Urania" n. 125), e "Nel segno di Titano" (Mondadori, collana "Altri mondi", 1987), e ne ritroverà, cosa che capita di rado, non solo i personaggi (l'immortalità ha queste ed altre implicazioni letterarie!) ma anche, cosa rara nei seguiti, buona parte dello spirito. Più scanzonata ed umoristica, quest'ultima puntata evita per fortuna di cadere nella logica bizzarra e contorta di "Millennium" e di altri scritti di Varley, dove si presenta talvolta come humour nero (alcune tracce se ne troveranno però anche qui, particolarmente là dove si tratta della progressiva distruzione della Terra durante una protratta guerra nucleare), e mantiene per tutto il tempo un ritmo narrativo invidiabile, sostenuta da un gioco di gadget e frizzi impeccabile, peraltro perfettamente ricreato in italiano dalla vivissima traduzione di Roldano Romanelli - ben lontano dal commettere orrori quali quelli perpetrati da altri nei numeri immediatamente precedenti della collana, là dove il congiuntivo è un "optional" e dove si può confondere (n. 1125) l'"empatia" con l’enfasi".

Riuscirà Cirocco Jones a salvare una consistente porzione della razza umana? Riuscirà a battere Gea in uno scontro "corpo a corpo"? Le risposte sono scontate… ma il piacere del lettore sta nello scoprire le "modalità" del successo, con risultati talvolta sorprendenti.






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