L'impero restaurato
di Sandro Battisti, in "Il sangue e l’impero", "Urania" n. 1624, ed. Mondadori, 2015, 5,90 €, 308 pagg.
Vincitore, assieme a "BloodBusters" di Francesco Verso, nello stesso volume, del premio Urania 2014, fa parte del ciclo dell’Impero connettivo.
Ed è un romanzo… decisamente molto poco comprensibile.
L’imperatore di questo impero connettivo, che si trova in un non-spazio ed è abitato da entità disincarnate, vuole ampliare i suoi possedimenti, e, anche, spostarne la capitale.
Modifica quindi (???) lo spazio-tempo dell’impero bizantino storico, manda una missione da un aruspice per sapere se lo spostamento della capitale ha buoni auspici (per mezzo dell’esame di un fegato), e rapisce poi Teodora, la moglie dell’imperatore bizantino, della quale si era invaghito.
Tutta la narrazione è tenuta su toni aulici incredibili, infarcita di vocaboli difficili, e di, principalmente, eventi che per quanto dettagliatamente vengano descritti, non possono che risultare, appunto, incomprensibili, in quanto totalmente privi di qualsivoglia base sulla quale lo possano essere.
"… un’insensatezza di senso compiuto, irrazionale secondo i termini standard dei postumani, ma perfettamente coerente…", si legge ad un certo punto (pag. 87), e ne è, mi pare, la descrizione migliore; ciò che lo rende affascinante, infatti, oltre al linguaggio ricercatissimo che abbiamo detto, è proprio questo suo riuscire ad essere un’assurdità con una coerenza interna che, per quanto mi è dato di capire, ha, effettivamente.
La sua lettura, però, è notevolmente appesantita, da ciò.
A fine volume, in "Metà B, metà V", c’è, anche, un’intervista all’autore (pagg. 300-301).
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