Il lato dark di Emma
di Giovanna Grassi
La nuova Hollywood ha un drappello quanto mai ricco e vario di giovani attrici e tra tutte Emma Watson, 25 anni, ha un posto speciale. Non soltanto per il successo internazionale della saga di Harry Potter, per il suo saltuario, ma selettivo impiego come modella e testimonial, ma perché è una attivista seria e preparata nelle sue battaglie e nei suoi discorsi per la parità tra i sessi, nel mondo come rappresentante dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Sempre lontana da Los Angeles e dal mondo hollywoodiano, dopo essere stata una studentessa universitaria modello, riceve decine di copioni.
Terminati La bella e la bestia diretto da Bill Condon e The Circle al fianco di Tom Hanks, la Hermione Granger della saga ha di fronte una carriera solidamente costruita con scelte oculate. «Resto legata - sorride - alla divisa di Hogwarts e, siccome recito da quando ero bambina, mi interessa sempre più diversificare la gamma dei caratteri che decido di impersonare a volte con viaggi straordinari».
Lo dimostrano anche i due film di imminente lancio in Italia: il thriller-horror Regression di Alejandro Amenàbar, e Colonia di Florian Gallenberger, che al Festival di Toronto ha portato a Emma molti applausi e consensi. «Ne sono stata felice - dice - perché Colonia narra una storia importante.
Quella di due giovani, Lena e Daniel, che si trovano durante un loro viaggio nel pieno del colpo di stato in Cile nel 1973 e del passaggio del Paese dal governo di Allende alla dittatura di Pinochet. Quando Daniel viene arrestato e portato in un'area terribile, nella quale predomina una setta comandata da un pericoloso predicatore laico, decido di raggiungerlo e di fare il possibile per liberarlo».
«Diversissimo, invece, è il mio ruolo nel thriller di Amenébar - prosegue -. Anche se ho fatto fatica perché il tema della violenza di un padre sulla figlia è arduo, psicologicamente disturbante. Il cast era comunque straordinario, dal detective Ethan Hawke a David Dencik, il padre, allo psicologo impersonato dall'inglese David Thewlis. Vivere per tutto il tempo delle riprese con una mente disturbata e violentata come è quella della mia Angela, alle prese anche con una setta satanica. Il regista mi ha detto che la storia del copione gli era stata ispirata da fatti veri accaduti nel Minnesota nel 1900. Per me è stato un compito gravoso, coinvolgente. Un ruolo davvero dark per me».
Confessa che il cinema l'appassiona e «in futuro vorrei anche cimentarmi nella regia di documentari. Si, resto legata agli amici della saga, in particolare a Daniel Radcliffe con il quale siamo molto attivi a New York in campagne rivolte a far leggere libri ai bambini e ai ragazzi».
Spiega: «La lettura è una mia passione, da sempre amo i libri, li considero i miei compagni di vita e quando posso prendere parte a un film tratto da un bel romanzo, come è accaduto, a esempio per "Noi siamo infiniti" mi sento davvero caricata ed entusiasta. Queste sono le gratificazioni che per me contano, non certo quelle che mi definiscono una "icona di stile". Quando la saga è terminata, per qualche tempo mi sono sentita come perduta, incerta, poi ho capito che ciò che volevo fare era recitare, conoscere artisti di vari campi (io dipingo nel tempo libero, se non leggo), impegnarmi come femminista».
Dopo l'enorme successo della saga, dunque, che cosa l'ha aiutata più di ogni altro suo interesse a trovare la direzione giusta? «Il fatto - risponde Emma Watson - che esplorare il mondo è sempre stato il mio obiettivo e che, lontana dai riflettori, volevo una quotidianità al tempo stesso normale e speciale. Oggi le giovani attrici hanno coscienza, capacità incredibili. Comunque continuo a sorridere se qualcuno mi dice che la mia Hermione gli ha tenuto compagnia. In fondo Hermione mi ha aiutata a diventare una persona migliore e per questo le sarò sempre grata».
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