Bloodbuster
di Francesco Verso, in "Il sangue e l’impero", "Urania" n. 1624, ed. Mondadori, 5,90 €, 308 pagg.
Sf sociologica, ma decisamente differente da quella che siamo soliti chiamare a quel modo.
Vi si racconta, infatti, di un futuro nel quale, invece che coi soldi, le tasse vengono pagare… col sangue; "… ho cavalcato il detto popolare "Ci vogliono togliere anche il sangue"" ("Metà B, metà V", interviste agli autori, di G. Lippi, pagg. 298-301; 298).
Il protagonista/narratore è un esattore ematico, che va in cerca degli evasori, ai quali estrarre… il maltolto (allo stato).
Tutta quanta la faccenda ruota poi attorno a ciò; l’autore, nei ringraziamenti, dice che l’idea del romanzo è partita, anche, da discorsi su "…l’importanza dell’uso di una lingua coerente con i temi e i personaggi narrati" (pag. 298).
E infatti il romanzo è narrato in un linguaggio che si adatta, per così dire, all’idea di base, e rende ogni cosa molto… sanguigna.
Ambientato a Roma, capitale degli intrighi e del malaffare dietro il potere, è scritto in un gergo nel quale va a confluire anche il dialetto.
La narrazione che ne risulta è tranquilla; procede linearmente, nel racconto, e sempre in una prosa molto estesa, lenta, direi quasi riflessiva.
Sicuramente molto meglio questo, che l’altro vincitore del premio Urania 2014 in questo volume, quel "L’impero restaurato" di cui abbiamo già detto.
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