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Avventura o introspezione psicologica?


di Riccardo Fabiani


Sempre in epoca imprecisata, ma risalente ai primordi delle civiltà, si snoda la vicenda di Elric di Melniboné, principe albino dagli occhi di fuoco, che trae le energie necessarie per sostentare il proprio corpo debole e malaticcio (risultato di incestuosi rapporti, abituali, tra l'ormai decadente classe sovrana di Melniboné) da una spada incantata, chiamata Stormbringer (Tempestosa), che mantiene il suo potere magico cibandosi dell'anima di coloro che trafigge, infondendo nel contempo a Elric, mediante un demoniaco rapporto di simbiosi, una forza ultraterrena.

La vicenda di Elric si snoda attraverso numerosi racconti, poi raccolti tutti in due saghe: Elric di Melniboné ed Elric il negromante.

È una vicenda assai singolare, una storia piena di contraddizioni da parte del protagonista, e per questo estremamente umana.

La vicenda di questo Principe dell'assurdo sono sempre condotte dalla mano del Fato, e ci narrano di grandi scontri costellati di montagne di cadaveri, di effimere vittorie e cocenti sconfitte, tra le forze della Legge e quelle del Caos.

Elric, involontario e triste protagonista di queste storie, è chiamato in causa e manovrato in modo assurdo dal destino.

Benchè tragga le sue forze da uno strumento di morte forgiato dal Caos, il suo agire è inspiegabilmente condizionato da un rapporto di odio-amore per i signori della Legge.

Il principe albino è quindi sballottato di avventura in avventura, costretto a falciare vittime tra i nemici ed innocenti, manovrato da forze che trascendono la sua possibilità di capire.

È quindi la teoria della predestinazione che Michael Moorcoock, autore di questo ciclo, prende come filo conduttore delle sue opere. Esiste si l'eroe, l'uomo che si erge tra la folla amorfa, ma è un eroe di paglia, un essere che perde la sua natura di individuo e si trasmuta in un agente di emissari semidivini, un uomo che nel suo intimo e nella sua anima, se ancora ne ha una, si ribella in modo viscerale contro un destino che lo rende schiavo, non riuscendo mai però a recidere gli invisibili anelli della catena che lo rende schiavo, non riuscendo mai però a recidere gli invisibili anelli della catena che lo imprigiona in una spirale di morte che sembra non avere fine.

È singolare in Moorcoock il modo di rappresentare la dicotomia tra il Bene ed il Male, nel caso specifico tra la Legge e il Caos.

Abbiamo parlato di dicotomia, ma di fatto tale divisione non esiste. Queste forze sono solo pesi che servono a mantenere l'Equilibrio sui piatti di una indicibilmente antica bilancia cosmica. Infatti la Legge non è mai indice del Bene nel modo più totale, come anche il Caos non rappresenta il Male nell'accezione del termine.

Entrambe le fazioni si battono per portare l'equilibrio in un mondo ormai destinato all'annullamento.

Entrambe sono consapevoli che il risultato del loro scontro si rivelerà solo dopo l'Armageddon: come l'Araba Fenice, il mondo dovrà bruciare per poter poi risorgere dalle proprie ceneri.

È uno strano concetto di catarsi quello che ci propone l'autore, una catarsi che potrebbe rimanere tale sia vista attraverso un filtro positivo (quello della Legge), che attraverso uno negativo (quello del Caos).

Moorcock riesce, grazie alla sua abile prosa, ad immedesimare il lettore nella parte del protagonista a tal punto da fargli assumere una parte passiva nella lettura dei romanzi, senza concedere nulla alla singola fantasia se non la scenografia degli sfondi sublunari davanti ai quali viene interpretato il copione.

Come dicevamo, i protagonisti di queste vicende sono Elric e la sua spada. Anzi, si potrebbe dire che la protagonista sia solo la spada, giacchè da quando essa sceglie Elric come suo simulacro umano, la personalità di quest'ultimo viene di fatto pressochè annullata: "E poi le spade incantate, Tempestosa e Luttuosa, non furono più dove erano rimaste librate per tanto tempo. Tempestosa si era posta nella mano destra di Elric, e Luttuosa stava nella mano destra del principe Yjrkoon. ( ... ) Le spade cantavano. Le voci erano fioche ma si udivano chiaramente. Elric sollevò l'enorme lama, senza difficoltà, e la girò da una parte e dall'altra ammirandone la bellezza aliena. «Tempestosa» -disse-, E provò un senso di paura".

Da The Sailor of the Seas Of Fate (in Elric di Melnibonè) di Michael Moorcock.

L’arma dell'eroe porta quindi in sé un significato più profondo di quanto non ne abbia l'eroe stesso di fatto.

La spada diviene quindi la mente occulta e al tempo stesso il mezzo in un rapporto di comando-dipendenza quasi vampirico, con il quale egli riesce ad assolvere quella parte che è motivo essenziale nella tradizione epica classica, cioè di colui che è predestinato a compiere gesta che trascendono il suo stato di mortale. La spada è là chiave che gli apre la via per superare ostacoli, sconfiggere mostri e nemici di ogni natura, per conquistare l’ambita ma quasi sempre predestinata meta (vale a dire la sublimazione del suo essere), avendo come sola alternativa la sconfitta totale.






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