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Il campione eterno


di Paolo Guaragni


Riunire tutti i cicli in un unico, gigantesco affresco; questo l'ambizioso programma di un campione dell'ambizione: Michael Moorcock.

Benchè Michael Moorcock sia destinato a passare alla storia della fs come fondatore e teorizzatore della new wave inglese degli anni 60, la sua produzione di questo tipo è assai scarsa se paragonata a quella inquadrabile sotto l'etichetta fantasy. L'influenza delle sue letture giovanili (soprattutto E.R. Burroughs e R.E. Howard) si fa sentire fin dai suoi primi lavori, e perfino i suoi personaggi "moderni" Jerry Cornelius, protagonista di romanzi vagamente hippies, Karl Glogauer (I.N.R.I.) e Konrad Arflane (lo splendido Veliero dei ghiacci) finiranno per rientrare in un progetto di unificazione di tutta la sua produzione, un progetto ambizioso che prevede un comune denominatore: The Eternal Champion.

Moorcock, come è stato sottolineato dalla critica, è un autore mutevole e non sempre coerente. È però riuscito ad apportare alcune innovazioni di rilievo a un genere che per sua stessa natura è spesso estremamente schematico e ripetitivo.

Non tutto ciò che ha scritto di fantasy è di buona fattura, ma se vogliamo avere una visione globale del suo modo di intendere in questione, oltre ai più famosi cicli di Elric di Melniboné e del Principe Corum (sui quali ci soffermeremo a lungo) dobbiamo prendere brevemente in considerazione anche altri cicli epici: quello della "bacchetta magica", o di Dorian Hawkmoon; e quello di Erekosë, conosciuto anche come ciclo di John Daker.

Nel primo di questi due cicli, il protagonista, Conte Hawkmoon, a differenza degli eroi degli altri cicli, si muove in un ambiente ben definito, la Kamar G, identificabile con la Camargue di un'Europa post-conflitto atomico, ma questa è una delle variabili tipiche di Moorcock in un quadro tutto sommato omogeneo.

Gli altri eroi, ognuno nel proprio ciclo, si muovono in una sorta di "universi paralleli", dominati da un'entità, la Bilancia Cosmica, detentrice del fato degli uomini e degli dei.

Sui due piatti contrapposti della Bilancia abbiamo da una parte i Signori del Caos e dall'altra i Signori della Legge: fazioni di dei eternamente in lotta tra loro per il dominio dell'universo.

E, benchè in alcuni dei mondi immaginati da Moorcock gli dei abbiano poteri diversi, in tutti quanti troviamo una mitologia essenzialmente uguale.

Compito della "Bilancia Cosmica" è quindi di mantenere in equilibrio costante le due fazioni avverse.

Questo equilibrio è spesso mantenuto tramite l'intervento del Campione Eterno, una figura dai molteplici volti che interviene a favore della parte in quel momento più debole.

Elric, Corurn, Hawkmoon, Erekosë (ma anche i citati Cornelius, Glogaueee Arflane) sono tutte incarnazioni, in tempi e mondi diversi ma coesistenti su piani di realtà attigui, di quella stessa entità definita come Campione Eterno.

L'unico di essi a conoscenza del proprio ruolo gravoso, è Erekosë, come manifesta egli stesso in Gli dei perduti (Ciclo di Corum):

«Un migliaio sono i miei nomi. Un migliaio di eroi sono stato ... Io sono John Daker, Erekosë, Elric, Corum, e tanti, tanti, tanti altri ancora ... Non capite?

Sono io il solo destinato a capire? Io sono colui che è stato denominato l'eterno eroe. Io sono l'eroe che è sempre esistito. E, si, io sono Elric di Melniboné, io sono il principe Corum Jhaelen Irsei. Io sono anche voi. Noi tre siamo la medesima creatura e miriadi di altre creature insieme. Noi tre siamo una cosa sola, destinati a lottare in eterno senza mai comprenderne la ragione ... »

Con l'autocoscienza di questo personaggio diviene chiaro il disegno di Moorcock di legare tutte le sue opere al concetto della Bilancia Cosmica, del Caos e della Legge, dell'Eterno Campione.

Un altro punto in comune tra i suoi cicli epici è rappresentato dalla mitica città di Tanelorn, la Città Eterna che in forme diverse esiste in ogni singolo universo.

Questa città assume diversi aspetti e significati a seconda delle ambizioni e delle necessità di chi la cerca.

Elric vi cerca, e vi troverà, un attimo di pace, Corum gli alleati per sconfiggere il Caos, Erekosë il modo di risolvere i suoi problemi interiori.

Introdotte le particolarità più importanti che accomunano i cicli di Moorcock, ci tornerà più facile analizzare i due più famosi: quello di Elric e quello di Corum. Elric, all'inizio delle sue avventure, è l'ultimo principe albino del decadente impero di Melniboné.

L'antica e crudele razza a cui appartiene, dopo aver dominato per più di diecimila anni grazie all'appoggio dei Signori del Caos, è minacciata da una nuova razza di barbari venuta dagli estremi "regni giovani".

Per questa ragione, da circa due secoli i Melniboneani sono costretti a vivere nella piccola Isola del Drago, dove sorge la città di Imrryr, la Bella, la Città Sognante.

Corum, nel suo mondo, è il principe di una delle poche famiglie superstiti del popolo guerriero Vadhag, condannato da una ineluttabile decadenza a ritirarsi in immensi castelli contemplando la natura coltivando le arti e lo spirito.

Anche in questo ciclo la decadenza della razza più antica, già signora e padrona del suo mondo, favorisce lo sviluppo e lo strapotere di una nuova razza di barbari, i Mabden.

Il destino dei due eroi eponimi prosegue parallelamente, tant'è vero che ben presto si trovano ad essere gli ultimi superstiti delle rispettive razze.

Elric rimarrà solo, a seguito della vendetta portata a termine nei confronti dell'odiato cugino Yyrkoon, che gli aveva usurpato il trono: riconquisterà il simbolo del comando ma al caro prezzo della totale distruzione del suo regno.

Corum invece ha visto sterminare la sua gente per mano del crudele conte Glandyth-a-krae, signore dei Mabden, il quale oltre a far prigioniero il rivale lo mutila di un occhio e di una mano. In queste condizioni di inferiorità sia Elric che Corum, per poter affrontare i loro nemici mortali e immortali, sono costretti ad accettare in dono dagli déi delle armi magiche, che si riveleranno portatrici di destini funesti. Il dio Shool farà dono a Corum, per sopperire alle recenti mutilazioni, dell'occhio del dio Rhynn e della mano del dio Kwll, appartenuti un tempo a due fratelli misteriosamente scomparsi e perciò conosciuti come "déi perduti".

Corum ben presto si accorge che l'occhio di Rhynn può evocare esseri terrificanti pronti ad accorrere in suo aiuto da altri mondi, mentre la mano di Kwll sembra intervenire autonomamente, anche contro il volere di Corum, uccidendo spietatamente. Elric, figura atipica per il genere fantasy, è addirittura debole e malaticcio, ben distante dal cliché dell'eroe possente e muscoloso incarnato dal Conan di R.E. Howard.

Conscio di queste carenze fisiche, si aiuta nelle prime avventure con pozioni magiche, fin quando, indirizzato dagli dei, si impossessa della mitica spada Stormbringer (tempestosa); un'arma che una volta impugnata rende il suo possessore invincibile. Per fornire l'energia necessaria ad Elric, la spada deve nutrirsi dell'anima delle sue vittime, e ben presto si rivela per quello che è: una malefica creatura del Caos, mai sazia e dotata di una propria volontà. Come la mano artificiale di Corum, essa uccide indiscriminatamente nemici e amici, tra cui l'amata cugina di Elric, Cymoril. Resosi conto che la propria volontà è più debole di quella della spada magica, Elric precipita in uno stato di malinconia e infelicità, incapace di reagire e disfarsi dell'orrendo alleato, che lo lega ad un destino superiore a quello degli stessi dei.

In entrambi i cicli compare la figura del compagno dell'eroe, anch'essa un'incarnazione del Campione Eterno.

In Elric questo personaggio si presenta col nome di Rackhir, l'arciere rosso; in Corom col nome Jhary-a-Conel.

In entrambi i casi questo deuteragonista aiuta gli eroi eponimi nella ricerca della città dì Tanelorn, che tanta importanza riveste per il loro futuro. Infatti sia Elric che Corum saranno poi chiamati dal destino a combattere nel ruolo del Campione Eterno contro il dio Voilodion-Chagnasdiak in una "torre evanescente" che passa da un piano spazio-temporale all'altro senza mai fermarsi a lungo in nessuno di essi.

Questo episodio è descritto rispettivamente in Elric il negromante e in Gli déi perduti, le opere conclusive dei due cicli, ma sarà bene ricapitolare le rispettive trame.

Tutte le avventure di Corum sono basate sulla vendetta che egli ricerca sul malefico conte Glandyth-a-Krae. Poi diventa alleato dei Signori della Legge e cerca aiuti per sconfiggere e scacciare da 15 piani di esistenza tre Signori del Caos, Arioch, Xiombarg e il potente Mabelode, re delle spade, i quali stanno spingendo la razza barbara dei Mabden alla conquista di tutto il mondo.

Per Elric, come già ricordato, la prima parte della storia lo vede impegnato a riconquistare il suo trono, caduto in mano al perfido cugino Yyrkoon.

In seguito sarà costretto dagli eventi a vagare e a uccidere senza una meta precisa, finchè scoprirà qual'è il gravoso compito affidatogli dal destino.

Elric, figlio del Caos (Arioch è il suo padrino) parteciperà alla battaglia finale tra i Signori della Legge e quelli del Caos, e si schiererà con la sua invincibile spada dalla parte dei primi, costretto ad annientare le forme mortali di molti déi del Caos.

Sopravvissuto al Crepuscolo degli déi, Elric assisterà col suo compagno Maldiluna alla nascita di un nuovo mondo, riplasmato e purificato da ogni malvagità. A regnare sui mortali non saranno quindi nè i Signori della Legge, nè i Signori del Caos. Ma questo non è il mondo di Elric, e infatti la spada Stormbringer prima ucciderà Maldiluna e poi si rivolterà contro il suo padrone.

Pure nel mondo di Corum i Signori della Legge vincono, anche per merito dei due déi perduti, Kwll e Rhyrin, che Corum è riuscito ad evocare.

Ma costoro cacceranno anche i Signori della Legge perchè la loro volontà è che gli umani debbano vivere in un nuovo mondo in cui poter decidere da soli del loro destino.

I due eroi si rivelano dunque strumenti e non beneficiari di un nuovo assetto del mondo, di un nuovo ordine dell'universo.






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