BRIGO Fulvio
Nato a Milano nel '54, ha conseguito la maturità scientifica, e, qualche anno fa, si iscrisse ad D.A.M.S. di Bologna, per studiare pianoforte. Insegnava musica nelle scuole medie di Milano, e, la sera, suonava in dancing e locali notturni in Svizzera.
Racconti: "Metamorfosi in si minore", "La bottega del fantastico" n. 3, '80-fascinoso, narra, in forma metaforica, di un innamoramento. Un pianista giunge in un night club, e comincia a suonare; dopo poco alcuni insetti si posano sulla tastiera; poi è il turno di una grossa falena; il locale è deserto, fino a quando giunge: "Una ragazza giovanissima. Non poteva avere più di sedici, diciassette anni."; "...seppi di essermi innamorato per la prima volta nella mia vita. Stupidamente, ingenuamente, romanticamente.". Qui la fantasia del protagonista comincia a spaziare, fino a che: "Mi resi conto che stava entrando il primo cliente. Basso, circa la mia età, l'andatura inelegante e vestito con pessimo gusto... mi sembrava un grosso ragno viscido che stesse tentando di divorare la mia farfalla.". E quello paga, paga per avere la ragazza, e in lui si scatenano forze inusitate: "Percepivo strane vibrazioni. Assaporai per la prima volta l'odore della morte... Ero sicuramente in preda ad un'allucinazione... Sentii la sua paura divenire rabbia e la sua rabbia odio e vidi le sue ali fendere l'aria e recidere i densi fili della ragnatela che la teneva imprigionata." (pag. 71). E poi comincia l'allucinazione; il sogno, fino ad allora creduto tale, prende consistenza: "Gocce di sangue mi uscirono dal naso, dalle orecchie dalla bocca e caddero sulla tastiera fondendosi con quello delle falene. Non smisi di suonare... sapevo che niente sarebbe riuscito a fermarmi; la mia volontà era annullata dal misterioso impulso che mi spingeva a suonare. E ad ogni nota, nota dopo nota, il dolore dentro di me si faceva più insopportabile... Il mio corpo si dilatò squarciando l'epidermide in più punti... era come se avessi atteso inconsciamente questo momento per tutta la vita.". Lui e Eliaf, da lui così denominata in un impeto surrealista, allargano le ali, infrangendo le vetrate e se ne involano, mentre: "un sottile soffio di vento spargeva sulla campagna addormentata alcuni pensieri di Beethoven.". (pagg. 69-72)
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