Recensione di Mirko Tavosanis a "Vacanze nel deserto"
La conduzione di Urania lascia molto a desiderare, non c'è dubbio. Ma a compensare la situazione squallida delle edicole ci sono anche, per fortuna, i Classici Urania, che durante tutto quest'anno hanno riproposto materiale solitamente di buono od ottimo livello - a parte cadute di tono in perfetto stile Lippi - e forse in media addirittura più recente di quello che esce sulla collana madre. Ritrovare un altro romanzo di Silverberg è quindi una sorpresa piacevole, ma non inaspettata, anche quando, come in questo caso, l'ambientazione fantascentifica è solo marginale.
Lo sfondo è simile a quello di tante altre opere del miglior Silverberg, ed in particolare di Morire dentro: l'America contemporanea, le università, i ricchi ed i quasi emarginati, New York. Durante le vacanze di Pasqua quattro studenti della Costa Orientale prendono la macchina e se ne vanno in Texas, alla ricerca di un monastero in cui sembra che si conservi il segreto dell'immortalità. L'Intellettuale Ebreo, il Poeta Omosessuale, il Figlio di Papà, il Povero e Deciso, com'è d'obbligo, con i loro complicati rapporti interpersonali. Il Libro dei Teschi insegna che gli aspiranti devono presentarsi a gruppi di quattro, due dei quali destinati a vivere per sempre, uno ad uccidersi con le proprie mani, ed uno ad essere ucciso dagli altri. Ed il punto di vista si sposta, di capitolo in capitolo, tra tutti i personaggi.
Ci sono poi tutti i sottotoni fondamentali del Silverberg di quel periodo: il sesso (in dose robusta, etero ed omo), ma soprattutto la morte e l'immortalità, intesa in senso assolutamente materiale, pianificata. "Quando sarò tornato nella fase eterosessuale me ne andrò su Marte. Sarà circa il 2100: per quell'epoca l'avremo già colonizzato, ne sono sicuro. Dodici anni sul pianeta rosso. Eseguirò lavoro manuale, roba da pionieri.
"Poi vent'anni dedicati alla letteratura: dieci per leggere tutto ciò che è stato scritto dall'inizio della civiltà, o almeno tutto ciò che ne sia valsa la pena; e dieci per comporre un romanzo che sia all'altezza del meglio di Faulkner, Dostoevskij, Joyce, Proust. [...]
"E poi via, un'altra volta nel mondo. Che mondo, sarà! Professioni radicalmente nuove, cose che oggi non si sospetterebbe neppure che si possano inventare: potrei trascorrere vent'anni come esperto in smaterializzazioni, quindici in levitazione polivalente, dieci come venditore ambulante di sintomi.
"E poi? E poi? Avanti e avanti e avanti. Le possibilità saranno infinite".
Un consiglio: lasciate perdere André Norton e Jerry Pournelle. Prendetevi una dose di questa roba.
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