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Recensione di Marco Abate a "Morire dentro"


Il protagonista del romanzo, David Selig, è un telepate che sta perdendo il suo potere. La sua vicenda ci viene narrata sia attraverso la sua realtà presente (vita all'università, rapporti con la sorella, nevrosi) sia attraverso il suo passato (infanzia ed adolescenza, amicizia con un altro telepate, Tom Nyquist, vita con due ragazze, Kitty prima e Toni poi).

Il libro cerca (e ci riesce, più o meno) di immergerei nella vita e nella nevrosi di Selig tentando, questa è l'impressione che lascia, di trasmetterei qualcosa.

Cosa?

"Morire dentro" è un romanzo sulla telepatia e, quindi, sulla comunicazione, anzi, sulla mancanza di essa come qualcosa da evitare. Infatti, la nevrosi di Selig è determinata, come si nota facilmente, dalla sua possibilità di comunicare con gli altri; anche l'amicizia con Nyquist è falsa, forzata, non voluta.

La smania di comunicare porta il protagonista a compiere una vera e propria violenza sugli altri; ed è qui un altro nodo del romanzo. Silverberg rifiuta la violenza, sia fisica (episodi all'università) che mentale (rapporto con la sorella, con Kitty), in quanto espressione di una, voluta o meno, incapacità di comunicare con gli altri e/o con se stesso.

Comunicare, accettare, realizzare se stesso al di fuori di qualsiasi schema imposto e non scelto: questo è il terzo fattore guida del romanzo.

Selig è finalmente tranquillo solo alla fine del libro, quando perde quella facoltà (la telepatia) che viveva come imposta e si sente finalmente se stesso; non è un caso che solo allora riesce a riavvicinarsi alla sorella.

Riassumendo, il messaggio che Silverberg voleva trasmetterei è questo: abbandonate tutta quella violenza (ma non l'autodifesa), quell'ipocrisia che ci pervade, che pervade (che fonda) la società stessa, ed imparate, impariamo a comunicare realmente, sia con gli altri che con noi stessi. Solo così potremo vivere in un modo (in un mondo) migliore.

Un messaggio antico ma sempre valido (e mai applicato).

Robert Silverberg è americano, scrive fantascienza fin dal 1954, ma le sue opere migliori sono apparse da dieci anni a questa parte. Ha recentemente annunciato di voler abbandonare il campo della Sf, almeno come scrittore.

Le sue opere principali sono: "Ali della notte" - premio Hugo" '69 - ed. Nord; "Il tempo della metamorfosi" - premio "Nebula" '72 - ed. Fanucci; "Vacanze nel deserto" - ed. Dall'Oglio; "Oltre il limite" - premio "Nebula" '75 - ed. Nord.






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