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I babbuini blu


di Roger Zelazny


Ora c'erano solo tre cose che poteva desiderare molto: forse quattro. Ma non sarebbe stato certo della quarta fino a che non l'avesse trovata, o fin quando questa non avesse trovato lui.

Stava in piedi accanto ad un sedile di marmo, in un giardino pieno di fiori. Il sole non si vedeva, ma una lucentezza diffusa, tanto al mattino quanto alla sera, riempiva il posto, mentre una fresca brezza muoveva foglie e rami. Si sedette sul sedile, e guardò il colore dei fiori, percependo la loro pungente fragranza nelle narici.

Non appena si fu seduto, un oblio senza rimorsi scaturì dalla sua coscienza affiorando solo per un attimo, e poi svanì. Por, in qualche posto dietro di lui, lontano, si levò una nota sola, che crebbe e crebbe di intensità, fino a sembrare il fischio di un treno carico che passava in distanza. Improvvisamente, le sue mani cominciarono a muoversi, ma lui le bloccò dentro le tasche serrandole a pugno.

E proprio in quell'istante finì. Il canto del babbuino blu era cessato.

Il giardino riprese vita, con il suono degli insetti e degli uccelli. Si girò quando udì il suono dei passi, e lei era là, in piedi sul sentiero pavimentato, con la giacca blu pallido aperta sulla gola, e i calzoni neri che le ricadevano giù sopra i sandali bianchi. I capelli biondi le arrivavano quasi alle spalle, mentre sorrideva toccandolo:

«Kenneth».

Lui si levò in piedi, e lei fu tra le sue braccia.

«Sandra».

Rispose, e la fece sedere sul sedile accanto a sé. Stettero lì a lungo in silenzio, il suo braccio che le cingeva le spalle, poi:

«È stata una cosa davvero strana».

«Strano che tu sia diventato un eroe? Molte cose sono state perdonate nel Giorno della Liberazione a quelli che hanno combattuto».

«No» replicò lui «Strano che tu sia tornata da me. Non avevo mai pensato che un giorno ti avrei rivista».

Raccolse una camelia bianca, e gliela infilò nei capelli.

«In realtà, non saresti mai potuto essere stato un traditore, non saresti stato capace dì combattere in quel giorno, il giorno in cui liberammo la Terra» disse lei, e, così dicendo, gli accarezzò la guancia.

Lui sorrise: «Ero malato» disse «ma non certo un traditore. Avevano torto per quanto mi riguardava; completamente torto».

«Lo so, tutti lo sanno. Va tutto bene ora. Dimentica... »

Ma lui non poteva Dal profondo della mente un tarlo cominciò a rodergli la memoria. Cosa? Che cosa era? Balzò in piedi, e la fissò negli occhi scuri, attraverso l'umida cortina di lacrime che ora li ricopriva.

«Non mi hai detto tutta la verità. C'è qualcosa?»

Lei scrollò lentamente le spalle e arrossì. Lui si allontanò, poi girò nuovamente la testa verso di lei:

«Tre cose... Quali le altre due?» chiese.

«Non so di cosa stai parlando» la sentì rispondere.

«Allora devo scoprirlo da me».

C'era silenzio. Aspettò un momento, poi si voltò indietro: lei se ne era andata. Continuò a camminare fino a che arrivò su un sentiero che girava in basso alla sua destra, attraverso un bosco di alberi dalle foglie larghe. Udì un suono d'acqua che cadeva, provenire da quella direzione. Lo seguì.

L'uomo vicino al fiume gli girava la schiena, ma lui lo riconobbe dai movimenti: un rapido tocco del pollice verso l'alto per inumidirlo, poi la mano si abbassò per chiudere la carta della sigaretta che teneva. Una fiammata di luce, ed un attimo dopo il fumo turbinava al di sopra delle sue spalle. Si girò, e si guardarono in viso.

«Roscoe» disse.

L'uomo abbassò la sigaretta, si lisciò la barba nera, poi sputò con disprezzo. Sotto una sporca giacca da campo, portava la divisa, e una pistola gli pendeva dal fianco.

«Porco» disse, alzando la sigaretta come un dito accusatore.

«Cosa c'è che non va, Roscoe?»

«Cosa c'è che va, animale».

«Io non ... »

«Tu ci hai traditi durante l’invasione! Hai venduto la tua Torre a quei Babbuini Blu di un altro mondo. Potevamo aver vinto, ma grazie al tuo tradimento, loro hanno reso schiva tutta la razza umana».

«No» disse «non ci credo».

«Sei stato tu a fornirgli le informazioni, e sei stato abbondantemente pagato per questo».

Allora ricordò il suo Gruppo, là nel mare, nella Torre, tanto grande che un cacciatorpediniere sembrava un giocattolo al confronto. Ricordò il verde gonfiarsi delle onde dell'Atlantico, lontano, al di sotto della sua Stazione. Era rimasto seduto al suo posto, immobile, come un vascello affondato: infatti lui era uno dei tre operatori della Stazione di Difesa Automatica n. 7 delle N.U. Gli altri due era come fossero stati uccisi da quelli là, e forse sarebbe stato meglio che lo fossero, dal momento che uno era diventato pazzo, e l'altro era stato portato via da Keean dalla pelliccia blu, che era sembrato scaturire fuori dal nulla la sera precedente, senza neanche essere stato rilevato dal radar. Babbuini imperversavano attraverso tutta al Stazione volte correndo in tre o quattro, a volte lanciando uno solo il suo canto di trionfo, ma tutti emettevano urla che crescevano e risuonavano come il fischio di una locomotiva. Pensò che avessero interamente occupato la Stazione; due di loro sorvegliavano continuamente la cella nella quale l'avevano rinchiuso. Ricordava, ricordava ...

«Ho permesso loro di ricompensarmi per non far sorgere dei sospetti» disse «ma c’è una differenza sostanziale tra informazioni utili, ed informazioni inutili: ogni cosa che gli ho riferito era del tutto priva di valore».

«Tu cerchi solo delle scappatoie, traditore; infatti non potevi assolutamente sapere cosa sarebbe stato utile per loro. E poi, hai acconsentito che ti trattassero per ben sei anni con tutti i riguardi, più o meno come il sovraintendente di una fabbrica».

«Per tutto quel tempo sono stato a lavorare sottoterra, e tu lo sai, e mi tenevo pronto per il Giorno».

«Ritengo possibile che tu possa anche aver lavorato per ambedue le parti, ma questo non ha importanza».

«Perché no?».

«Perché stai per morire».

«Mi vuoi uccidere?»

«Ti ho già ucciso».

«Non ti seguo ... »

Roscoe rise, poi si fermò bruscamente al suono della voce di Sandra:

«E non significa niente il fatto che abbia combattuto coraggiosamente il Giorno della Liberazione?» Chiese lei comparendo lungo il sentiero.

Roscoe soffiò via il fumo, e guardò lontano:

«Così chiami il tuo buon angelo custode a difenderti» disse infine. «Che genere di favole ti racconta? Il giorno che siamo insorti, sei stato solo un vigliacco: sei fuggito».

«No, non è vero».

«E allora - e questa è la pura verità - che io stesso ti ho sparato, perché avevi disertato sotto il fuoco. Tutte le pallottole nella schiena».

Kenneth si strinse le tempie: e se le massaggiò:

«Non è vero: ero sotto il tiro del nemico».

«Tu sei stato ucciso da me, e lei lo sa. Anche tu lo sai».

«Io, io non sono morto... ».

«In questo preciso istante, loro stanno probabilmente battendo a macchina il tuo certificato di morte e i tuoi organi vitali saranno portati via, secondo il loro uso, per essere trapiantati in qualche vero essere umano. Tu lo sai! Ti hanno somministrato la droga che fa sparire l'ansia, e fa sembrare gli ultimi secondi delle ore. Ti da anche l'illusione del trascorrere del tempo. Tu parli solo a te stesso. Non ci può essere falsità qui: ammettilo, sei un traditore ed un vigliacco».

«No, tu alteri ogni cosa» disse Sandra «Sei tu che hai paura, e provi un naturale senso di umana colpa. Lui è stato un Eroe della Rivolta».

«Noi abbiamo fallito la rivolta. Abbiamo perso la Terra intera a causa dei suoi consimili. Sei tu che desideri disperatamente che sia come dici: rappresenti il suo ultimo rifugio».

«Non abbiamo perso. Abbiamo vinto, e grazie a uomini come lui. Lo sai».

Kenneth continuava a rimanere in piedi, diritto. Dapprincipio era incerto, poi cominciò a sorridere, e disse:

«Ora comprendo. Tutti gli uomini temono l'ultimo istante di vita, e preferiscono giudicarsi loro stessi, piuttosto che essere giudicati: trovarsi, non essere trovati».

«Loro vogliono solo trovare delle scappatoie logiche e celare tutto con le illusioni» replicò Roscoe «Proprio come hai fatto tu. Ma sanno perfettamente qual’è la fine, come la saprai anche tu».

Di là dal fiume giunse un suono di tromba, poi il suono di altri strumenti. In qualche posto, una fanfara stava suonando una marcia musicale. Kenneth si diresse in direzione della musica:

«Tre cose. Nel mio subconscio, sapevo che ci sarebbe stato tempo per tre cose importanti. Lasciatemi essere giudicato da qualsiasi cosa si stia avvicinando».

Attraversarono il fiume, muovendosi da pietra a pietra, e guadandolo nella parte bassa. Salirono la collina che si ergeva di fronte, e si affacciava sull'ampia strada maestra che passava davanti. C'erano delle costruzioni lungo il cammino, e alcune erano in rovina, ma tutte erano piene di gente che applaudiva.

E il corteo apparve. Era l’Esercito della Liberazione che sfilava in parata. Nessuno portava vere e proprie uniformi, e tutti sembravano stanchi e sporchi ma si tenevano eretti e marciavano al passo, pronti ad essere coperti di fiori e pezzi di carta colorati. Come un sol uomo, incominciarono a cantare, e le loro voci si mescolavano benchè sembrasse che ciascuno cantasse una canzone differente. Gli inni nazionali di tutti i Paesi della Terra si fondevano nel Canto dell'Uomo, che prorompeva possente dalle loro gole. Si elevò ancora di più rallegrandoli.

«Questa è la risposta per te, Roscoe» gli gridò «Avevo ragione. Ora andremo con loro».

L'uomo rigenerato scese giù dalla collina per raggiungere la compagnia che passava. Kenneth mosse un passo, poi si girò e stese la mano. Sandra era scomparsa.

Qualcosa di bianco svolazzava ai suoi piedi, e lui si piegò in avanti per raccoglierlo. Vide che era la camelia che aveva infilato nei capelli della ragazza, e, non appena ebbe sollevato il fiore, il centro di questo assunse un colore scuro che si dilatò in un'unica macchia, fino a coprire tutto il resto.






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