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Turner, superstar da due miliardi


di Paolo Calcagno


Nel cortile del palazzo delle Poste, in via Milano, nel cuore di Trieste, una donna bionda, dal fisico robusto, solleva un manichino simulando uno sforzo che chiama a raccolta tutte le sue energie, fisiche e psicologiche. La donna ha il volto di un'attrice americana, una delle più note delle ultime leve dello star-system di Hollywood, Kathleen Turner; nella finzione il manichino rappresenta il cadavere della celebre rock-star Sting, che l’attrice, o meglio il suo personaggio, ha già assassinato.

La scena va avanti fin quando non arriva lo stop del regista Peter Del Monte. È stata girata l'altra sera, tra le mura spettrali della città antica ed è stato l'ultimo ciak del film prodotto dalla Rai Linea di confine ("July and July" è, invece, il titolo per la sua distribuzione all'estero).

«Stasera con questo ultimo ciak - ha annunciato con legittima fierezza Massimo Fichera, vicedirettore generale della Rai per le nuove tecnologie - abbiamo vinto una delle tante scommesse ma di questo film-esperimento, realizzato con macchine elettroniche ad alta definizione, anziché con le normali cineprese. Avevamo compresso a dodici settimane il periodo delle riprese del film e siamo andati oltre soltanto di un giorno. È un risultato che conferma le capacità produttive delle troupes della Rai.

La seconda scommessa che abbiamo vinto è quella finanziaria. Linea di confine è costato tra gli 8 e i 9 milioni di dollari (intorno ai 12 miliardi di lire) ed è stato già prevenduto in modo da assicurare un rientro ragionevole delle spese».

Due, quindi, i punti fermi di Linea di confine ma ancora numerosi restano quelli interrogativi. Terza tappa delle ricerca tecnologica della Rai - Arlecchino di Montaldo-Storaro e Oniricon di Tarquini, sono stati i primi due passi in questa direzione - Linea di confine è il primo lungometraggio realizzato al mondo con le telecamere della Sony, capaci di definire un'immagine con 1.125 linee in luogo delle 650 delle appaiono abitualmente sui nostri teleschermi. Grosso modo l'immagine elettronica ad alta definizione raggiunge la stessa perfezione di quella ottica che vediamo al cinema e si offre ad un nuovo linguaggio che ha nell'uso inedito del colore la sua grammatica creativa e nell'espansione del campo orizzontale e nella maggiore ampiezza dell'angolo di visione la sua sintassi tecnica.

Peter Del Monte, regista di Linea di confine, pur avendo abbandonato l'iniziale diffidenza verso l'alta definizione ("Prima, per me, elettronica voleva dire soltanto effetti speciali") avverte che siamo soltanto all'inizio di una nuova era, paragonabile a quella delle prime cineprese e che sarebbe riduttivo esaltarne le qualità e la potenzialità limitandole all'uso dei "cromachey", piuttosto che alla possibilità di verificare immediatamente il materiale girato e, quindi, di intervenire prontamente per migliorare le riprese.

"Strada facendo - ha detto Del Monte - mi sono innamorato di questa piccola telecamera e se adesso penso di dover ritornare ai mezzi tradizionali del cinema mi sento un po’ disorientato".

Dunque, l'esperimento della Rai, i suoi capitali, economico e tecnico, sono stati investiti in prospettiva cinematografica. "Si, per ora l'alta definizione può guardare concretamente al cinema, trasferendo dal nastro su pellicola il materiale girato per poi proiettarlo nelle sale - ha spiegato Fichera -. Del resto, la nostra filosofia è rivolta ad un cinema forte che stia alle spalle di una televisione forte".

Una "filosofia", quella elaborata dalla Rai, che lascia un tantino perplessi, specie se si considera che altrove, in Canada per esempio, la televisione pubblica ha utilizzato le telecamere Sony ad alta definizione in prospettiva prettamente televisiva producendo una nuova serie di telefilm.

Sulla trama del film Linea di confine poco o nulla è trapelato. La protagonista di questo film, che ha in Giuseppe Rotunno il direttore della fotografia, è una donna che vive una vicenda al confine tra reale e irreale, passando da un'esistenza dolorosa ad un'altra parallela che Giulia ha sempre sognato prima della morte del marito. Accanto a Gabriel Byrne (il "Colombo" televisivo) e Sting, la Rai ha chiamato la nuova star americana Kathleen Turner, data per favorita al prossimo Oscar grazie alla sua interpretazione di «Peggy Sue got married» (Peggy Sue si è sposata), diretta da Francis Ford Coppola. Per la Rai, la trentenne Kathleen la quotazione da Oscar ce l'ha già, se è vero che ha sborsato 1.350.000 dollari (quasi 2 miliardi), più una percentuale sugli incassi, per le sue prestazioni, contro i 350.000 dollari pagati al resto del cast del film.

Distante e professionale, splendida e altera, la Turner ha concesso in tre mesi di riprese soltanto un'oretta, l'altro ieri, alla curiosità della stampa. Il piglio affabile e ... superiore. come quello di una manager di successo, la nuova diva di Hollywood si è rivelata molto diversa da quei suoi seducenti personaggi ricchi di sensualità ("Brivido caldo" e "China Blue") o dotati di una carica spregiudicata e brillante ("L'onore dei Prizzi", "Il gioiello del Nilo").

«Ho accettato la proposta di Del Monte perché Giulia appartiene a quei personaggi misteriosi che stimolano la mia immaginazione» ha spiegato l'attrice con una cortesia di maniera.

«I personaggi torbidi sono sinceramente più attraenti - ha continuato - il gioco delle intenzioni con loro è più appassionante che con le "donne per bene" di cui si sa già tutto».

Preceduta da una risata baritonale, una sua secca smentita: "Non è vero, negli Stati Uniti non mi considerano sex-symbol" ha tagliato corto la diva all'incauta insinuazione di una cronista. Poi, ha precisato che si sente più romantica che sensuale: "Mio marito, però, dice che ho una certa sensualità e che a lui piace molto".

Puntuale è arrivata la domanda sui vantaggi di una vita da diva. "La celebrità mi ha consentito di poter avvicinare senza difficoltà sceneggiatori e registi di gran nome. Ma in casa, con i miei, non mi sento una star ...".

La Turner si è, quindi, complimentata con il regista Del Monte ed ha ammesso che l'alta definizione le ha creato qualche problema: «Non mi interessa vedermi subito dopo aver girato una scena. E poi, fra una ripresa e l'altra si aspetta troppo tempo, si rischia di perdere la concentrazione.

L'attrice americana non si è fatta sfuggire l'occasione di rivelarsi "moderna e intelligente": "Mi piace interpretare personaggi forti, donne attraenti e determinate, che non siano soltanto degli accessori dei loro uomini. "Rambo", "Aliens"? Non mi interessa andare in giro con un mitra, non lo farei neanche al cinema".

L'attrice ha avuto parole di riconoscenza per i registi che l'hanno diretta, ha definito Ken Russell "un genio molto esigente", ha annunciato di aver comprato i diritti cinematografici per il libro di Robert Song "A flag far sunrise" (Una bandiera all'alba), di voler tornare a recitare a teatro e di coltivare il sogno di interpretare la parte della "Signora delle camelie". Irrinunciabile una battuta sull'Italia: "Un Paese bellissimo, ho mangiato pasta fino a stufarmi…».






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