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Vernon Vinge in real time


di Danilo Santoni


Uno degli scrittori USA più in evidenza credo sia Vernor Vinge. Lo dimostra il successo che stà avendo in America e la notorietà che si sta creando anche qui in Italia con i due libri forse più rappresentativi ("Quando scoppiò la pace" "Il mondo di Grimm") pubblicati da Urania.

Quello di Vinge sta diventando uno dei nomi più originali della Sf americana che, al di fuori delle lotte cyberpunk - umanisti, produce opere che sono scientificamente curatissime e che, narrativamente, si lasciano influenzare dai generi più vari, dall'avventura pura e semplice al giallo.

"Marooned in real time", un romanzo che si pone come seguito a "The Peace War" (l’italiano "Quando scoppiò la pace"), è uno dei libri più rappresentativi del 1986: sesto al premio Locus, decimo al ballottaggio preliminare per il premio Nebula, presente nella lista di libri raccomandati dal pool di recensori di Locus, finalista al premio Hugo. In esso Vinge riprende la tecnologia delle "Bobbles", all'interno delle quali il tempo è immobilizzato, per permettere alla propria narrazione di effettuare un viaggio (di sola andata) nel tempo, per porre i propri personaggi in una terra in cui l’umanità è misteriosamente scomparsa durante il XXIII secolo.

Un assassinio, attraverso la manomissione della strumentazione di stasi temporale e il conseguente abbandono del suo occupante nel tempo reale, scatena une serie di interrogativi e spinge il romanzo verso il genere della detective-story. Il mistero dell'uccisione si intreccia con il mistero dell'estinzione (che alcuni chiamano Singolarità) della razza umana e con le figura di Della Lu, una astronauta che ha viaggiato per 50 milioni di anni nello spazio e che si incontra con la comunità delle Bobbles.

Abbiamo chiesto a Vinge se crede che il futuro che ci aspetta possa in qualche modo essere simile a quello presentato in questa serie, e ci ha risposto come segue:

Non credo che l'invenzione centrale di queste opere (le bobbles) sia particolarmente probabile nel futuro più prossimo. D'altra parte se la razza umana dovesse sopravvivere, penso che un'era post-bellica potrebbe essere molto simile a quella descritta in "Peace War". Cioè ci sarebbe abbondanza di scienza e tecnologia a disposizione, la maggior parte delle risorse sarebbero accessibili. I nipoti dei sopravvissuti potrebbero avere un'idea ridotta dell'orrore originale.

Penso che lo sfondo anarchico-capitalista di queste opere sia tanto plausibile quanto attraente (e, fiduciosamente, si realizzerà senza nessuna catastrofe frapposta).

Con la pace, penso che il progresso incontrerà molto presto la singolarità tecnologica che Della Lu descrive in "Marooned in Real Time". Quella Singolarità pone una barriera ad una successiva estrapolazione; è la conseguenza definitiva dell'ottimismo sfrenato. In un senso puramente commerciale, da autore, sono frustrato dal fatto che l'onesta hard-Sf debba urtare contro una barriera di questo tipo. Come essere umano ho un senso di riverente timore (quasi religioso) rispetto ad essa.

D. Santoni: Ma la Sf è un mezzo per spiegare il mondo o per sfuggire ad esso?

L'escapismo rappresenta una grossa parte del fascino della Sf, quanto grande sia questa parte dipende dall'individuo (Per me circa la metà del fascino).

D'altra parte, per molti (incluso me stesso), il potere d'evasione del genere viene dalla nozione che alcune delle cose più felici nella Sf possono effettivamente accadere.

D. Santoni: E le cose più tristi? A me sembra che la Sf ha quasi ignorato tre eventi fondamentali per questo fine secolo; come il disastro dello Shuttle, l'incidente nucleare di Chernobyl e il diffondersi dell'AIDS.

Questo è vero (anche se uno dei grandi scrittori di Sf, Fred Pohl, ha scritto un libro su Chernobyl). Perché, allora, la Sf ha ignorato questi disastri? Non penso che sia perché gli scrittori di Sf sono dei fanatici tecno-ottimisti che tentano di nascondere il lato oscuro del loro amore. Tanto per cominciare, ci sono molti scrittori che cercano di trovare le possibilità più orribili. Inoltre, alcune catastrofi, come il morbo dell'AIDS, producono degli sviluppi di giorno in giorno che potrebbero rendere il racconto obsoleto già prima di raggiungere la stampa. Questo commento si applica anche alla caduta del Challenger. Quell'incidente potrebbe essere la base per alcuni racconti, come:

I) La ritirata (o eclissi) degli USA dallo spazio.

II) Una guerra generale basata su cattive interpretazioni che sorgono dall’assenza di sufficienti informazioni via satellite da una delle parti.

III) Lanci disastrosi che risultano essere conseguenza dell'azione nemica (con variazioni legate al fatto che il nemico sia terrestre o extraterrestre).

Sfortunatamente la maggior parte di queste storie sarebbe ridicolamente obsoleta nel giro di cinque anni. La maggior parte degli scrittori (e degli editor) sono più coscienti di questo problema di quanto non lo fossero in passato. Il risultato è che le storie invecchiano bene. Sfortunatamente questo significa che vediamo sempre meno storie che congetturano esattamente proprio sui problemi principali.

L’altra "serie" di Vinge conosciuta in Italia è quella che ruota intorno alla figura di Tatja Grimm ("Il mondo di Grimm", Urania 1057) e che prende le mosse da un racconto lungo apparso su Analog, Settembre 1966, col titolo "The Barbarian Princess" (decimo al ballottaggio preliminare del premio Nebula, dodicesimo al premio Locus e finalista al premio Hugo).

Il racconto sembra drammatizzare e riflettere sul mondo editoriale della Sf (un aspetto che va perso nel romanzo, almeno in quello tradotto in italiano, (rintracciabile solo nella prima parte), in quanto non credo che sia la versione integrale, dell'opera apparsa in USA che conta 320 pagine).

Oltre a questo livello "meta-editoriale" traspare nel racconto (e un po’ nel romanzo) un'aperta denuncia ad ogni forma di fanatismo che trova un fertile terreno nell'ignoranza. C'è forse da credere che ci stiamo dirigendo verso un'era in preda al fanatismo?

Se il mondo rimane vario e grosse parti di esso rimangono attaccate alla tecnologia, credo che il fanatismo troverà un ambiente meno ospitale che nelle ere precedenti.

D. Santoni: Sono dell'idea che il mondo di Tatja Grimm (nome a dir poco emblematico) attraversato dalle chiatte editrici sia una delle idee più originali e sofisticate dalla Sf. Ma quali sono secondo Vinge le forze che stanno cambiando la Sf?

Penso che la realizzazione crescente che ci stiamo avvicinando ad una singolarità tecnologica stia avendo un effetto su molti racconti. Credo che le idee in "The Engines of Creation" di Drezler avranno un effetto sulla scrittura, specialmente se combinate con la nozione che le intelligenze super-umane siano qualcosa che possiamo ottenere in un futuro relativamente vicino. In alcuni casi questo risulterà in storie che saranno molto caotiche. In altri le storie saranno strettamente focalizzate nel cercare di capire come la singolarità apparirà. In definitiva, così come sarà trasformata la nostra natura umana, così lo sarà la nostra narrativa … Ma, naturalmente, i dettagli di questo cambiamento sono al di là delle nostre attuali capacità di previsione.

D. Santoni: Attualmente Vernor Vinge fa parte della giuria che deve assegnare il Philip K. Dick Memorial Award, per il miglior romanzo di Sf/Fantasy apparso in paperback. Qual è l'influenza di Dick sulla Sf americana e quale è l'influenza dei (forse troppi) premi sugli autori?

Ammiro la produzione di Philip K. Dick, ma non mi sento capace di accertare accuratamente la sua influenza e così chiedo di sorvolare su questa parte della domanda.

Quanto alla seconda parte, credo che ognuno di noi abbia idee chiare in merito al valore dei diversi premi. Cosi la proliferazione dei premi è una cosa autoregolante. Se ce ne sono troppi, quelli meno importanti non significheranno abbastanza per chi li dà e per chi li riceve e così svaniranno. Nel frattempo mi fa piacere che una grossa varietà di storie ottenga dei riconoscimenti. All'interno del campo della narrativa di speculazione ci sono molte differenti qualità che i lettori e gli scrittori ricercano. È spiacevole vedere una storia condannata perchè non è capace di adattarsi ad un gruppo di norme, ... mentre potrebbe avere un successo ammirevole in qualche modo ortogonale. Penso che questo oggigiorno succeda meno spesso, in parte a causa della serie di premi che esiste.


Appendice


Si riportano qui di seguito gli originali inglesi dei contributi inediti dì Vernon Vinge e Ian Watson, così come sono apparsi nella parte precedente dell’articolo.



Testo di Vernon Vinge


Question: Will the future be like the one presented in your novels "The Peace War" and "Marooned in Reel Time"?

Answer: I don't think the central invention of these stories (bobbles) is especially likely in the near future. On the other hand, if the human race survived, I think a post-war era could be very much like that descibed in "Peace War". That is, there would be plenty of science and tecnology left; most resources would be accessible. The grandchildren of the survivors might have little concept of the original horror. I think the anarcho-capitalistic background of these stories is both plausible and attractive (and hopefully will come whitout any intervening catastrophe). With peace, I thinh progress will soon encounter the tecnological singualarity that Della Lu describes in "Marooned in Real Time". That singularity puts a barrier against further extrapolation; it is the ultimate conseguence of unbridled optimism. In a purely commercial, authorly sense, I am frustrated that honest hard Sf should hit such a barrier. As a human being, I have a sense of (almost religious) awe about it.

Question: Is Sf a way of explaning the world or of escaping it?

Answer: Escapism is a big part of the charm of Sf, how big a part depending on the individual (for me, it's about half of the charm) On the other hand, for many (including myself), the escapist power of the genre comes from the notion that some of the happier things in Sf might actually happen.

Question: Hasn't Sf ignored recent technological disasters, such as Chernobyl?

Answer: This is true (trought a maior Sf writer, Fred Pohl, has written a book about Chernobyl). Why, then, has Sf ignored these disaster? I don't think it is because Sf writers ara techno-optimistic fanatics, trying to cover up the dark side of their love. For one thing, there are many writers who seekout the most horrifly possibilities. For another, some catastrophes, such as the AIDS disaster, produce week-by-week developements that could render the story obsolete before it got to press. This comment also applies to Challanger crash. That accident could be the basis for a number of stories such as:

I The retreat (or eclipse) of the Usa in space.

II A major war based on miscalculations arising from the absense of sufficent satellite intelligence on one side.

III Launch disasters that turned out to the result of enemy action (with variations depending on whether the nemy was terrestrial or extra-terrestrial).

Unfortunately, most such stories will be laughably obsolete before in five years. Most writers (and editors) are more conscious of this problem than they were in the past. The result is stories that "age" well. Unfortunately, this means that we see fewer stories that guess exactly right about some major issue.

Question: Are we entering an era of great fanaticism?

Answer: If the world remains diverse and large parts of it hold on to technology, I suspect thal fanaticis will find on environment less hospilable than in earlier eras.

Question: What are forces that are changing Sf?

Answer: I think that the increasing realization that we are approaching a technological singularity is having an effect on many stories. I believe that the ideas in Drezler's "The Engines of Creation" will have an effect on writing, especially when combined with the notion that superhuman intelligences are something we can make in the relatively near future. In some cases this will result in stories that are very chaotic. In other cases, the stories will be narrowly focused on trying to understand how the singularity will look. Ultimately, as our human nature is transformed, so will be our fiction ... but of course, the details of that change are beyond our present abilities to foresee.

Question: What is the influence of Philip K. Dick on American Sf and what is the influence of (perhaps too many) awards, on the authors?

Answer: I admire the writing of Philip K. Dick, but I do not feel able to accurale1y assess its influence, and so beg to pass on that part of the question.

As for the second part: I think that we each have clear idea about the value of the different awards. Thus, the proliferation of awards is a self-regulating thing. If there are too many, the lesser one will not mean enough to the givers and receivers, and so will fade away. In the neartime, I am pleased that a wide variety of stories are getting recognition. Whitin the field of speculative fiction, there are many different qualities that readers and writers seek. It’s disappointing to see a story condemned because it fails to meet one set of criteria ... when it may succeed admirably in some orthogonal way. I think this happens less of ten nowadays, partly because of the range of award that esist.






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