Jennifer contro Fassbender: una lotta per salvare il mondo
di Maurizio Porro
Singer (nel senso di Bryan, veterano del genere) in X-Men: apocalisse si fa una domanda degna di Singer (nel senso di Isaac Bashevis): la natura di Dio, il perché del soffrire, il peccato di aver creato l'Uomo violento, figurati i Mutanti. Ma c'è Apocalisse, invincibile e immortale, creatore e distruttore liberato dal sepolcro egizio nel 3600 a.C. nell'inizio che ricalca La regina delle Piramidi di Hawks.
Furioso per la perdita di potere, raduna fedeli mutanti, Cavalieri dell'Apocalisse, fra cui il doloroso ritorno di Magneto (Mìchael Fassbender) e tre new entry (Psylocke, Tempesta, Angelo) per sconfiggere l'umanità (reaganiana) del 1983 con i suoi falsi idoli, economici e nucleari, creando un nuovo ordine. Per frenarlo, gli X-Men moderati, la blue Raven (Jennifer Lawrence, avvezza alle apocalissi mediatiche di Hunger games), il prof. X (James McAvoy), Mystica, in un interminabile scontro di 143': crepe, fuoco, fiamme.
Singer, per la quarta volta fra gli X-Men Marvel, non si bea solo del digital ma chiede lumi sulla natura divina e umana, addensa nubi sul fumetto e si lascia sfuggire la battuta brechtiana di Galileo: (infelice la terra che ha ancora bisogno di eroi. Oscar Isaac (Star wars) ci esorta alla sospensione della incredulità e della riconoscibilità, frutto di una truccatura che rientra nei 250 milioni di dollari di spesa.
Singer gioca con il fantastico, aprendo scenari impressionanti di Tempo e Spazio, tenendo anche sull'agenda un appunto sui moltissimi mutanti di oggi.
Voto: 7
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