Il diavolo non si doma
di Italo Moscati
Questo romanzo di Bulgakov costituisce per la sua impetuosa e affascinante scrittura una forte tentazione per la gente di spettacolo, all'estero e qui da noi. Anche Federico Fellini ci aveva pensato, accantonando poi per sempre il difficile progetto.
Ci provano adesso gli attori del Gruppo della Rocca che da qualche anno collaborano con il giovane De Monticelli per spettacoli ambiziosi, com’è accaduto ad esempio con Joseph K. fu Prometeo in cui si mescolavano testi di Kafka e di Eschilo.
Il romanzo è carico di suggestioni e di possibilità teatrali, fra grottesco e teso lirismo. Nella Mosca rivoluzionata, anzi alle prese con i grossi problemi di assestamento e di riorganizzazione, arriva il Diavolo con i suoi assistenti e scopre una realtà affollata di personaggi più o meno mediocri affezionati al potere piccolo o grande che sia, mentre è in corso una vicenda amorosa fra il Maestro (che strizza l'occhio alle vicissitudini dello stesso Bulgakov, non ben visto dalle autorità) e la giovane Margherita, la quale accetta di partecipare a un sabba pur di ricongiungersi con l'amato chiuso in manicomio a causa di un suo romanzo su Ponzio Pilato.
Il materiale letterario è condensato e montato scenicamente da De Monticelli intorno e dentro una sorta di larga ruota metallica che diventa un cilindro di prestigiatore, da cui affiorano e in cui scompaiono le diverse sequenze dello spettacolo. C'è una disinvolta abilità da parte del regista e degli attori nel far fruttare il cilindro e nel cavarne molte sorprese.
La macchina, insomma, funziona nonostante l'imbarazzo evidente di dare corpo a pagine che non si lasciano agevolmente disciplinare e il cui significato si stempera, addirittura si vanifica. È un esempio di teatro culturale che resiste all'ondata della piacevolezza e del qualunquismo che sta invadendo i nostri palcoscenici. Ma è condizionato da una certa artificiosità che, malgrado le buone intenzioni, non diventa risultato netto, riconoscibile, efficace al di là del pretesto appunto culturale che offre. Gli attori, compreso lo stesso De Monticelli (che è molto spiritoso), sono ben affiatati e i migliori comunque saltano fuori: Dorotea Aslandis, Mario Mariani, Giorgio Lanza e Ireneo Petruzzi. Appuntamento alla prossima lezioncina.
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