Amy Adams tra gli alieni: un film contro la paura
di Stefania Ulivi
Decrittare il linguaggio degli alieni? Una passeggiata per Amy Adams. Il vero scoglio, rivela, è stato il mandarino che il suo personaggio, la linguista Louise Banks, si trova a parlare in una scena di Arrival, il film di fantascienza con cui Denis Villeneuve (La donna che canta, Sicario) è in concorso al Lido. «Avevo due settimane di tempo per imparare quattro battute. Con troppa superficialità, fidandomi della mia esperienza d'attrice, ho contato di farcela. Invece è una lingua. così piena di sfumature, inafferrabile, e al momento di girare non ero pronta, mi sono fatta prendere dal panico, non ricordavo più nulla», racconta l'attrice che oggi sarà nuovamente al centro della scena con un altro titolo in gara, l'atteso Nocturnal Animals di Tom Ford.
Al contrario, in Arrival (uscirà per Warner il 24 novembre) la sua Louise sembra essere l'unica a mantenere i nervi saldi di fronte all'isteria planetaria causata dall'apparizione, dalla Russia agli Emirati Arabi, dalla Cina agli Usa, di dodici navicelle extraterrestri. Enormi ciottoli neri sospesi - ispirati all'asteroide Eunomia, ha spiegato il regista canadese che qui a Venezia arriverà solo nei prossimi giorni, quando potrà abbandonare il set del sequel di Blade Runner che sta girando in Ungheria con Ryan Gosling - guidati da esseri misteriosi, gli eptapodi, con cui la studiosa è incaricata, dal governo Usa, di stabilire una comunicazione. È una donna che non ha più nulla da perdere: la perdita della figlia Hanna a causa di una rara forma di tumore l'ha segnata. A Amy Adams è bastato dare un'occhiata alla sceneggiatura (liberamente tratta dal racconto Story of your life di Ted Chiang) per accettare. «Louise mi ha conquistata sin dall'inizio: vediamo scorrere il suo passato drammatico e capiamo l'umanità che ha dentro e la spinta verso la comprensione degli altri» spiega. «È un'eroina del dialogo in una situazione in cui c'è invece chi vorrebbe scatenare una guerra dall'esito incerto».
Non lo considera un film di fantascienza. «Il tema di base è la volontà di capire come antidoto alla paura dell'altro. Louise cerca l'umanità di questi esseri. Lei è una scienziata geniale, simile a tante donne che cercano un equilibrio, un senso alla loro vita». Con Villenueve racconta di essersi intesa alla perfezione. Un po’ un alieno lo è anche lui, canadese del Québec, a suo agio tra gli studios hollywoodiani con un'opera di fantascienza su generis «Più un film sui ponti che sui muri», ha spiegato). In cui trasforma il supereroe Jeremy Renner in pacato scienziato impegnato a fare calcoli. E dove al posto delle distruzioni apocalittiche mette teorie antropologiche e linguistiche e riflessioni sul tempo.
Cosa succederebbe se sapeste che voi o i vostri cari stanno per morire? Vorreste conoscere il futuro in anticipo? «Sono la regina dell'ansia, conoscere il mio destino non credo mi calmerebbe neppure se fosse tutto positivo - risponde Adams -. Ma il film ci dice che l'importante è vivere, apprezzare ogni momento».
[ Indietro ]
Articoli per film Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (280 letture) |